Mance di Enrico Franceschini la Repubblica

Londra. Lo si potrebbe definire un Don Chisciotte della mancia. Non la Mancia con l’iniziale maiuscola, teatro del celebre romanzo. Ma quella, più modesta, con la minuscola, elargita a camerieri e baristi nei ristoranti e nei caffè di tutto il mondo. La battaglia ingaggiata dal signor Robert Calver, un avventore di fast-food del Michigan che ha postato un video su TikTok contro la cosiddetta “ricompensa facoltativa”, ha avuto più di un milione e mezzo di visualizzazioni. E migliaia di utenti gli hanno scritto messaggi sul social per ringraziarlo del fatto che si è ribellato a pagare la tip, come si chiama in inglese, quando viene servito al banco in un fast food e non al tavolo imbandito dal cameriere in livrea.

Chissà se la campagna di mister Calver avrà lo stesso esito delle cariche dell’eroe di Cervantes contro i mulini a vento, specie negli Stati Uniti dove la mancia è un obbligo, o se segnerà l’inizio di una rivoluzione.

In America chi serve in tavola è notoriamente sottopagato. Nella maggior parte dei casi, il servizio non viene inserito nel conto, per cui non dare la mancia equivale a farsi uno sconto da soli: se non è come derubare il locale, significa privare il cameriere del proprio salario. Farsi servire gratis, insomma. Il problema è che negli Usa, in particolare nelle grandi città come New York, un pranzo o cena al ristorante, ma anche in pizzeria, e perfino al coffee- shop per un cappuccino e un cornetto, hanno costi talmente esorbitanti che, aggiunto il 20-25 per cento della mancia, i clienti si sentono depredati. Non c’è bisogno di andare in un ristorante stellato per spendere 100 e più dollari a testa per mangiare.

Perciò da qualche tempo la gente se la prende sempre di più con le mance, anche se forse dovrebbe prendersela con il costo della vita. A gettare benzina sul fuoco della polemica contribuisce un altro fattore: il pagamento elettronico con carta di credito o bancomat su un Pos (acronimo di Point of Sale ) già predisposto, sul quale sono indicate le varie percentuali della mancia, dal minimo al massimo, per cui non è più il cliente a calcolare quanto vuole eventualmente lasciare, in base alla qualità del servizio e magari al proprio reddito, bensì l’esercente. In un certo senso, è come inserire già la mancia nel conto, come avviene in Italia e in altri Paesi, ma fingere che la faccenda non sia così automatica. La questione non è limitata agli Stati Uniti, dove è sbocciato un movimento sindacale contro la tip.In Inghilterra c’è stata una rivolta contro le mance giudicate eccessive, e messe direttamente in conto, nelle pizzerie della catena Pizza Express. In India, dove non dare la mancia è considerata una grave scortesia, negli ultimi anni è cresciuto lo scontento verso i ristoranti o i camerieri che la esigono troppo alta.

Un sondaggio internazionale di YouGov nel 2023 rivela che la Germania è la nazione europea più pronta a lasciare un compenso extra al ristorante, e l’Italia è la più restia. Il 78 per cento dei tedeschi dànno la mancia, un punto percentuale sopra gli americani. Seguono la Gran Bretagna con il 59 per cento, la Spagna con il 47, la Francia con il 37, la Svezia con il 34. Poi gli italiani con il 27 per cento.

Paese che vai, mancia che trovi, insomma. Ancora più bassa la percentuale dei nostri connazionali che danno la mancia dal parrucchiere (8 per cento) e in taxi (il 3 per cento). In termini di quanto lasciare, nessuno nel vecchio continente arriva al 20 o anche 30 per cento degli Usa: ovvio che, se il servizio è già inserito nel conto, la mancia viene considerata facoltativa, un arrotondamento del totale o l’elogio di un servizio eccezionale. Ma anche in questo campo gli italiani figurano in fondo alla classifica: mentre tedeschi e inglesi lasciano mediamente il 10 per cento del conto come mancia, in Italia non si va oltre il 5.

