LANCIANO (Ch) «Sono stata rapita da due uomini incappucciati che hanno tentato di uccidermi. Parlavano italiano ma non li avevo mai visti prima». Sentita per oltre sette ore dagli inquirenti nel commissariato di Lanciano, Milena Santirocco, 54enne insegnante di danza e di fitness scomparsa il 28 aprile sulla costa teatina di Torino di Sangro e riemersa sabato sera a Castel Volturno nel Casertano, ha confermato per filo e per segno i dettagli drammatici della sua odissea dopo essersi liberata dei due aguzzini. Parole ripetute nel pomeriggio all’avvocato di fiducia, Antonio Cozza, che con l’associazione Penelope presieduta in Abruzzo da Alessia Natali, ha attivato un ombrello protettivo sulla donna. Milena, apparsa provata, ha riabbracciato i figli Denis e Manuel, la sorella Sonia e i genitori nella casa di famiglia nella campagna del capoluogo frentano. Hanno sempre avuto fiducia in lei e mai hanno creduto, durante i sette giorni di ricerche, che potesse aver deciso di farla finita o che si fosse allontanata per scelta. Per un po’ non potrà tornare nella sua abitazione di via Genova a Lanciano, posta sotto sequestro per ragioni investigative così come i due garage nella stessa palazzina. «Un atto dovuto» dirà l’avvocato Cozza.
IL FASCICOLO
«Sequestro di persona è l’accusa a carico di ignoti» formulata dalla procura di Vasto. Lo ha confermato il sostituto procuratore, Silvia Di Nunzio, che coordina l’inchiesta, affiancata ieri dal vice questore Miriam D’Anastasio e dal commissario Antonio Nucci ed ancora dalla dirigente della Mobile di Chieti, Nicoletta Giuliante, e dirigenti di polizia della Campania nel faccia a faccia con Santirocco. «Posso solo dire che Milena è stata ritrovata a Castel Volturno e sta bene, ora sarà riportata dai suoi familiari» le parole del pm dopo le sette ore di confronto in commissariato. Milena è stata fatta uscire con un’auto civetta della polizia, al riparo da fotografi e giornalisti. La sua versione dei fatti ha per ora lasciato integri i punti fondanti del fascicolo, a cominciare dall’ipotesi di reato. Ma sulla ricostruzione del rapimento e del tentato omicidio si apre ora la ricerca dei riscontri. Un lavoro impegnativo per la procura vastese e per il commissariato di Lanciano chiamati a dare risposta ai punti oscuri della vicenda che non sono pochi e che, forse, rivelano malcelate perplessità da parte degli investigatori. Dice molto, in tal senso, la dichiarazione dal questore di Chieti, Aurelio Montaruli: «Qui non ci sono banditi che vanno in giro a rapire persone». Parole necessarie a rassicurare la popolazione, sufficienti però – questa l’impressione – a far pensare che il racconto della donna non sia stato ritenuto del tutto convincente.
LA STORIA
Domenica 28 aprile Milena – con un matrimonio finito alle spalle e un’altra relazione chiusa di recente – era andata sulla spiaggia di Torino di Sangro per una passeggiata. Intorno alle 15,30 ha scattato foto e le ha diffuse su whatsapp, poi è stata inghiottita in un buco nero, sparendo nel nulla. Muto il cellulare, disattivato il profilo Facebook. «Non era la prima volta che si staccava dai social» ha detto il figlio Manuel. Partito l’allarme per la scomparsa, si è attivata una straordinaria macchina dei soccorsi coordinata dal prefetto di Chieti, Mario Della Cioppa: mobilitati guardia costiera, vigili del fuoco, protezione civile e sommozzatori della finanza, oltre a carabinieri e polizia, associazioni con cani molecolari. Di Milena, però, nessuna traccia. Ritrovata invece la sua Renault Clio grigia, abbandonata nelle vicinanze con una gomma bucata. Ricerche vane fino a sabato sera, quando è arrivata la notizia che ha fatto gridare al miracolo: «Milena è viva, sta bene». La donna è ricomparsa alle 22,15 in un bar di Castel Volturno, agitata e bagnata, con ferite ai polsi. Ha raccontato di essere stata rapita dai due uomini che, dopo averla portata nel Casertano, avrebbero tentato di affogarla in uno stagno. Credendola morta, i due si sono allontanati. Con la forza della disperazione Milena Santirocco si è ripresa, è riuscita a liberarsi e a trovare soccorso in quel bar.
FONTE: Agenzia Ansa / Paolo Vercesi