GENOVA
Toti, inizia il repulisti del cerchio magico: fuori i comunicatori
IN REGIONE – Cambi all’ufficio stampa: ferie forzate per portavoce e vice, via lo spin doctor
31 MAGGIO 2024
Gli alleati gli hanno manifestato solidarietà. Chi più, chi meno. Ma in politica si sa quanto valgono queste dichiarazioni e quanto in fretta il vento possa cambiare. Giovanni Toti ha lasciato intendere di non aver nessuna intenzione di dimettersi. Da qualche giorno però qualcosa si sta muovendo nei palazzi della Regione Liguria: epurazioni, ferie forzate, dimissioni, sostituzioni. A farne le spese è il cerchio magico totiano, una macchina che per almeno un paio di settimane ha continuato a funzionare, come animata da un riflesso pavloviano.Di Toti – presidente sospeso, ai domiciliari e impossibilitato a comunicare con l’esterno – sono filtrati umori e strategie, messaggi politici e dettagli della sua vita quotidiana. Due addette stampa lo hanno scortato in tribunale nel giorno dell’interrogatorio di garanzia. Al Salone del Libro di Torino, evento a cui la Regione Liguria doveva originariamente presentare 500 eventi, è andata a metterci la faccia la sua portavoce, Jessica Nicolini, visto che il reggente, il vicepresidente leghista Alessandro Piana, non aveva nessuna intenzione di farlo. C’è poi lo strano caso della memoria difensiva divulgata sui media mezzora prima della fine dell’interrogatorio: un documento politico-mediatico, più che giuridico, in cui Toti ha rivendicato politicamente ciò che gli viene contestato su un piano penale. Un manifesto pieno di allusioni ad alleati e oppositori, con echi quasi craxiani nel chiamare tutti in causa. L’apparato, insomma, ha continuato a lavorare pure senza il suo capo.
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La svolta però è cominciata con il ritorno in sella del segretario Pietro Paolo Giampellegrini, messo da parte nel 2021 dopo che il suo nome era finito in pasto ai giornali per il sospetto di aver saltato la fila per un vaccino anti Covid. Non è un mistero che Giampellegrini, totiano della prima ora, non sia particolarmente amato dall’entourage che accompagnava il governatore nella sua fase politica più matura. E i suoi primi provvedimenti, giustificati dalla necessità di tutelare l’ente, hanno il sapore di una resa dei conti. Il primo baluardo a saltare è stato il vertice dell’onnipresente comunicazione totiana: la portavoce Jessica Nicolini e la vice Paola Balsomini, messe in ferie forzate, senza badge e codici aziendali. Un provvedimento che si accompagna alla “scomparsa” dello spin doctor Marco Pogliani. Nicolini è funzionaria regionale e capo dell’ufficio stampa, in aspettativa perché applicata come portavoce del presidente, incarico da 9.408 euro lordi mensili, oltre a 10 mila euro di compensi variabili. Uno degli stipendi più importanti di un carrozzone che, fermandosi al solo staff totiano, è arrivato a contare quasi 40 effettivi ufficiali (a cui vanno aggiunti distacchi di altre società, come Liguria digitale), che l’opposizione nel 2020 aveva quantificato per difetto in 1,5 milioni di euro di costo.
Il risiko degli ultimi giorni ha portato altre sorprese. Due giorni fa la Regione Liguria ha annunciato la nomina di una nuova responsabile dell’ufficio stampa (il posto lasciato da Nicolini), Patrizia Cavanna. Nicolini è stata poi privata anche delle deleghe alla Cultura, che da qualche mese l’avevano trasformata in un assessore-ombra, data per certa fra i candidati alle prossime Regionali. La commistione di ruoli, portavoce di Toti e manager delle politiche culturali (con relativo portafoglio), era già stato duramente attaccato dal consigliere Pd Luca Garibaldi, che ne aveva denunciato il conflitto di interessi. L’ultimo tassello si è aggiunto ieri, con le dimissioni da capo di gabinetto di Matteo Cozzani (incarico da 10 mila euro lordi al mese), anche lui arrestato nell’inchiesta per corruzione. Forse il passaggio più simbolico, visto che Cozzani aveva assunto un ruolo fino a quel momento svolto da Giampellegrini. Ufficialmente, si tratta solo di avvicendamenti tecnici. Ma nell’ombra cresce il nervosismo. Martedì approda in consiglio regionale la sfiducia al governatore, promossa dall’opposizione. E soprattutto il 9 giugno si vota per le Europee. Il vero spartiacque per capire quanto è solido l’arrocco di Toti. Senza le sue dimissioni, è difficile che arrivi una revoca dei domiciliari in tempi brevi. Ma con quella misura, non può governare. Per Toti, il destino giudiziario e quello politico sono la stessa cosa. Per gli alleati, invece, non è detto che questo binomio duri per sempre.