*L’ombra dell’asteroide* di Vincenzo D’Anna*
L’Esa, l’ente spaziale europeo, ci informa di aver dato il “via libera” al programma Ramses per lo studio delle strategie di difesa planetaria: la missione ha in calendario l’incontro con l’asteroide 99942 Apophis che, nel 2029, effettuerà un passaggio particolarmente ravvicinato alla Terra. Il termine “Ramses” non ha niente a che vedere con il celebre faraone egiziano: si tratta di un acronimo che sta per “Rapid Apophis Mission for Space Safety”. Il monitoraggio di quel corpo celeste, non ha niente da vedere con le trame catastrofiche di numerosi film apocalittici di Hollywood che tanto ci hanno impressionato sullo schermo. Per quanto lontano dalla traiettoria di impatto dell’asteroide con la Terra, il solo passaggio di quel corpo roccioso ha comunque evocato in qualche le paure ancestrali dell’ignoto. Sì, perché la distanza tra Aposhis e il nostro pianeta è ritenuta più che sicura e non corriamo alcun rischio. Tuttavia non si tratta solo di aver paura quanto di dover considerare due cose: la prima è la verifica della attuale capacità che la scienza e la tecnica siano in grado – in un futuro speriamo lontanissimo – di deviare le traiettorie di questi ammassi rocciosi che vagano minacciosi nel cielo, dal buio cosmico potrebbe spuntare qualcosa di imprevisto capace di “incrociare” la nostra atmosfera. La seconda è di carattere filosofico ed etico, l’elaborazione del pensiero e della riflessione di quanto la potenza dell’Uomo sia oggi circoscritta e limitata innanzi agli eventi scatenati delle spaventose ed ignote forze dell’universo. Per dirla semplicemente: quanto poco valga la presunzione d’immortalità della razza umana, quanto vana la convinzione di poter gestire un potere umano senza che altre e superiori forze lo possano annientare. Affinché cada il radicato convincimento che gli uomini abbiano il potere di sopraffare, all’infinito, le evenienze future, di conquistare e comprendere l’infinito universo utilizzando gli strumenti forniti da una scienza onnipotente. A corollario di questi pensieri esistenziali, ci sarebbe da aggiungere che l’immensa grandezza e perfezione dell’universo, oltre alla parzialità delle conoscenze finora acquisite sul medesimo, depongano appunto per l’idea della creazione di tale incomparabile meraviglia. Insomma appare falso che tutto sia nato da un Big Bang, dalla sola combinazione di forze fisiche, chimiche e biologiche, secondo il caso e la necessità. Regge davvero poco l’ipotesi scientifica della formazione dell’universo, senza immaginare che ci sia o ci sia stata un “entità “ ordinatrice e regolatrice di tanto incomparabile complessità. Un Apostolo del Cristo, San Tommaso, è passato alla storia per aver creduto “solo perché vedeva”. Vedere l’immensa perfezione di cui è dotata quella pur minima parte dell’universo che conosciamo e non convincersi che sia stato creato, risulta veramente poco razionale. Tanto l’ateo che l’agnostico invocano come misura del vero la razionalità, eppure è solo supponenza, perché la razionalità dovrebbe spingere verso il convincimento di una creazione e non verso un originario caos induttore degli eventi decisivi per l’avvento del tutto. Se ne deduce che ogni idea di onnipotenza ed onniscienza, presente e futura, è cosa illusoria, insignificante e, se vogliamo, miserabile per gli essere umani. Se guardiamo sotto la grande tazza capovolta del cielo, ecco spuntare la consapevolezza dell’insignificanza dell’umanità intera e del pianeta che la ospita. Insomma siamo un nulla che coltiva la presunzione e la megalomania che possa comprendere e conquistare l’immenso, ci illudiamo, in quel breve attimo che dura la nostra permanenza su questo mondo, di poter coltivare e realizzare anche il male, la tracotanza aggressiva, la soppressione dei simili, la guerra di conquista. Il bello è che proseguiamo nel nostro errore ontologico di pensarci eterni e depositari di verità assolute. Eppure basterebbe l’impatto di un semplice…pezzo di asteroide con madre terra per cancellarci radicalmente dal creato!! Ed allora perché mai l’Uomo del terzo millennio, questo misero acino d’orzo posto in un granaio immenso che neanche riusciamo a calcolare, questo essere prossimo al nulla nell’universo e che si fregia di aver creato macchine perfette, intelligenze artificiali, strumenti potentissimi, non riesce a vivere nella propria reale dimensione? Quelle che sono grandi nazioni ricche e potenti militarmente, più delle altre, dovrebbero avere maggiore consapevolezza che il termine di paragone lo possono trovare alzando, in una notte d’estate, gli occhi al cielo, più che tra gli arsenali atomici oppure nei listini delle borse e la dimensione dei commerci!! Invece no. A farla da padrona è ancora l’idea della onnipotenza dello Stato, del potere costituito, sull’individuo, sull’uomo, che è una delle meraviglie del creato. Intendiamoci: il nostra è un pensiero laico e non fideistico, perché chi non crede nel Dio creatore può sempre credere nella bontà del cuore, nell’acume della mente e nella forza consapevole e nei valori morali che originano dal ragionamento. Quindi per credere occorre anche saper ragionare e non soltanto avere fede. Tornando ai minimi livelli della cronaca quotidiana, sorgono interrogativi terribili: perché mai si stenta a fronteggiare il ed i tiranni, rinunciando alla pace sociale, si conculcano le libertà ed i diritti naturali dei singoli individui, in questo piccolo atollo sparso nell’immensità del cielo? Forse occorrerebbe avere maggiormente il senso della precarietà di quel che veramente siamo in quel contesto universale e strabiliante per capirlo. E forse non sarebbe male che a tutto questo riflettere ed al vivere in accordo con la natura, ci inducesse l’ombra sinistra e terribile di un asteroide, proiettata sul pianeta più presuntuoso e supponente dell’universo.
*già parlamentare