*Il pantano del mare inquinato* di Vincenzo D’Anna*

Non saprei dire quanto siano attendibili ed oggettive le valutazioni sulla balneabilità del mare diramate da alcune tra le più note associazioni ambientaliste. In sintesi, se queste siano o meno “influenzate” da altri elementi come quello della vicinanza politica, ad esempio, delle amministrazioni municipali nella cui “giurisdizione” ricade quel particolare tratto di costa sottoposto ai controlli. L’attribuzione della cosiddetta “bandiera Blu” comporta non pochi benefici non solo all’immagine dei Comuni che governano quei territorio ma anche non poche positive ricadute economiche per gli amministrati. E’ malizioso pensarlo ma è ancor più lecito sospettarlo laddove da un anno ad un altro alcune limpide acque marine si inquinano ed altre, invece, subiscono un miracoloso effetto contrario. Il dato di base da valutare è quello degli sversamenti inquinanti in mare e di converso il funzionamento degli appositi impianti di depurazione. Impianti che in gran parte ricadano sotto la gestione regionale così come i controlli da parte dell’agenzia regionale per l’ambiente della Campania (Arpac): un esercito di tecnici di ogni tipologia (biologi, chimici, medici igienisti e tecnici ambientali) corroborato da un sostanzioso numero di amministrativi. Inutile dire che tali società partecipate dalla Regione sono utilizzate da tempo immemore come ammortizzatori occupazionali a disposizione dei politici che contano. Spesso sono governate da emeriti sprovveduti per benemerenze acquisite di tipo elettorale. Insomma: si tratta di realtà non immuni alle ben note designazioni inquadrate nel più vasto contesto della spartizione di potere con l’uso del mai tramontato manuale Cencelli, con buona pace delle intemerate verbali lanciate dal governatore Vincenzo De Luca, allorquando questi indossa i panni del moralizzatore, ovviamente parliamo delle costumanze degli altri. Niente di nuovo, dunque, sotto il sole della politica politicante. Tuttavia i comuni cittadini patiscono le inefficienze derivanti sia dall’incompetenza sia dall’incuria che quel tipo di gestione comporta su questioni non trascurabili, ma che, more solito, non restano impresse nella memoria della coscienza civile. Il combinato disposto tra i maneggi clientelari dei politicanti (termine spregiativo per i politici di basso conio da non confondere con i politici veri) e la propensione all’oblio ed alla arrendevolezza degli elettori, determina situazioni paradossali. In sintesi estrema: quel degrado che trasforma una comunità in una massa amorfa di amministrati che di poco si cura e di nulla si lamenta. Insomma quel pabulum nel quale cresce rigogliosa la mala pianta che trasforma la popolazione campana in un’indistinta specie che tutto tollera e sopporta. Che altro dire, ad esempio di quel litorale che va da Varcaturo a Pozzuoli, con decine di stabilimenti balneari attrezzatissimi nei quali tutto puoi fare tranne che…immergerti nell’acqua del mare? Stivata come i pinguini in Antartide, un’umanità dolente si accontenta di docce ed abluzioni in piscine ricavate a due passi dagli arenili, per evitare colibacilli e salmonelle che si accompagnano ad un mare non balneabile. Ed i famosi depuratori di Cuma e quelli del litorale Domitio? E quell’oceano di soldi impegnato negli anni per debellare quella piaga? E gli ecomostri da abbattere ancora a Villaggio Coppola? E la devastazione di intere aree demaniali depauperate della fascia di alberi e della flora mediterranea che creava un incantevole microclima? Parliamoci chiaro: a sinistra del Garigliano, tranne Baia Domitia e Mondragone che stanno recuperando gli antichi requisiti di balneabilità, è tutto un…mare morto, una landa desolata, appannaggio delle prostitute e dei cumuli di immondizia, che accompagnano la lingua di asfalto rovente (la Domitiana) che si dipana dalla provincia di Caserta fino a quella di Napoli. E di queste ore la notizia della moria di pesci per occlusione delle foci ed inquinamento da sversamento abusivo di liquami del lago Patria per non parlare dei Regi Lagni e di quella grande cloaca a cielo aperto che è il Sarno che inquina parte del golfo di Napoli tra Scafati, Torre Annunziata e Castellammare di Stabia. Sono certo che varie commissioni di tecnici “amici” siano state insediate per e monitorare gli impianti e le criticità diffuse, che apposite ditte siano state scelte per la manutenzione ordinaria e straordinaria di manufatti ed attrezzature. Sono sicuro che le cosiddette “carte” sono in perfetta regola, e copiose relazioni tecniche le suffragano. Intanto però il mare rimane ancora un miraggio in certe zone. Per quel paradosso che non manca mai, per trasformare la tragedia in commedia, è in atto una lunga guerra tra gli stati membri e la Ue per liberalizzare e ridimensionare i meccanismi di assegnazione ai privati dei tratti di spiagge ove sono insediati i lidi balneari. Sì, è proprio così: il mare è sporco però a Bruxelles invece di promuovere cause per richiamare le Regioni, i Comuni ed i Consorzi di gestione ambientale per le omissioni e lo scempio che ancora tolleriamo sul mare praticamente ancora negato, si pensa a riassegnare gli spazi riservati ad…ombrelloni e sedie sdraio!! Mi si passi l’accostamento: al pantano politico corrisponde, con geometrica simmetria, il pantano del mare inquinato. E chest’è!!

*già parlamentare