Diverse le motivazioni: in Germania la ragione più citata per dare la mancia è che «bisogna farlo»; da noi viene lasciata soltanto come premio per un servizio particolarmente buono. Qualcuno sostiene che non lasciarla è segno di tirchieria. Il differente atteggiamento dipende però anche dal fatto che in Italia il servizio è sempre già calcolato nel conto: perciò lo stipendio di un cameriere non dipende dalla qualità del lavoro, né dalla generosità dei clienti, è invece garantito e uguale per tutti. Intanto, dall’altra parte dell’Atlantico, mister Calver continua a postare video su TikTok contro le mance, come un Don Chisciotte dei fast-food, ed è arrivato a dieci milioni di visualizzazioni.

Enrico Franceschini Trecento dollari di Giulia D’Aleo

la Repubblica

Più che per mettere dei soldi da parte, quell’impiego da cameriera in un ristorante a Glendale, città della contea di Los Angeles, Elisa Costa l’aveva cercato per fare esperienza. E così, lo scorso anno, la ventunenne studentessa universitaria di Bologna, per due mesi ha lavorato in un ristorante italiano per famiglie. «Se non ci fossero state le mance, però, sarebbe stato impossibile», dice oggi che è tornata a studiare a Bologna.

Per quale motivo?

«Più della metà del mio stipendio veniva da quelle, senza non sarei riuscita a pagarmi nemmeno le spese per vivere a Glendale».

Quanto spendeva al mese?

«Personalmente non così tanto, perché fortunatamente ero ospite di amici. Ma il costo della vita è davvero alto: una Pepsi costa anche 8 dollari e uno stipendio da cameriere non basta per l’affitto e tutto il resto. Anche se ti accontenti di una stanzetta in un appartamento servono almeno 1.500 dollari al mese».

E la sua paga a quanto ammontava?

«Prendevo 17 dollari l’ora, che sarebbero stati circa 80 dollari al giorno. Grazie alle mance, invece, in media a fine turno tornavo a casa con 230 dollari».

I clienti venivano obbligati a lasciarle?

«No, sullo scontrino potevano scegliere se aggiungere il 15, 18 o 25 per cento alla somma totale oppure lasciare una cifra a loro scelta. Alcuni davano appena 3 dollari, altri proprio nulla. E non venivano mica rincorsi per il locale».

Come si convincono i clienti a farsi dare le mance più alte?

«Devi avere sempre il sorriso sulle labbra e fare tanti complimenti. Soprattutto alle famiglie, che di solito hanno più voglia di chiacchierare rispetto a chi è lì in pausa pranzo dal lavoro. Il mio accento poi mi aiutava molto perché gli italiani stanno particolarmente simpatici».

La mancia più generosa?

«Nella zona ci sono tanti armeni molto ricchi. Una volta un gruppo mi chiese di sedersi nel tavolo più grande, li accontentai perché il locale era quasi vuoto.

Alla fine della cena mi lasciarono 300 dollari, stavo quasi per svenire».

L’ha tenuta tutta per sé?

«In quel caso sì, il titolare stesso mi ha detto di farlo. Ma solitamente le mance cartacee venivano divise tra i camerieri in turno e quelle del conto tra tutti i dipendenti, cuochi inclusi. Questa cosa spingeva tutti a impegnarsi molto di più».

E di chi si lamenta delle mance che ne pensa?

«Anche a me scocciava spendere molto di più quando andavo a mangiare fuori. Ma c’è molta libertà, ognuno può scegliere di fare come preferisce. Poi, è ovvio, non si può impedire che a fine turno i camerieri si lamentino dei clienti più tirchi (sorride, ndr)».

Giulia D’Aleo Tedeschi di Roberto Giardina

ItaliaOggi

Stimmt so, va bene così, cioè al momento di pagare si rinuncia al resto, una battuta che viene sempre meno pronunciata in Germania. Il Trinkgeld, la mancia si estingue, ha intitolato la popolare Bild Zeitung. I tedeschi sono parsimoniosi, o avari, secondo i punti di vista, e l’inflazione li ha resi ancora più attenti al conto. Negli Stati Uniti, si sa, la mancia è obbligatoria, e viene automaticamente calcolata e aggiunta al conto, come il servizio in Italia, che da anni è stato abolito. Nei ristoranti e nei caffè, al momento di pagare, il cameriere rivolge la domanda “Sind Sie zufrieden?”, è contento, sia delle pietanze che di me?, nessuno osa rispondere “no”, anche se non si è affatto soddisfatti. Una volta, un mio amico berlinese ha replicato con un secco “nein”, ed ha provocato l’intervento del direttore, che ha preteso di sapere il come e il perché. Sotto accusa siamo finiti noi clienti.

