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Inchiesta Toti, l’uomo del clan: “Per lavorare qui si parla con Ciani”

WATERFRONT – Il ruolo del consigliere totiano. ’Ndrangheta. Mamone, vicino alla cosca Gullace: “Mimmo mi ha sempre dato quello che voglio”

DI VINCENZO BISBIGLIA E VINCENZO IURILLO

11 MAGGIO 2024

La conversazione, intercettata, è finita agli atti dell’inchiesta che martedì ha portato ai domiciliari per corruzione, tra gli altri, il governatore della Liguria, Giovanni Toti, il suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani, e l’imprenditore Aldo Spinelli e, in carcere, l’ex manager portuale Paolo Emilio Signorini. All’interno dell’indagine sul “sistema Liguria”, i pm della Procura di Genova hanno trovato anche aderenze e collegamenti con Cosa Nostra e la ’ndrangheta (che però non riguardano Toti, Cozzani, Signorini e Spinelli).

Tra gli indagati per “reati connessi ad attività mafiose” c’è proprio Ciani. Di lui, conversando il 1° marzo 2021 con due imprenditori siciliani – Filippo e Francesco Ania – Mamone dice candidamente: “Siamo amici Cianci con me, amici amici eh”, e ancora: “Io con Mimmo vi posso dire che… per me… potete dire che è un fanfarone… a me m’ha da… tutto quello che voglio mi dà”. Non solo. Sempre Mamone: “Se io vado da Cianci e ci dico ‘Cianci io voglio fare dei lavori qui…’ me ne dà quanto ne voglio, ve lo dico, ve lo dico io che me ne dà quanto ne voglio”. Poi chiude: “Io l’ho aiutato… l’ho aiutato anche nelle elezioni, io l’ho aiutato…”. Luigi Mamone, secondo gli investigatori, si recò nello studio di Cianci almeno una volta, il 26 novembre 2020. Mamone, poi deceduto il 28 maggio 2021, per i pm non era un personaggio di secondo piano nel rapporto tra l’imprenditoria ligure e le cosche. In particolare, dal 2002, nei rapporti della Dia – riporta il gip dell’ordinanza di custodia cautelare – i Mamone (di cui Luigi era il capostipite) vengono indicati come “una delle famiglie che riciclano i soldi di Carmelo Gullace e legate ai Gullace-Raso-Albanese di Cittanova (Reggio Calabria)”, loro città di provenienza. E ai pm risulta che proprio Carmelo Gullace, ritenuto insieme alla moglie Giulia Fazzari, figura apicale della cosca calabrese, è stato padrino di battesimo di Ginevra Mamone, classe 1993, nipote proprio del capostipite Luigi.

Che Cianci avesse contatti con “i calabresi” era una vox populi diffusa a Genova. Pure tra i gemelli Italo Maurizio e Arturo Angelo Testa, anche loro arrestati con l’accusa di aver portato voti a Giovanni Toti attingendo dagli infiltrati di Cosa Nostra nella comunità riesina ligure. Il 18 settembre 2021 dice Maurizio Testa: “Danno questo Cianci off-sider (presumibilmente intendendo outsider, ndr) ha detto che farà l’enplein a Chiavari (…) m’hanno detto che tanti calabresi, tante cose, lo stanno appoiann’ di brutto… (…) i calabresi sono forti”. Certo, qualcuno potrebbe non essere stato accontentato. Il 23 aprile 2021, Cianci riceve la telefonata di Carmelo Griffo, indiziato dalla Procura di Genova di appartenere alla cosca di ’ndrangheta Tratraculo di Petronà (Cosenza). Griffo è ritenuto dai pm genovesi fiancheggiatore di Paolo Nucera, boss della cosca egemone a Lavagna, e il 2 marzo 2000 fu arrestato con altri in possesso di un borsone contenente un fucile semiautomatico calibro 12 a canne mozze. Quel 23 aprile, Griffo è su tutte le furie. Chiama Cianci e gli urla la sua rabbia: “Io mi sono impegnato con lei… e parecchio, io non so manco se l’ha perse o vinte le elezioni però… (…) I venti voti te li ho… te li ho fatti avere”. Cianci è imbarazzato, teme di essere intercettato: “Buongiorno… ma noi ci conosciamo? (…) sta sentendo, la Procura sta sentendo la telefonata”. E Griffo: “Io sono venuto nel tuo ufficio e m’hai promesso, m’hai promesso che mi facevi… m’hai promesso che…”. Cianci replica: “Chi? Chi?… ma chi? quando mai? io non ho mai…”. Alla fine Griffo esplode: “Ma lei è un pagliaccio, ha capito? (…) Pagliaccio di merda!”.

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