*Il fascismo farlocco*

di Vincenzo D’Anna*

Parlare di una dottrina dello Stato a quasi un secolo di distanza dalla sua cancellazione, rappresenta, già di per sé, un affare che dovrebbe interessare solo gli storici. E tuttavia, per quanto riguarda il fascismo, prodotto tipicamente italiano, quel momento non pare essere ancora arrivato. Stiamo parlando di un regime liberticida, elevato a fenomeno imperituro, valutato come elemento pernicioso e ripetibile in ogni circostanza. Ad alimentare, quasi ogni giorno, questo singolare convincimento, non sono né gli storici, né i sociologi, bensì taluni politici, segnatamente quelli che invece di pentirsi apertamente del proprio passato di comunisti militanti, utilizzano l’arma dell’antifascismo come una perdurante necessità politica. Insomma, stiamo parlando di gente che ha creduto nel marxismo e nello Stato padre e padrone, quello che massifica gli individui e li assoggetta ad una forzosa uguaglianza, vincolandola ad un governo nemico delle libertà, edificato in nome del divenire di una società perfetta ed immanente. Gente convinta che l’uguaglianza sia un sinonimo di giustizia e non il suo contrario, eliminando, in tal modo, il diritto di ciascun individuo di potersi procurare la propria felicità, fino a conferire a ciascuno una vita scandita e programmata ai sensi della “programmazione statale”. Il tutto solo (o anche) per impedire al fascismo di continuare ad attecchire e governare. Così come la difesa ad oltranza di una carta costituzionale ormai anacronistica e lacunosa, nella sua sua seconda parte: quella delle istituzioni politiche e statali. Un atteggiamento scaturito dalla considerazione che essa sia intrinsecamente anti-fascista e pertanto, proprio per questo, immodificabile. Insomma, volendo riepilogare: mentre il comunismo è ritenuto un mero tentativo fallito di edificare il sommo bene, un fatto ormai estinto, il fascismo rappresenta, invece, il male storico per eccellenza. Un male che, come storicamente immutabile, può sempre riemergere. Non a caso ogni qualvolta la Sinistra entra in crisi, puntualmente dopo aver perso le elezioni, eccola rispolverare il fantasma del “Uomo forte” che va bene per tutte le stagioni. Sia ben chiaro: qui si critica l’espediente utilizzato non certo l’esecrazione di un ventennio rivelatosi, alla fine, un’immane tragedia per il popolo italiano, ma che lo si utilizzi come spauracchio, ebbene no: questa è una formula puramente levantina!! Se volessimo però identificare con la genericità del termine “fascismo” tutte le forme di regime illiberale, la negazione dei diritti naturali ed inviolabili dei cittadini e quelli che provengono dal diritto positivo, ossia dalle leggi; se volessimo identificare come “fascismo” la manipolazione del consenso, l’oppressione degli oppositori al governo e della libera stampa, delle garanzie democratiche in genere, allora dovremmo allocare tale termine in ben altre parti del mondo. Ed è proprio la mancata “collocazione” del fascismo nella Russia di Putin, in quei paesi sopravvissuti al marxismo leninismo come la Corea del Nord e la Cina, o laddove imperano le teocrazie arabo musulmane ed i tanti governi autoritari cosiddetti a “democrazia popolare”, che rappresenta un altro trucco falsificatore che oggi attecchisce in Italia. Intendiamoci: qui non si tratta di un fatto nominalistico. Non si tratta, insomma, di utilizzare il termine fascismo per descrivere il comunismo o le altre forme dittatoriali, ma di un fatto sostanziale. Cambiare il nome alle cose significa infatti cambiare le cose stesse. Quando chiedevano a Giuseppe Prezzolini, grande intellettuale della Destra conservatrice, se fosse mai stato fascista, egli rigettava quel termine declinando una cultura certo borghese ma mai fascista e violenta. Che poi molti borghesi siano stati fascisti questo è un fatto contingente alle loro scelte, libere o acquiescenti che queste fossero. Il Manifesto dei Conservatori, l’opera più bella di Prezzolini, indicava i requisiti e le aspirazioni dei borghesi ponendo però la libertà al centro di tutte le prerogative auspicate. Ne deriva pertanto che confondere la destra ed i suoi corollari come il liberalismo, il mercato di concorrenza e lo Stato autorevole (e minimo) con il fascismo diventa il più grande imbroglio ordito della sinistra in Italia!! Un espediente per criminalizzare il capitalismo, la scelta delle alleanze occidentali, la NATO stessa, ed ogni altra forma che confligga con i propositi e le mire dei socialisti e degli statalisti, bollando quei valori con il marchio dell’infamia. Se oggi in Italia ed in Europa la confusione politica é forte ed i giovani stessi protestano contro l’Occidente, pronti a difendere i regimi violenti e confessionali nonché assimilare il terrorismo ad una lotta di liberazione, ebbene tutto questo è da addebitare proprio a tali manipolazioni storiche e politiche. Un esempio : L’Ungheria del “fascista”, per antonomasia, Viktor Orban, non invia armi all’Ucraina, commercia con Putin e accoglie il leader cinese XI Pin nel mentre, nelle Università statali, Mahmud Ahmadinejad, leader Iraniano, ha la piena libertà di relazionare sulla distruzione e cancellazione di Israele. In Italia, invece, al Ministro Roccella la stessa possibilità viene negata da presunti antifascisti . Eccolo il vero fascismo farlocco!!

*già parlamentare