MOLTI SI DOMANDANO: “NON SAREBBE MEGLIO IL RITORNO DI TOQUEMADE?” 

ORGE, RICATTI, RAPINE, DROGA, SESSO, MEDICINE E CIBI DELLA CARITAS SCADUTI, MONETA DI SCAMBIO DI TUTTO QUESTO… NON IN UN SUPERMERCATO MA NEI CONVENTI DI TEANO, PIEDIMONTE MATESE  E ROCCAMONFINA. CON QUESTO ULTERIORE SCANDALO LA CHIESA HA PERSO MOLTI FEDELI… 

COME SI PERDE LA FIDUCIA NELLA POLITICA E NEI POLITICI PER LE RUBERIE DI TOTI E COMPAGNI, COSI’  SI PERDE LA FEDE NELLA CHIESA E NEI SUOI SERVI SCIOCCHI E FROCI. 

HA DETTO BENE PAPA FRANCESCO : “C’E’ TROPPA FROCIAGGINE”-

IO AGGIUNGEREI – CON LE DOVUTE SPARUTE ECCEZIONI – CHE IL TUTTO E’ UNA ILLUSIONE BEN ARCHITETTATA PER ABBINDOLARE GLI INCREDULI, PER GESTIRE IL POTERE E FARE “I CAZZI PROPRI”… COME NEL CASO CHE TRATTIAMO OGGI SUL NOSTRO GIORNALE-  

Rapporti sessuali in cambio di un lavoro precario, cibo della Caritas spesso scaduto e medicinali: gli incontri hot sarebbero avvenuti anche nei conventi in provincia di Caserta. E due frati avrebbero partecipato a rapporti di gruppo organizzati sulle chat di incontri. È quanto emerge dai riscontri raccolti nel corso delle indagini dai carabinieri della compagnia di Casoria e della caserma di Afragola, che mercoledì hanno arrestato 6 persone tra cui due frati.
Un vero e proprio scandalo a luci rosse nel santuario di Sant’Antonio ad Afragola, punto di riferimento di migliaia di fedeli. In manette sono finiti padre Domenico Silvestro, 52 anni, parroco del santuario di Sant’Antonio di Afragola e il frate francescano padre Nicola Gildi, 56 anni, arrestato nel convento di Piedimonte Matese.
I due religiosi sono accusati di violenza sessuale, mentre solo padre Gildi anche di essere il mandante di una rapina aggravata perpetrata ai danni delle vittime degli abusi che sui loro cellullari avevano registrato chat e messaggi a sfondo sessuale. Una soluzione estrema, quella della rapina, che ha portato i due frati da allacciare rapporti con imprenditori e rampolli della camorra, in un vero e proprio intreccio che con la fede e la solidarietà poco hanno a che fare.

 

I PERSONAGGI

Insieme ai due francescani sono finiti in carcere due noti imprenditori di Afragola, Giuseppe Castaldo, 54 anni, e Antonio Di Maso, 43 anni, accusati di aver pianificato la rapina dei cellulari delle due vittime e di aver contattato gli esecutori materiali del colpo, Danilo Bottino, 21 anni, di San Vitaliano e il suo complice Biagio Cirillo 19 anni di Marigliano, entrambi orbitanti nel clan Castaldo che controlla la zona di Marigliano.

Tra fede, sesso, ricatti e camorra, ci sarebbero tutti gli elementi di un moderno romanzo hot, che gli inquirenti si sono ritrovati a scrivere basandosi su denunce, testimonianze e riscontri che sembrano lasciare, purtroppo, ben poco spazio all’immaginazione.

