Il caso Mirella Gregori, colpo di scena dalla Commissione: “Le dichiarazioni del marito di Sonia De Vito sono false”
De Rosa è il coniuge e allora fidanzato di Sonia De Vito, una cara amica di Mirella. Sonia fu anche l’ultima a vederla in vita
Orari che non tornano, versioni contrastanti: non è rassicurante quanto emerso dalle dichiarazioni di Fabio De Rosa, ascoltato ieri a Palazzo San Macuto dalla Commissione di inchiesta che indaga sulle scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. De Rosa, lo ricordiamo, è il coniuge e allora fidanzato di Sonia De Vito, una cara amica di Mirella. Sonia fu anche l’ultima a vederla in vita. Prima di sparire nel nulla, la ragazza di via Nomentana quel 7 maggio del 1983 fece tappa al bar di proprietà della famiglia della ragazza che in questi 41 anni, a dire della famiglia di Mirella, si è sempre mostrata reticente e poco collaborativa (per questo la De Vito fu anche indagata).
LE DICHIARAZIONI – Ieri, De Rosa è stato nuovamente ascoltato dai parlamentari della commissione a distanza di meno un mese dall’ultima audizione. La commissione ritiene che Fabio abbia mentito su un aspetto cruciale. “Le dichiarazioni sull’orario di arrivo al bar dei De Vito sono state messe a confronto con l’interrogatorio dell’epoca. E sono false”, hanno appurato i membri della commissione come riportato da Fanpage. Il 16 luglio scorso, De Rosa ha dichiarato di essere andato quel giorno al bar dei De Vito per prendere Sonia, allora sua fidanzata, “intorno alle 19.30-20” e non, come risulta invece dalle dichiarazioni rese all’epoca delle indagini, “intorno alle 15”. Ad aggravare la sua posizione c’è un’altra incongruenza: De Rosa ha sostenuto di non essere mai stato interrogato dal giudice Ilario Martella sul caso della giovane scomparsa il 7 maggio 1983. Anche questa dichiarazione è stata smentita da verbali e documenti di allora. De Rosa non è stato ascoltato solo in quanto fidanzato e attuale marito della De Vito. A coinvolgerlo sono state le dichiarazioni di Simona, compagna di scuola di Mirella Gregori. Il suo verbale, datato 1984, è agli atti dell’inchiesta ed è stato pubblicato per la prima volta in esclusiva sulla rivista Giallo: “Poco prima di sparire, Mirella mi rivelò di aver respinto gli approcci espliciti di Fabio, il fidanzato di Mirella”.
Quando parlai con Fabio e Sonia, il giorno dopo la scomparsa di Mirella, mi sembrarono entrambi quasi indifferenti”. Parole che al contrario non possono lasciare indifferenti e che aprono un nuovo scenario sulla vicenda di Mirella Gregori.
PADRE LOMBARDI: “WOJTYLA INTERVENUTO OTTO VOLTE” – Sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, è stato convocato ieri dalla commissione l’ex direttore della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede dal 2006 al 2016. Non posso accettare che si dica che c’è un intenzionale occultamento delle informazioni da parte del Vaticano, mi sembra una cosa che al limite è anche calunniosa”, ha detto nel suo intervento, prima di passare a prendere le difese di papa Giovanni Paolo II. “Papa Wojtyla è intervenuto otto volte in pubblico in favore di Emanuela Orlandi – ha aggiunto –, lo ha fatto per ricordare la situazione, invitando a pregare e rivolgendosi a chi fosse responsabile”. Secondo padre Lombardi, Giovanni Paolo II avrebbe dimostrato “il suo coinvolgimento diretto e quello dei suoi collaboratori” con le azioni nei confronti della famiglia Orlandi. “In Vaticano c’era una vera volontà di collaborare”, ha concluso.
LA REPLICA DI PIETRO ORLANDI – La sua dichiarazione è stata commentata da Pietro Orlandi, il fratello della 15enne scomparsa il 22 giugno a Roma. “Continuare a dire che c’è stata collaborazione da parte del vaticano è imbarazzante – ha dichiarato –, sono i magistrati italiani che in più occasioni dissero che purtroppo era mancata totalmente la collaborazione della santa sede. Riguardo le rogatorie internazionali, dire che ci sono state risposte è altrettanto imbarazzante. Alla richiesta dei magistrati di poter ascoltare alcuni prelati la risposta è stata “no”, appellandosi non mi ricordo a quale articolo tra Stato vaticano e italiano. Le domande sono state mandate e le risposte sono arrivate ma del tutto inutili a detta dei magistrati italiani”.
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