LE MANI DEI CLAN

Aprilia, le intercettazioni: “Con noi funziona tutto, conosciamo le pecore nere”

LE CARTE DELL’INCHIESTA – Una cosca autonoma garante della pax criminale

4 LUGLIO 2024
LEGGI – “Era il candidato della mafia”. Arrestato sindaco FI di Aprilia“Se tutto funziona a meraviglia, tutta la vita è più regolare” ad Aprilia, diceva soddisfatto al telefono l’interlocutore di Marco Antolini, uno dei presunti affiliati della cosca di Patrizio Forniti. Contento lui… E benvenuti in questa città di 75 mila abitanti in provincia di Latina, soffocata da anni da un’associazione mafiosa “in grado di condizionare il tessuto imprenditoriale e politico amministrativo di quel centro, di intessere relazioni e ricevere protezione da rappresentanti delle forze dell’ordine locali, di imporre la propria autorità su cittadinanza e istituzioni trasformandosi di fatto in un altro potere del quale avere timore ovvero invocare aiuto e soccorso”.

Lo scrive il Gip di Roma e il riferimento è alla cosca guidata da Forniti e, quando questi era in carcere, da Luca De Luca, con il supporto della moglie di Forniti, Monica Montenero. Un gruppo strutturato, in grado di avere rapporti con i clan campani e di fare accordi “con singoli esponenti di vertice delle forze dell’ordine” (è indicato il nome di un ex comandante della stazione carabinieri di Aprilia, non risulta indagato), così da mantenere una pace criminale e continuare a fare affari indisturbati. Quali? I soliti per un clan: il traffico di stupefacenti, l’usura, le armi, le estorsioni, il “recupero crediti”, il controllo della microcriminalità. In modo da rafforzarsi, tenere lontani i clan rivali di ’ndrangheta e camorra, e infiltrarsi nella politica e negli appalti pubblici. “Faremo il Comune nel Comune. Un problema di un apriliano diventerà quello di tutti gli apriliani”, affermava Antolini in una intercettazione. È lo stesso che in un’altra parte di conversazione ribadisce così il potere della cosca: “…Aprilia funziona! Qualcuno ha un problema? Ma mi devi credere guarda sembra un film ma viene da noi, persone di tutte le età tutto … ma perché conosciamo tutto e tutti … sappiamo le pecore nere, le pecore pezzate…”.

Un esempio? In un pub c’erano troppe risse, e per risolvere la questione è stato mandato il figlio di un altro affiliato, Luigi Morra, a fare il buttafuori. “In quel bar non succede più niente i ragazzi si divertono nessuno si mena”. L’interlocutore quindi è contento. “Se tutto funziona a meraviglia tutta la vita è più regolare”.

E tutto doveva funzionare bene anche in assenza di Forniti. A questo provvedeva la moglie, Montenero, denominata da De Luca “la mammasantissima”. È lei a organizzare la spedizione punitiva contro “un turco di Lavinio” che ha aggredito “Alessandro”, il genero di Forniti, che lavora al ramo droga. Il turco sarà anche rapinato dei soldi, 7.500 euro, nel borsello. Aveva “mancato di rispetto”. Montenero viene intercettata mentre riassume l’accaduto: “Gli ho detto: ‘Lo sai, non va bene, ho il marito carcerato! Sta dentro casa mia’ (…) sento una botta, faccio così (sogghigna, ndr) vedo questo bestione che è volato addosso al culo della macchina sua, un cazzotto che gli ha dato Simone (bestemmia)…”. Oltre agli arresti il Gip ha disposto anche il sequestro di sei unità immobiliari e 13 conti correnti della famiglia Forniti, e 40 mila euro da rintracciare sui conti intestati a Morra.

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