L’EX FRATE TESTIMONE

Tra denunce e testimonianze raccolte dai carabinieri nel corso delle indagini coordinate dalla Procura di Napoli Nord, sono emersi alcuni dettagli agghiaccianti sui “vizi” dei due frati, che hanno la possibilità di difendersi dalle pesanti accuse, visto che l’inchiesta è ancora in fase preliminare. In particolare, lo scorso maggio, due settimane dopo la rapina del cellulare di uno degli uomini che hanno denunciato le violenze sessuali, i carabinieri hanno ascoltato l’ex frate Francesco, lui protagonista di un episodio del programma Le Iene, che lo aveva spinto a lasciare la tonaca. Fra’ Francesco ha raccontato di conoscere entrambe le vittime ed ha confermato le pesanti accuse contenute nelle loro denunce. La vittima «mi ha raccontato che per avere gli aiuti economici e i generi alimentari era costretto ad avere rapporti sessuali con padre Mimmo» ha spiegato l’ex frate, confermando che l’uomo lavorava «dai frati del santuario di Sant’Antonio di Afragola».

Tra i dettagli emersi nel corso della sua testimonianza, ci sono anche «altri episodi di questo tipo accaduti nei conventi sia di Roccamonfina, Teano che Afragola» dove «era presente anche frate Nicola Gildi» con cui la vittima era stato costretto ad avere rapporti sessuali. L’ex francescano ha confermato che «di questi episodi ne venivo a conoscenza nel corso della mia presenza nei conventi nei quali sono stato ovvero Roccamonfina, Teano, Afragola, luoghi questi» dove aveva spesso incontrato la vittima «che si trovava lì sempre per i soliti lavori che veniva chiamato a svolgere».

LE ORGE

Sia ad Afragola che a Teano «era sempre presente padre Nicola come parroco o figura importante, perché ha rapporti con il pubblico». Ma «era padre Mimmo ad obbligare» la vittima ad avere rapporti sessuali per ottenere in cambio generi alimentari della Caritas «spesso scaduti» e spesa. «Lui era costretto a compiere questi rapporti, perché se non acconsentiva non gli veniva fornita assistenza personale, spesa, medicine» ha riferito il testimone.

Un altro uomo della provincia di Napoli, invece, avrebbe ricevuto ricariche periodiche tra i 40 e i 60 euro sulle carte prepagate. Sui cellulari sequestrati, però, sono emerse anche tracce di vere e proprie orge e contatti in chat sui siti di incontri «Ciao Amigos» e «Tinder», dai quali partivano le richieste e i contatti, spesso con sconosciuti tra Napoli e Caserta, che sarebbero avvenuti anche all’interno dei vari conventi frequentati dai frati.

Afragola Dal convento al carcere di Poggioreale. Mattinata choc ad Afragola per l’arresto di padre Domenico Silvestro, 52 anni, parroco del santuario di Sant’Antonio di Afragola e di un suo confratello francescano padre Nicola Gildi, 56 anni, arrestato nel convento di Piedimonte Matese. I due religiosi sono accusati, il primo, di violenza sessuale e il secondo, oltre dello stesso reato, anche di essere il mandante di una rapina aggravata perpetrata ai danni delle vittime degli abusi che sui loro cellullari avevano registrato chat e messaggi a sfondo sessuale su due siti «Ciao Amigos» e «Tinder». Insieme ai due francescani sono finiti in carcere due noti imprenditori di Afragola, Giuseppe Castaldo, 54 anni, e Antonio Di Maso, 43 anni, accusati di aver pianificato la rapina dei cellulari delle due vittime e di aver contattato gli esecutori materiali del colpo, Danilo Bottino, 21 anni, di San Vitaliano e il suo complice Biagio Cirillo 19 anni di Marigliano, entrambi orbitanti nel clan “Castaldo” che controlla la zona di Marigliano.

