CASERTA, INCHIESTA IN COMUNE: GIP CONFERMA DOMICILIARI PER TUTTI DOPO GLI INTERROGATORI MA ORA SI AFFRONTA IL RIESAME. FISSATE UDIENZE VENERDI 28 E 2 LUGLIO PER BIONDI E RIVETTI. POI TOCCA A NATALE E PORFIDIA. NELLE PROSSIME ORE SARA’ FISSATA ANCHE L’UDIENZA PER L’ASSESSORE MARZO. LA PROCURA POTREBBE RICORRERE CONTRO ALCUNI CAPI D’ACCUSA RIGETTATI DAL GIP NELLA SUA ORDINANZA.
Dopo la conferma dei cinque arresti domiciliari a seguito degli interrogatori di garanzia davanti al gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, l’inchiesta su corruzione, falso in atto pubblico e voto di scambio al Comune di Caserta, firmata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere passa, da domani, al Tribunale distrettuale del Riesame di Napoli sotto il profilo delle esigenze cautelari. Sono state fissate, infatti, le prime udienze per valutare la posizione di quattro dei cinque indagati: domani (venerdì) tocca al dirigente Franco Biondi e all’imprenditore Gioacchino Rivetti mentre per il 2 luglio prossimi, sono programmate le udienze in merito ai ricorsi presentati dai legali del dirigente Giovanni Natale e del dipendente comunale Giuseppe Porfidia. Nelle prossime ore verrà fissata anche l’udienza per la posizione dell’assessore ai lavori pubblici del Comune di Caserta, Massimiliano Marzo (lista Moderati-Insieme per Caserta) in quanto presentata successivamente alle altre. Le accuse contestate dalla Procura (procuratore Pierpaolo Bruni e procuratore aggiunto Carmine Renzulli) e confermate su alcuni capi di imputazione dal gip Daniela Vecchiarelli, sono partite proprio dall’ufficio inquirente di Santa Maria Capua Vetere, in particolare un’indagine su reati di droga avviata due anni fa e condotta dai sostituti procuratori Armando Bosso e Giacomo Urbano. Il fascicolo, in ordine ai profili di alcuni indagati, fu trasmesso alla Dda per le valutazioni di competenza dell’ufficio napoletano per poi tornare a Santa Maria dove è proseguita sfociando nel terremoto giudiziario al Comune di Caserta. Nell’ ordinanza cautelare a sua firma, il gip non ha accolto in pieno i diciotto capi di imputazione ipotizzati dall’accusa rigettando, in parte, le richieste: va detto però che quelli accolti hanno sostenuto ad oggi l’impianto degli arresti domiciliari. Non si esclude, come accade spesso per altre indagini, che la Procura possa contestare e ricorrere contro il mancato accoglimento di altre ipotesi di reato avanzate dall’accusa nella richiesta cautelare riguardante in parte elementi di profilo corruttivo. E’ un passaggio che può essere fisiologico da parte dell’ufficio inquirente o legato alla valutazione del caso specifico. Nell’indagine, come si ricorderà, figurano in tutto 14 indagati, tra cui un altro dirigente comunale, Luigi Vitelli e il vice-sindaco Emiliano Casale, che risponde di voto di scambio in relazione alle elezioni comunali del 2021 che portarono alla conferma del sindaco Marino. Per la Procura, Casale avrebbe chiesto nell’ottobre 2021 il voto all’imprenditore Gennaro Rondinone (indagato), promettendogli in cambio l’affidamento di lavori, cosa poi avvenuta visto che Rondinone nel settembre 2022 si vide assegnare dall’assessore Marzo, e su mandato di Casale, i lavori presso la scuola materna statale nella frazione Santa Barbara. L’inchiesta ha fatto rumore anche in altri ambienti in quanto, un altro degli indagati a piede libero, Raffaele Nunziante insieme al padre e al fratello, guida alcune società una delle quali con sede legale a Formia (Latina), che esegue lavori edili per la Diocesi, oltre a curare il verde dell’ex Macrico per l’Istituto del Clero. L’inchiesta ha provocato un vero e proprio terremoto a Caserta, dopo quello del 2021, quando per una vicenda di appalti dei rifiuti truccati furono arrestati altri dirigenti del Comune e fu indagato il sindaco Carlo Marino, che tra qualche settimana – il 9 luglio – affronterà da imputato al tribunale di Santa Maria Capua Vetere il processo che ne è scaturito. Secondo il gip l’attività d’indagine ha svelato «un allarmante scenario di gestione privatistica della res pubblica anche attraverso pratiche corruttive». Evidenziando anche la «pervicacia e la spregiudicatezza degli indagati che in ragione delle diverse qualifiche rivestite ottenevano il soddisfacimento di interessi privati». «Si tratta di un’indagine in cui è emerso un conflitto di interessi tra quelli pubblici e privati, e che quindi vede sullo sfondo il mercimonio del voto», spiegò il procuratore di Santa Maria Capua Vetere Pierpaolo Bruni.
FONTE: di Biagio Salvati cronista giudiziario de Il Mattino