*Terremoto & parolacce* di Vincenzo D’Anna*

La Storia è il luogo delle necessità, ossia di tutto quello che fatalmente accade al genere umano. Per lo Storico Eduard Meyer il suo compito consiste “nell’esposizione di processi che un tempo hanno fatto parte del mondo reale”. Per questo “essa non può mai riuscire a liberarsi dell’infinita molteplicità del particolare, che si chiamano fatti” Ora, se la classe politica che oggi amministra il Belpaese fosse in possesso di un decente grado di acculturazione, non commetterebbe l’errore di trasformare tale disciplina in una sorta di filosofia, nel vano tentativo di poterla manipolare ed interpretare in base alle convenienze del momento, prescindendo dalle circostanze reali che l’hanno costituita. Sembra questo il caso che ben si attaglia al vulcanico presidente della giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, le cui personali opinioni spesso ignorano la storia degli accadimenti pregressi, sovente vengono condite con battute sarcastiche ed ironiche trasformandosi in affabulazioni che suscitano finanche la simpatia in quanti le ascoltano. Tuttavia chi non la beve facilmente va oltre le “boutade” ed i colpi verbali ad effetto che hanno cucito addosso all’ex sindaco di Salerno il personaggio dello “sceriffo”, l’uomo intemerato che denuncia, affronta e risolve le questioni che altri hanno lasciato in eredità per incapacità oppure per incuria. La Storia, come detto in premessa, non tiene conto delle effervescenze verbali e delle narrazioni aggiornate fondate solamente sulle responsabilità degli altri. I fatti nel loro determinismo temporale fanno capo (anche) a don Vincenzo, nonostante la coppola storta che gli cinge il capo alla maniera di quegli “scugnizzi” rappresentati nelle opere di Raffaele Viviani oppure dipinti dagli impressionisti della scuola pittorica di Posillipo. Anche il lessico del governatore è colorito e certe volte sconfina nel volgare e nel personale, indice di un egocentrismo che non ammette né dubbi, né repliche. Non a caso le “sparate” deluchiane vengono per il tramite di un emittente privata salernitana in cui non esiste contraddittorio. Insomma: siamo quasi all’ipse dixit di aristotelica memoria, segno distintivo di una loquela auto referenziale ed iperbolica che non si abbevera mai al dubbio. La Storia, quella dei fatti, purtroppo narra cose ben diverse. Molte sono state le affermazioni categoriche del Governatore : diventeremo i primi in Italia per quanto concerne la gestione del Servizio Sanitario Regionale, aboliremo ogni pratica partigiana e clientelare; l’ambiente sarà finalmente tutelato e disinquinato a cominciare da quei litorali flegreo e domitio che sono due fogne a cielo aperto, devastate dall’urbanizzazione. E poi: avremo una legge regionale che inibirà il triste retaggio del più grande abusivismo edilizio nazionale; vedremo risanate le partecipate territoriali, fonte di sprechi e di sperperi che mai più saranno occupate dai trombati e dagli amici degli amici. Ed infine: i trasporti saranno resi efficienti, la mastodontica burocrazia si vedrà ridotta e posta in mano ai più esperti senza distinzione di colore politico (un esercito di circa tredicimila dipendenti, superiore finanche a quello degli addetti della Lombardia che conta circa il doppio dei cittadini residenti rispetto alla Campania). Si potrebbe continuare ancora con i tanti proclami sbandierati da De Luca nel frattempo sviliti, scomparsi nel nulla delle parole. Il piglio, d’altronde, è quello dei migliori oltre che categorico, come accadde quattro anni fa con i carabinieri muniti di lanciafiamme, per far recedere coloro i quali non osservavano il lockdown durante il Covid. Un periodo infame, quest’ultimo, ma che servì a dare un ulteriore proscenio al mattatore di Ruvo del Monte, che, grazie a tale opportunità, riusci a recupare ampiamente nei sondaggi elettorali che pure, fino a quel momento, lo davano drammaticamente indietro. In un soggetto così strutturato mentalmente non può mancare la dichiarata intransigenza morale, invocata ad ogni piè sospinto, ma vanamente identificata nei vari scandali che pure hanno colpito persone del suo entourage. Persone, ovviamente, subito disconosciute dal loro dante causa!! Niente politica politicante – a chiacchiere – però, nel frattempo, la scelta di manager e dirigenti posti ai vertici regionali, viene fatta con il certificato di nascita o di residenza made in Salerno e provincia. Ma questo non basta! Non mancano infatti gli epiteti al colorito linguaggio, onde per cui gli oppositori personali di De Luca, ritenuti tali perché il governatore è sostanzialmente un apolide che sconfessa innanzitutto i dirigenti del suo stesso partito (il Pd), vengono fatti segno di volgari considerazioni. L’ultima è stata proferita nel corso della “marcia su Roma” con i sindaci amici per sollecitare l’esborso dei fondi di coesione da parte del governo. Fondi promessi e disseminati su di una miriade di piccole opere che i suoi consiglieri regionali spandono sul territorio per infoltire la propria rete di consensi. E che dire della…”stronza”, oltre che fascista, un appellativo lapidario rivolto al premier Meloni, che a Caivano gli ha reso la pariglia presentandosi come tale a
all’inquilino di Palazzo S.Lucia. Infine l’ultima trovata dello sceriffo: la mobilitazione che il novello Masaniello ha invocato per porre riparo ed aiuto ai puteolani costretti a fare i conti con il bradisisma. Chi abbia omesso di vincolare quelle zone all’inedificabilità la Storia lo ricorda come un fatto e De Luca viene certo annoverato tra i responsabili dopo aver gestito per quasi un decennio i piani urbanistici regionali. Or lancia allarmi e si agita in cerca di visibilità. Ma il terremoto non si blocca con le chiacchiere e la politica non la so fa con i proclami e le parolacce!!

*già parlamentare