*Meloni, serve una nuova Fiuggi*di Vincenzo D’Anna*
Di cosa sia successo a Bruxelles abbiamo già scritto su queste stesse colonne: Ursula von der Leyen è stata riconfermata a capo dell’esecutivo Ue in rappresentanza della maggioranza composta da popolari, socialisti e liberali europei. L’avanzata elettorale delle compagini politiche di destra è rimasta fine a se stessa, ossia non ha modificato il precedente assetto governativo. Giorgia Meloni, ancorché ritenuta un interlocutore privilegiato anche grazie alla crescita della sua rappresentanza parlamentare, dovrà accontentarsi di un ruolo che la esclude dalle principali cariche dell’Unione. Di converso esulta Eddy Schlein (Pd) la quale ha proposto l’ingresso nell’establishment del Vecchio Continente dei Verdi, ossia del gruppo di Angelo Bonelli, storico sodale di Nicola Fratoianni, leader della sinistra antagonista italiana. Insomma, stiamo parlando di due dioscuri del comunismo e dell’ambientalismo in salsa nostrana: verde fuori, rosso di dentro. E soddisfatto è apparso anche il buon Giuseppe Conte pur uscito piuttosto malconcio dalle urne. Insomma nel Belpaese prevale la vecchia logica provinciale di guardare alle vicende sovranazionali come se queste fossero un mero riflesso di quelle che si verificano a casa nostra. Per la serie: continuano a prevalere le idiosincrasie ed i calcoli di piccolo cabotaggio politico. Il vecchio giochino di parlar male, nel consesso europeo, di coloro che emergono in Italia, ha pagato di nuovo. Fu così per i governi di Silvio Berlusconi e così è stato per quello di Meloni, sempre e comunque indicata come esponente del post fascismo e come tale pericolosa per la democrazia e per le libertà civili. A favorire questa falsa rappresentazione e questa eterna mistificazione della realtà politica della destra italiana è giunto anche il “fuoco amico”, ossia le dichiarazione ed i comportamenti a sfondo anti semita di alcuni rappresentanti dei gruppi giovanili di Fratelli d’Italia. Le reazioni sono state immediate: subito sono cadute le prime teste con le dimissioni di alcuni dirigenti di quel movimento che erano arrivati finanche a dileggiare la senatrice Ester Mieli, ebrea, ed esponente, ella stessa, del partito di Meloni!! Un invito a nozze per i dem e per quanti battono sul tasto del “fascismo alle porte” pur di denigrare la vittoria del centrodestra. Occorre tuttavia ammettere che ciò che è reale è anche razionale e che se nel terzo millennio ed in un partito politico sorto da poco più di un decennio, esiste ancora chi vive a strascico di certi atteggiamenti legati ad un passato remoto, significa che c’è qualcosa che non torna e che non va assolutamente sottovalutata! Probabilmente si tratta di una sub cultura nostalgica nata, cresciuta ed ereditata nei luoghi in cui i “teen ager” di destra si scontrano con i loro “pari età” sinistrorsi, secondo un vecchio e stantio copione che scimmiotta i moti studenteschi del 1968 con il risultato di riproporre simbologie, parole d’ordine, motti ed atteggiamenti distintivi che si contrappongono specularmente tra loro. Per intenderci, si fa il saluto romano per distinguersi da coloro i quali inneggiano, nei cortei e nelle scuole, ai terroristi di Hamas, ai miti farlocchi del marxismo e della società degli eguali. Insomma: un reciproco scimmiottare, su entrambi i versanti della barricata, di vecchie ideologie e comportamenti stereotipati. Da un lato si indossa la kefiah, il caratteristico copricapo arabo dei palestinesi e si mostra il pugno chiuso, dall’altro si scandiscono le consuete frasi di ordinanza con tanto di braccia tese verso l’alto!! Su entrambi i lati della barricata quel che viene fuori è la scarsa cultura politica dei giovani protagonisti che copiano in malo modo certi vecchi rituali. Se qualcuno poi più “ erudito”, tra quei giovani, ha letto qualcosa, non si è accorto che i filosofi di quei tempi passati elaboravano pensieri anche pregevoli ma pur sempre basati su ragionamenti avveduti e colti sul piano storico e politico !! Fuor di metafora: più che al sorgere di un nuovo anti semitismo ci troviamo al cospetto del cretinismo della nuova ignoranza: quella incultura che ormai la fa da padrona in tutti i campi sociali dell’Italia. Ovviamente non basta questa analisi per esimere chi ha la responsabilità in FdI di riflettere oltre i fatti. Parliamoci chiaro: questa maledizione del fascismo incipiente Giorgia Meloni se la porterà dietro ancora per molti anni, costretta a fare i conti con una classe dirigente neofita nei ruoli di governo cresciuta, in buona parte, dentro il vecchio conio ideologico del MSI-An. Credo che occorra una nuova Fiuggi anche per il partito di Giorgia. Bisogna percorrere un ulteriore passo in avanti verso un movimento – partito conservatore che sposi le tesi liberali e borghesi. Così come Gianfranco Fini seppe fare nel 1995 al congresso di Fiuggi, scegliendo l’interclassismo come dottrina economica ed abiurando tutto il passato ideologico e culturale della creatura che fu di Almirante. Meloni raccolga intorno a sé gli intellettuali e gli economisti liberali, le rappresentanze delle categorie e delle professioni gli imprenditori e li metta in condizione di elaborare un Manifesto dei valori Conservatori. Un partito che ha nel suo pantheon anche Sturzo e Prezzolini, Gentile, Popper ed Hayek, democratico e plurale al suo interno, perché ne abbiamo bisogno!! Così facendo guadagnerebbe sicuramente anche in consensi elettorali, recuperando i tanti moderati che oggi si astengono dal voto e dalla politica, perché si sentono dimenticati e non rappresentati. In tal modo vivrebbe in tranquillità politica, tagliando l’erba sotto i piedi dei vecchi tromboni della sinistra, quella, sì, veramente nostalgica quanto anacronistica!!
*già parlamentare