FRATRICIDIO A MONDRAGONE, IL FRATELLO SOSTIENE LA LEGITTIMA DIFESA ‘MIO FRATELLO MI MINACCIO’ CON UNA RONCOLA: PRESENTATO RICORSO AL RIESAME. TESTIMONI E IMMAGINI DI UN BAR RACCONTANO UNA SCENA DIVERSA. LE LITI PER UN PRESUNTA RELAZIONE DI 4 ANNI FA TRA L’IMPUTATO E LA COGNATA
Sarà sostenuta la legittima difesa nel ricorso presentato al Tribunale del Riesame dalla difesa di Antonio Cennami, 54 anni, ritenuto per la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere l’assassino del fratello minore, di 50 anni, Luigi, ucciso a bruciapelo a seguito di un incontro avvenuto l’11 giugno scorso in località Prisconte, sulla Domiziana.
L’indagato, ristretto nel carcere sammaritano, continua a sostenere che avrebbe sparato perché si sarebbe sentito in pericolo di vita in quanto suo fratello era in possesso di una roncola. Il custode notturno del parco acquatico Ditellandia, invece, sarebbe stato immortalato dalle telecamere del vicino Bar Brunetti dove si vede che la vittima tiene il machete in mano ma perpendicolarmente al corpo senza agitarla: circostanza riferita anche da una testimone che era nella zona dove è presente anche un caseificio.
Nel frattempo si apprende che i dissidi fra i due fratelli duravano da tempo, circostanza confermata dall’esito di alcuni interrogatori – almeno una dozzina tra parenti e testi – tant’è che la sera precedente Luigi Cennami avrebbe addirittura avuto un altro litigio e minacciato la moglie con una pistola annunciando il suo trasferimento altrove.
Tutto ruota attorno alla convinzione della vittima – errata secondo quanto sostenuto da alcuni familiari – Antonio Cennami avesse intrattenuto una relazione con la cognata (moglie di Luigi) almeno quattro anni fa.
Questo tormento, che ogni tanto riemergeva, avrebbe comunque fatto logorare la vista sentimentale tra la vittima e la moglie e provocato continui litigi fra i due fratelli che lo scorso maggio si erano riavvicinati in quanto Antonio aveva perso la moglie, provocandogli anche una sorta di depressione. Il giorno prima del delitto, un parente racconta – quanto riferitogli da un nipote – di un tentativo di minaccia di morte da parte della vittima nei confronti del fratello Antonio oggi in carcere difeso dall’avvocato Antonio Miraglia.
Sarebbe accaduto durante un precedente incontro chiarificatore in cui Luigi, armato, avrebbe rinvangato la presunta relazione tra la propria moglie ed Antonio e di aver cinto il collo di quest’ultimo con un braccio emulando un esplosione con la pistola tenuta nella mano destra.
Una testimonianza che ricalca quanto è davvero accaduto – ma al contrario – quella sera dell’11 giugno, quando Antonio in possesso di una pistola, avvicinandosi al fratello Luigi, lo abbraccia al collo e gli spara un colpo alla gola ferendosi peraltro al pollice. Per il gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Daniela Vecchiarelli, l’indagato, dimostra «una indole a dir poco spietata, se si considera che la vittima è stata colpita alla testa per motivi di scarsa importanza».
FONTE: di Biagio Salvati da Il Mattino