*Quando lo Stato somiglia alla “mafia”* di Vincenzo D’Anna*

Intendiamoci: quello che illustreremo in questo editoriale, è un esempio di scuola su dove possa arrivare a spingersi, sotto l’imperio di leggi ingiuste e ricattatrici, quell’entità chiamata “Stato” in danno dei suoi stessi amministrati. Ora, che il Leviatano statale ci abbia spesso trattato come sudditi e non come componenti della società civile, è un fatto noto a tutti tranne che agli idolatri dello statalismo, ovvero un’istituzione che adotta una dottrina socio economica di governo pervasiva e tirannica muovendosi con norme non ispirate né alla giustizia, né all’equità, soffocando, in tal modo, le libertà di cui sono depositari i cittadini. Perché, è risaputo: quando viene meno il rispetto per le libertà economiche e per quelle di mercato, sono minacciate anche tutte le altre libertà. Ora, se lo Stato sceglie di avocare a sé stesso condotte di questo genere, ecco che si pone su di un piano di immoralità, trasformandosi in un despota che somiglia, per merito e metodo, agli estorsori ed ai malavitosi. E’ questo il caso della legge n. 56 del 2023 che porta il nome di “payback” in sanità, ossia di quel meccanismo imposto dal legislatore in merito alla realizzazione e/o alla fornitura di dispositivi medici. Un furbesco espediente consistente nella restituzione – da parte delle aziende fornitrici del comparto sanitario – dell’importo pari al 50% delle spese per le forniture effettuate alle Aziende sanitarie, in quanto in eccesso alle disponibilità finanziare del compratore ( le singole Regioni). In parole semplici: lo Stato può richiedere al fornitore di beni e servizi (selezionato attraverso una regolare gara d’appalto), di riprendersi il bene fornito e già utilizzato dalle Aziende sanitarie, restituendo alle medesime il 50% dell’importo pagato al momento dell’acquisto. Per essere ancora più espliciti: un’Asl acquista un ecografo oppure una tac ma qualora la Regione dalla quale essa dipende, determini un deficit di spesa, il venditore è costretto a riprendersi indietro il macchinario restituendo all’Azienda appaltatrice il cinquanta percento dell’importo pagato per acquistarlo!! Per essere ancora più chiari: immaginate di aver comprato un televisore e che, per sopraggiunte difficoltà economiche della vostra famiglia, possiate restituirlo, dopo averlo utilizzato per un determinato periodo di tempo, al venditore, il quale vi rimborserà il cinquanta percento del suo costo!! Una circostanza inimmaginabile ed improponibile nel libero mercato di concorrenza, che accolla ai venditori l’acquisto di beni già usurati dall’acquirente, restituendo allo stesso la metà del prezzo di acquisto!! Per dirla, ancora, in altre parole: la pessima oppure incauta gestione dell’economia familiare viene scaricata sull’imprenditore che ha venduto il bene, come se questi avesse una qualsivoglia responsabilità se il compratore ha scelto di dilapidare i propri soldi. Eccolo là, dunque, lo Stato onnipotente e prepotente, pronto ad accollare parte dei debiti contratti dalle proprie aziende regionali sulle tasche dei fornitori!! Se ci spostiamo nel mondo reale di tutti i giorni, questo stato di cose può tranquillamente assumere i contorni di una vera e propria estorsione: un indebito obbligo che punisce coloro che hanno fatto semplicemente il loro dovere e sottostato alle regole descritte in un regolare bando di gara, che per sua natura, assume la caratteristica giuridica di lex specialis. In soldoni: lo Stato, che ha la presunzione di “saper fare” meglio degli altri – in regime di monopolio e di privilegio – in sanità (perché mancando il profitto ci sarebbe una pseudo superiorità etica dei fini), riversa le proprie inefficienze in quel settore, oltre che sui malati, anche sui soggetti che gli forniscono i beni strumentali di cui pure esso necessita!! E quelli che i debiti e le disfunzioni hanno provocato? Restano ineffabili ed intoccabili ai vertici della Aziende statali e degli enti regionali!! La politica ha i suoi privilegi e lo Stato peggio ancora!! Ma se questa non è un simulacro di associazione per delinquere sotto l’egida statale, poco ci manca. A rendere poi esplicito la circostanza che le nostre istituzioni giudiziarie, come la Corte di Cassazione e quella Costituzionale, siano spesso i numi tutelari di quelle leggi inique, c’è l’evidenza che esse abbiano bocciato i ricorsi dei poveri imprenditori che pure vi si erano affidati nell’illusione che la giustizia non fosse soggetta all’obbligo di mantenere il sacco alla politica del governo!! Fino a quando le nomine in quegli alti consessi saranno in parte politiche e si perpetuerà l’osmosi dei magistrati con gli uffici legislativi dei Ministeri e con i gabinetti dei Ministri, la solidarietà faziosa tra i poteri dello Stato non sarà mai estirpata. Chi ha ancora un minimo di pudore in seno come uomo libero arrossisca e si vergogni!!

*già parlamentare