L’OPERAZIONE

Ieri mattina, i carabinieri della compagnia di Casoria, diretta dal capitano Valentina Bianchin e i militari della caserma di Afragola, diretta dal luogotenente Raimondo Semprevivo, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tutti e sei gli indagati, disposta dal gip del Tribunale di Napoli Nord Caterina Anna Arpino, su richiesta della procura aversana diretta da Maria Antonietta Troncone. Considerate le condotte degli indagati e le prove raccolte, il gip accogliendo in pieno le prove raccolte è stato particolarmente severo, disponendo per tutt’è sei gli indagati la detenzione in carcere, ritenendo molto serio il pericolo di reiterazione dei reati. La clamorosa vicenda, ha avuto inizio circa tre anni fa quando le due vittime degli abusi sessuali, un italiano ed un extracomunitario, furono costretti a subire violenze da Don Mimmo e Don Nicola, per avere un posto di lavoro fisso nella manutenzione e nei piccoli interventi nelle chiese di competenza dei due religiosi e soprattutto beni di prima necessita tra indumenti e alimenti, alcuni anche scaduti. Abusi, che le due vittime registrarono con i loro telefonini.

Dopo qualche tempo le due vittime chiesero ai due religiosi arrestati di essere regolarizzati, e non ricevendo alcuna assicurazione si rivolsero agli avvocati che mossero causa alla Provincia francescana. Nel corso delle trattative, gli avvocati delle due vittime, con una lettera ritrovata nell’abitazione delle vittime (diventata oggetto di prova per l’accusa) informarono l’ordine francescano non solo del lavoro in nero svolto dai due uomini ma anche delle violenze subite dei loro assistiti, chiedendo anche per questo un giusto risarcimento, quantificato in 90mila euro ciascuno per le due vittime. In attesa della composizione della vertenza, la vicenda delle hot chat arrivò a Padre Nicola Gildi, che temendo che quel materiale potesse diventare di pubblico dominio, contattò i due imprenditori arrestati che organizzarono la rapina commessa materialmente dai due balordi. Una rapina anomala.

LA RAPINA

I due balordi, armati con mazza da baseball e coltello, dopo aver fatto irruzione nell’abitazione delle due vittime, in Via Maiello ad Afragola, riuscirono ad impossessarsi solo di un cellulare, perché una delle vittime reagì affrontando i malviventi, riuscendo a metterli in fuga, colpendo l’auto dei rapinatori, alla cui guida si trovava l’imprenditore Giuseppe Castaldo, con una statuetta si legno. Intuendo che quella rapina era finalizzata a far sparire i cellulari e le prove delle violenze subite, le due vittime accompagnate dai legali, denunciarono tutto ai carabinieri della caserma di Afragola, che in poco più di due mesi, hanno chiuso il cerchio mettendo fine a questa storiaccia. «È una vicenda amara, sulla quale, come sempre le indagini sono state rigorose e precise ha sottolineato il procuratore Troncone – Abbiamo lavorato, come è consuetudine con meticolosità, cercando con meticolosità solidi riscontri alle dichiarazioni rese dalle parti offese».

«È con molto dolore che ho avuto notizia questa mattina dell’arresto di due frati minori della provincia napoletana, di cui uno operante nel territorio diocesano. Il dispiacere e la tristezza non sono causati soltanto dall’apprendere delle infelici vicende in cui i due frati sono implicati, ma dallo smarrimento e dal turbamento che tale notizia provocherà nel cuore dei fedeli della parrocchia – scrive in una nota l’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia. «Nel comunicare a tutti che ho immediatamente provveduto a sospendere il parroco dal suo ministero, voglio esprimere ai fedeli di Afragola e a quanti sono legati per affetto e devozione al santuario di S. Antonio la mia personale vicinanza».

E in una nota fra Carlo Maria D’Amodio, ministro provinciale dei Frati minori, scrive «Ho attivato immediatamente, nella qualità di Ministro provinciale, la procedura canonica nei confronti dei due frati indagati per l’accertamento della verità. Attendo, inoltre l’Ordinanza del Pubblico Ministero per conoscere gli elementi dei reati ascritti e dei fatti imputati per meglio dettagliare ed articolare le ulteriori iniziative canoniche e giudiziarie».

FONTE: