Né carne né pesce, solo burrata (di Stelio W. Venceslai)

 

 

E così, dopo tanto ponderare, discutere e proporre, il topolino è uscito dalla montagna. Non ci piace il nuovo governo in prospettiva dell’Unione però ci piace la Von der Leyen.

Il governo sarà quello di sempre, la solita ammucchiata di centro-sinistra. Un fritto misto dove c’è di tutto purché non ci sia la destra. Non ci si può sporcare con gli eredi di Mussolini e di Hitler. Con quelli di Stalin, invece, sì. Punti di vista.

La Meloni ha un bel daffare per dire ai quattro venti che non è l’erede di nessuno. Sia come leader di FDI in Italia sia come leader del gruppo parlamentare europeo dei conservatori fa parte degli intoccabili. Esistono, ma se ne può fare a meno, finché è possibile. Con lui (o con lei) non mi cI siedo accanto e tanto meno ci posso governare. Non c’è che dire, il rigore morale dei politici è a prova di bomba.

La Meloni, però, è anche il Capo del governo italiano. Esce un po’ dagli schemi consueti. Si può fare a meno dell’Italia, Paese fondatore etc. etc.? No, non si può, bisogna trovare un sotterfugio. Tra l’altro, ha un bel bottino di voti che possono servire.

La soluzione facile facile c’è: non approvo il tuo governo (e tra l’altro non mi vuoi) però non ti voto contro. Mi astengo. Né carne né pesce, solo burrata. In cambio, però, mi dai qualcosa perché devi riconoscere che sono importante e necessario. Magari una Vice Presidenza con deleghe importanti.

Questo, oggi, è il ragionamento del nostro governo. La politica del ni. Forse non ci sono altre soluzioni, ma ciò mi disgusta. O sono con te o sono tuo avversario politico (non un nemico mortale). Se abbiamo dei punti di contrasto insolubili dovrei essere all’opposizione. Astenersi vuol dire pencolare tra il sì e il no, facendo pesare il mio voto secondo le convenienze. Mi ricorda i nostalgici del centro, sempre pronti a votare a destra o a sinistra in base al prezzo che veniva pagato. Non è una cosa seria.

L’Europa è, o dovrebbe essere, invece, una cosa seria e le politiche nazionali dovrebbero fare un passo indietro senza condizionare quelle europee. I partiti politici nazionali hanno per obiettivo principale le questioni di casa. Poco capiscono di quelle esterne. A ciò è delegato il governo dell’Unione. L’interesse comune dovrebbe essere la costruzione di un’identità europea che prescinda da quelle nazionali. Non interessi da parrocchia o da bottega, ma almeno da supermarket.

In Europa sta cambiando il vento, dopo decenni relativamente tranquilli. Soffiano turbini in Ucraina, cicloni in Medio Oriente, tornado in America. L’Unione europea oscilla sotto raffiche di un vento impetuoso. Si piega, si sfronda, resiste come può. Al suo interno crescono i malumori e le minoranze politiche. Una destra contraddittoria e confusa tra revisionismo, nostalgismo e liberalismo d’accatto si fa strada. Non si può non tenerne conto.

Un governo che nasca in base a preclusioni pseudo ideologiche è un errore, non è destinato a durare. Ma che significa, oggi, essere di destra o di sinistra? Distinzioni ottocentesche.

Le questioni da dibattere sono sulle cose da fare Qual è il programma della von der Leyen? Il solito brodino della volta scorsa oppure ci sono cose nuove, interessanti.? Questo è il punto. Sul tuo programma decido se mi va bene o no, non sui compensi se sto zitto e non ti do fastidio più di tanto.

Del programma non sappiamo molto. Conosciamo, invece, tutti i difetti del sistema. È cresciuto in modo irregolare, come certi adolescenti con il fisico d’atleta e la voce ancora da bambino. Cosa pensa di fare la von der Leyen se sarà eletta? Deve avere un pensiero suo, magari concordato con i suoi consiglieri e con i gruppi politici che potrebbero sostenerla, un programma che non miri alla stratosfera ma ai problemi essenziali di un’Europa forse post-Biden: sicurezza e politica estera. Non mi pare che, oltre a parlarne, ci siano progetti concreti.

L’estrema destra e l’estrema sinistra sono contrari perché le loro posizioni politiche sono filorusse? Anche questo è un problema e va affrontato. Sono così schizzinosi che non possono sedere gli uni accanto agli altri ma, poi, auspicano le stesse cose: la pace a tutti costi, le acquisizioni territoriali di Putin, la disfatta dell’Ucraina, l’accettazione dell’impotenza europea di fronte all’espansione russa nell’Europa orientale. Anche Chamberlain la pensava così, cercando di ammansire Hitler. Volere la pace a tutti i costi significò, allora, alla prova dei fatti, circa duecento milioni di vittime ed orrori indicibili.

Se la destra italiana ha delle carte da giocare su questi temi che lo faccia, a testa alta e con qualunque alleanza. Nei momenti più bui della storia del secolo scorso Churchill disse che si sarebbe alleato pure con il diavolo (alludendo all’Unione sovietica) pur di sconfiggere il nazismo.

L’astensione non giova, perpetua l’equivoco.

Nella radicalizzazione del contrasto politico attuale sono in gioco interessi fondamentali, non la nomina di Fitto a Commissario europeo. Putin vuole il riassetto del mondo a marca russa. A modo suo, potrebbe pure aver ragione. Ma a modo nostro?

Ecco, dalla Meloni vorrei chiarezza, non sotterfugi negoziali.

 

 

Roma, 17/07/2024