Paleoarte

 Le parole dei dinosauri

pa-le-o-àr-te

SIGNIFICATO Rappresentazione artistica della vita e degli ambienti del passato geologico della Terra basata sugli studi paleontologici

ETIMOLOGIA parola composta dal greco palaiós ‘antico’, da pálai ‘un tempo, tempo fa’, che qui fa riferimento alla paleontologia, e arte.

  • «La paleoarte della fine dell’Ottocento si basava su concezioni scientifiche che oggi sono in parte superate.»

Fin dalla sua nascita, a cavallo dei secoli XVIII e XIX, la paleontologia, in quanto studio delle testimonianze del passato della Terra, quindi finestra per tentare di accedere ad antichi mondi perduti, ha stimolato la  degli artisti. Una parte delle opere ispirate dalla paleontologia si mantiene del tutto libera e svincolata dall’oggettività scientifica, e può essere la fonte per romanzi, opere teatrali, film, persino poesie. Un’altra parte, invece, è esplicitamente vincolata alla  scientifica, e si propone di rappresentare nel modo più realistico possibile gli ambienti e le forme di vita testimoniati dai . A questo ramo dell’arte, fondato scientificamente e rigorosamente organizzato secondo i principi paleontologici, si dà il nome di ‘paleoarte’. Se alcune specie fossili sono divenute delle icone popolari note in tutto il mondo, una parte del merito va sicuramente alla paleoarte, capace di avvicinare persone di qualunque formazione a concetti e conoscenze altrimenti relegati alla letteratura tecnica dei paleontologi.

Sebbene la paleoarte possa a volte essere confusa con le produzioni pittoriche e scultoree realizzate in età paleolitica (come pitture  rappresentanti i mammuth o statuette in avorio a forma di  delle caverne), queste ultime, in quanto illustrazioni di  che erano vivi e vegeti al momento della creazione dell’opera, non trattano affatto di specie estinte! Affinché un’opera possa essere  ‘paleoarte’, occorre che sia, contemporaneamente, la  di un fenomeno naturale estinto (nel momento di creazione dell’opera), abbia come proposito quello di completare e colmare le lacune della documentazione (ad esempio, aggiungendo pelle e carne ad un fossile noto solo dalle sue ossa), e sia esplicitamente basata su ricerche scientifiche.

La paleoarte nasce parallelamente alla scienza paleontologica, ed evolve con essa. Pertanto è in continuo divenire, e non può mai dirsi definitiva. In questo, è in parte più affine al design di moda che all’illustrazione naturalistica, perché è influenzata dallo spirito del tempo e dallo stile e dall’estro degli artisti del momento, e non può mai avere una fondazione esclusivamente oggettiva. Il leone della savana ha un design naturale, oggettivo, indipendente dal gusto di chi lo rappresenta, mentre l’aspetto che attribuiamo in vita al  è mutevole e sempre provvisorio, perché vincolato allo stato attuale delle conoscenze sui fossili ed al gusto personale di chi elabora tali . Il leone può essere inserito in opere d’arte, può essere rielaborato e trasfigurato nell’opera, può essere caricato di significati e fare da mediatore per messaggi originariamente assenti nell’animale naturale, ma il suo aspetto naturale conserverà sempre una oggettività slegata dal gusto dell’artista. Ciò non può valere per gli oggetti della paleoarte.

Non neghiamo che, in vita, anche il tirannosauro abbia avuto una apparenza oggettiva svincolata dall’estro dell’osservatore, ma essa è ormai perduta da 66 milioni di anni, e può essere riportata in vita solo in forma sbiadita, in modo parziale ed indiretto: la paleoarte quindi non è (e non potrà mai essere) la rappresentazione della vita del passato, ma sarà sempre la rappresentazione delle ipotesi e delle  che noi esseri umani abbiamo elaborato (e continueremo ad elaborare) nel tentativo di capire e spiegare la natura dei fossili.

Il  della paleoarte non sta quindi solo nell’oggetto preistorico che rappresenta (e che possiamo conoscere più direttamente attraverso la scienza, senza una mediazione artistica), ma anche nel suo essere espressione e  di una sensibilità umana contemporanea che si rapporta con l’ dal passato.