Aversa, il Comune e i condomini di viale Olimpico perdono la battaglia contro Tre Farine: regolamento comunale obsoleto, in contrasto con il progresso tecnologico. Consiglio di Stato dà ragione alla società proprietaria del locale
Il Consiglio di Stato ha annullato una sentenza del Tar Campania con la quale si dava ragione al Comune di Aversa, sollecitati da alcuni condomini, che con un provvedimento aveva imposto al locale Tre Farine di canalizzare i fumi delle cucine in canne fumarie, secondo il regolamento comunale. Il Tribunale amministrativo regionale aveva inizialmente respinto il ricorso dell’azienda dando ragione al Comune e quindi ai condomini. La società titolare di Tre Farine ha quindi presentato un ricorso al Consiglio di Stato che ha valutato – anche sulla base di relazioni tecniche dell’Arpac – la questione tecnico – olfattiva ribaltando completamente la decisione di primo grado e dando torto al Comune e ai condomini del lussuoso palazzo di viale Olimpico dove nei locali sottostanti è ubicato il Ristorante pizzeria. I legali della società, (avvocati Luigi Ricciardelli e Ciro Foglia di Caserta) avevano sostenuto che le emissioni prodotte non fossero considerate inquinanti rilevanti secondo le normative vigenti. Inoltre, avevano sottolineato che la questione della tollerabilità delle immissioni odorigene dovrebbe essere risolta dalla giurisdizione del giudice ordinario e che la prova del superamento del limite di tollerabilità dovrebbe essere fornita da chi lo afferma. Il Consiglio di Stato ha accolto cosi l’appello dell’azienda, annullando il provvedimento del Comune. Di conseguenza, l’azienda è autorizzata a continuare la sua attività senza dover installare canne fumarie. Nel locale è installato infatti un sistema tecnologico di ultima generazione utilizzato dal locale. La proprietà di Tre Farine aveva chiesto l’annullamento dell’applicazione dell’articolo 30 del Regolamento Edilizio Comunale ritenuta obsoleta (1974) invocato per ostacolare l’attività di ristorazione aperta nel 2018 nel prestigioso edificio nei cui locali, a quanto pare, si prevedeva la presenza di un istituto di credito. Un regolamento che stride con i progressi tecnologici oramai avanzati nel settore della ristorazione.