CRONACA GIUDIZIARIA-   IL CONSIGLIO DI STATO PER IL COMUNE DI TEANO E UN OMICIDIO COLPOSO AD AVERSA

di Biagio Salvati

Il Consiglio di Stato va nel merito ed accoglie l’appello proposto dal Comune di Teano per la vicenda riguardante alcune delibere sul rendiconto contestate da una consigliera comunale. I giudici romani, infatti, hanno respinto i ricorsi che la consigliera comunale sidicina, Daniela Mignacco, aveva proposto contro le delibere di approvazione del rendiconto comunale.

Il Tar Campania aveva accolto il ricorso della consigliera, ma il Comune di Teano, assistito dall’avvocato amministrativista Paolo Centore, si è visto accogliere l’appello risultato fondato dai giudici capitolini. Nei ricorsi la consigliera Mignacco si lamentava dello scarso tempo avuto a disposizione per esaminare gli allegati del rendiconto comunale, ma il Consiglio di Stato accogliendo le tesi del legale dell’ente locale li ha respinti sul presupposto secondo cui, in caso di ritardato deposito dei documenti del rendiconto, il consigliere comunale che voglia impugnare le delibere deve dimostrare concretamente in che modo il ritardo ha inciso sul suo diritto di voto oppure quali emendamenti lo stesso consigliere avrebbe potuto proporre. Il ricorso della consigliera aveva anche fermato l’assunzione di 21 persone al Comune di Teano dopo il bando rimasto ingabbiato dalla sentenza del Tar che in prima battuta aveva annullato il rendiconto. Il Consiglio di Stato aveva sospeso la decisione dei giudici partenopei dando la possibilità all’amministrazione comunale di proseguire con le assunzioni e ieri si è espresso nel merito

Con due condanne e 6 assoluzioni si è chiuso dopo nove anni il processo per omicidio e disastro colposo nato a carico di diversi professionisti impegnati sul cantiere per i lavori di rifacimento dello strato di impermeabilizzazione per realizzare la Scuola di Ingegneria presso la facoltà dell’Università “Luigi Vanvitelli” di Aversa.

In particolare, crollò il solaio di un salone adiacente allo scalone monumentale della Real casa dell’Annunziata a via Roma, dove era in corso il rifacimento dello strato di impermeabilizzazione del terrazzo di copertura. Vittima dell’incidente mortale sul lavoro, avvenuto nell’ottobre del 2015, un operaio di 41 anni, Luciano Palestra, di Somma Vesuviana. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico Giuseppe Cioffi del tribunale di Napoli Nord che ha condannato, soltanto per omicidio colposo, a due anni Agostino Tizzano, legale rappresentante della società CoRes che si stava occupando dei lavori, e ad un anno e 4 mesi Salvatore Di Caprio, direttore dei lavori e responsabile per la sicurezza. Disposta per entrambi la sospensione della pena subordinata al pagamento di una provvisionale in favore delle parti civili (oltre ai familiari della vittima anche la Cgil e l’Università “Vanvitelli”).

Il giudice ha assolto per non aver commesso il fatto, invece, gli altri 6 imputati mentre un settimo, Giovan Battista De Santis, è deceduto nel corso del processo. Assolti da omicidio e disastro colposo Aniello Mocerino, direttore tecnico della CoRes; l’ingegnere Amedeo Lepore, responsabile del progetto; l’architetto Massimo Magrone, responsabile del procedimento; Raffaele Tizzano che era responsabile del cantiere e della sicurezza dei lavoratori; l’ingegnere Ciro Frattolillo, responsabile del Rup, e l’ingegnere Nunziante Guadagno che aveva la funzione di collaudatore. Impegnati nella difesa, nel processo, sono stati gli avvocati Paolo Sperlongano e Isabella Casapulla (per l’ingegnere Frattolillo), Angelo Maria Argenzio, Francesco Petrillo, Roberto Aiello, Antonio Mirra, Vittorio Guadalupi ed altri. Per la parte civile l’avvocato Ferdinando Letizia. L’accusa aveva chiesto quattro anni sia per Agostino Tizzano che per Salvatore Di Caprio. Erano costituiti parte civile anche gli avvocati Sergio Tessitore e Domenico Cannavacciuolo per la Cgil e per l’Asl. Agli imputati era stato contestato il crollo colposo di costruzione. A tecnici e progettisti, ingegneri e architetti, in fase di indagine, era stata contestata la mancata verifica dei solai e delle colonne, il non aver elaborato alcuni grafici, il non aver eseguito una puntellatura per la messa in sicurezza dei solai e di aver avallato un progetto privo delle necessarie verifiche di sicurezza e di resistenza e deformabilità dell’impalcato esistente.

Assolta dalle violazioni sulla sicurezza anche la CoRes. Gli avvocati hanno sostenuto con forza che la morte dell’operaio non era collegata alla presunta negligenza e il giudice ha ravvisato profili di responsabilità per soli due imputati.

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