Erba di Felice Manti ed Edoardo Montolli Dagospia. Sintesi dell’episodio del video-podcast Il grande abbaglio

Così come ampiamente previsto, a Brescia la Corte d’Appello ha detto no alla revisione sulla strage di Erba per Olindo e Rosa. Ma contrariamente a quanto scritto e detto sui giornali e in tv, i giudici non hanno valutato nemmeno una delle numerosissime prove a discarico della coppia, in quanto le prove non sono state ammesse. E la prova, in un dibattimento, si forma in aula.

D’altra parte sarebbe stato impossibile far entrare in aula una sola di quelle prove e poi uscirne con una sentenza di condanna, perché sarebbe stato impossibile motivarla.

Se fossero entrati in aula soltanto gli audio in cui Mario Frigerio non ricordava nulla e che nessun giudice ascoltò mai (ma che chiunque può sentire nei nostri podcast), le tre sentenze sarebbero crollate miseramente.

Se fosse stata disposta una perizia sulla consulenza del professor Alberto Priori che certifica come con una lesione al muscolo psoas Valeria Cherubini non avrebbe mai potuto correre per le scale, nessun medico avrebbe avuto il coraggio di perdere la faccia provando a smentirlo per sostenere ciò che è scientificamente insostenibile.

Così, senza ammettere le prove a processo, i giudici dell’appello hanno dovuto fondare il loro convincimento esclusivamente su ciò che accusa e difesa hanno detto in aula sul merito di prove mai ammesse. Parlando di cose che nel processo non sono mai entrate.

Hanno così evidentemente dato ragione all’avvocato generale dello Stato Domenico Chiaro, il quale ha insistito a lungo sul fatto che il 15 dicembre 2006 Frigerio avesse fatto subito il nome di Olindo, anche se questa tesi era già stata demolita dai giudici di Appello e Cassazione in quanto l’audio risultava essere stato modificato con il programma Cool Edit 2000.

Non solo, Chiaro ha aggiunto che Frigerio quel 15 dicembre fece il nome di Olindo addirittura 2 o 3 volte, una cosa che non è nemmeno presente negli atti, che mai nessun pm o giudice ha mai sostenuto e che l’avvocato generale dello Stato può soltanto aver sentito nella trasmissione Quarto Grado.

Escludendo dal processo le nuove prove scientifiche, di docenti universitari di fama internazionale e non di influencer e conduttori televisivi, i giudici hanno così dato ragione, sempre sulla morte di Valeria Cherubini, a quanto sostenuto in aula dal pg Guido Rispoli, il quale ha dichiarato che la donna avrebbe potuto dire la parola “aiuto” anche senza usare la lingua.Va bene. Provateci. Non importa che voi non abbiate come lei la bocca impastata dal sangue, il cranio fracassato da otto colpi e la gola squarciata.

Provateci. E se vi viene qualcosa di più di un verso smetteremo di portare avanti una battaglia che abbiamo iniziato nel 2007. Perché tre testimoni, compreso Frigerio, dissero di aver udito distintamente la donna gridare la parola “aiuto”, non un verso.

D’altra parte, in questo processo la scienza e la logica non sono contemplati. Chissà perché fin dall’inizio gli scienziati sono stati definiti terrapiattisti e complottisti. E gli opinionisti della domenica sono diventati in tv e sui giornali i veri esperti del caso. Manco fossimo ai tempi di Galileo.

Se avrete la pazienza di guardare questo video, racconteremo all’interno molto di più, comprese le ragioni per le quali avevo detto e scritto che a Brescia non sarebbe potuta che finire così.

Presto torneremo a raccontare fatti mai entrati nei processi. E a smontare altre bufale diramate in articoli, libri e programmi tv, come sempre documentando ogni passaggio. Per dimostrare a quale imbarazzante livello di impreparazione e di servilismo sia giunto il giornalismo italiano.