Negli ultimi tempi, sia a Roma che a Berlino, dovrei imitare spesso il mio burbero amico tedesco. Ma evito, preferisco semplicemente non tornare. L’economista Sascha Hoffmann spiega che il pagamento con carta di credito ha dimininuito l’importo delle mance, ed è un pericolo per il settore. Il personale nei ristoranti e negli alberghi riceve già una paga bassa, pari o poco superiore al minimo legale, 12 euro all’ora. I gestori calcolano che i dipendenti arrotondano con le mance. Se diminuiscono, si rischia di non trovare più personale. In Germania, si calcola che alla gastronomia manchino almeno 50mila lavoratori.

In alcuni locali di lusso sulla Kurfürstendamm a Berlino, il lungo viale simile ai parigini Champs Elysées, al momento di pagare con la carta i clienti dovrebbero scegliere sul display tre possibilità per la mancia, il 7 il 10 o il 20 per cento. Solo in piccolo si leggono altre due alternative: Freie Eingabe, percentuale libera, o Kein Trinkgeld, niente mancia. Un metodo pericoloso, commenta Hoffmann, il cliente si sente ricattato, obbligato a scegliere sulla percentuale più elevata, e magari non torna più. Nel dubbio, la maggioranza finisce per scegliere la percentuale media, giudicata già troppo elevata.

I prezzi sono aumentati negli ultimi mesi ben oltre il tasso di inflazione, si paga fino al 30 per cento di più rispetto all’anno scorso. E da gennaio l’Iva, diminuita al 7 per cento durante la pandemia, è tornata al 19. Per una normale cena in due, in un locale medio, il conto arriva a 80 o 100 euro. Anche un classico hamburger costa più di dieci euro. E si risparmia sulla mancia. Spesso, se si paga con la carta di credito, si deve andare alla cassa, perché è necessario aggiungere il pin, non si è più a contatto con il cameriere, diventa più facile dimenticare il Trinkgeld. E i tedeschi non capiscono perché si debba dare la mancia nei locali self service. Hanno fatto tutto da soli.

Anche nei supermercati, alle casse, sono scomparsi i salvadanai o le ciotole in cui si lasciavano le monete del resto. Tutti, o quasi, pagano con le carte, perfino i conti di pochi euro. Il sistema fa risparmiare tempo, i clienti non cercano più i cent per giungere alla cifra esatta, e la cassiera non è costretta a contare il resto.

E un’altra usanza tipicamente tedesca ha contribuito a diminuire le mance. Quando si va a cena con gli amici, alla fine il cameriere chiede Alle zusammen, un conto solo per tutti? Si divide semplicemente, tanto a testa, anche se l’amico ha bevuto un bicchiere di vino costoso, ed io ho chiesto acqua minerale. A Roma si divide, a Berlino l’usanza andava scomparendo, ma adesso con l’aumento dei prezzi vedo che riprende piede, e rende problematica la scelta individuale della mancia. Se si esagera si mette in difficoltà l’amico parsimonioso, o scontento del servizio, e la tendenza è di evitare semplicemente il Trinkgeld, o di limitarsi ad arrotondare il conto, sia pure per pochi centesimi.

Quando mi trovo a tavola con gli amici a Berlino, e si decide di pagare alle zusammen, in gruppo, e arriva il momento di decidere quanto lasciare di mancia, preferisco diplomaticamente parlare per ultimo. Noi italiani abbiamo la fama di essere spreconi, per questo la nostra Italia è sempre in rosso, e gli amici tedeschi sospettano che sia anche colpa mia. Roberto Giardina/ –

FONTE:

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