*Maduro come Pinochet. E tutti tace* di Vincenzo D’Anna*
Abbiamo già fotografato, in tempi non sospetti, il quadro della situazione in Venezuela. Abbiamo già detto come in quella nazione regnasse una dittatura di stampo marxista che aveva ridotto in miseria un paese un tempo florido. Niente di nuovo quindi sotto il sole: facile predire la decadenza economica e sociale quando al governo la fa da padrone chi soffoca ogni forma di libertà. D’altronde l’idea di edificare una società di eguali, come pretendono certe teorie socialiste, non può che passare per forme di repressione che presuppongono la cancellazione dell’idea che ciascun individuo abbia diritto a costruirsi il futuro con le proprie mani senza doversi accontentare di quello che lo Stato gli garantisce in egual misura. Un destino affidato alla fatale presunzione di un’entità plurale che, disponendo di tutti i mezzi (monopoli), può stabilire anche tutti i fini. Accentrato, così, nelle mani dell’apparato, il destino di ciascun cittadino, senza altra possibilità ed altra sorte, ecco che tutto soggiace alle scelte di coloro che governano la cosa pubblica. Si tratta di nomenclature che, sulla base dell’ideologia dominante, eliminano ogni dissenso, ogni anelito di libertà che possa creare turbative al preordinato svolgersi della programmazione pubblica. Ed allora le elezioni diventano un mero infingimento, un modo come un altro per poter dimostrare alla comunità nazionale ed internazionale che si è legittimati dal volere popolare ad esercitare una politica illiberale ed autoritaria. In virtù di tutto questo il voto viene adeguatamente indirizzato verso il consenso al regime, che presidia militarmente i seggi, chiude le frontiere, espelle la stampa estera, blocca il cambio e soffoca ogni forma di opposizione. Non è stato un caso che Maduro si sia proclamato vincitore prima ancora che fossero acquisiti tutti i risultati dei trentamila seggi elettorali, senza che i dati dello scrutinio venissero resi completamente noti e verificati. Insomma una frettolosa e lacunosa conclusione di un simulacro di consultazione elettorale. Tuttavia la forza delle “minoranze”, che anche secondo Maduro avrebbero riscosso il 49% dei voti espressi, contro il 60% calcolato dai suoi oppositori, è rimasta uno spauracchio per lui. Risultato: si è passati all’eliminazione di tutti i suoi principali rivali con arresti ed operazioni di polizia politica. Ad oggi si calcola che più di duemila persone siano state rastrellate ed imprigionate. Al momento nulla si conosce della sorte di tre parlamentari – Amerigo De Grazia, William Davila e Antonio Calvino – con doppio passaporto italo-venezuelano, nel mentre di Rita Capriati, anch’essa di chiare origini italiane e pure finita agli arresti, si sa “solo” che è in buone condizioni di salute. Nel mentre il repulisti continua, Maduro, che finalmente si è tolto la maschera (ammesso che l’abbia mai indossata!!), impegna e promette al popolo di far diventare il Venezuela una fotocopia della…Corea del Nord!! Ora, molti ricorderanno il golpe in Cile (11 settembre del 1973) di Augusto Pinochet costato la morte di migliaia di oppositori tra cui quella del socialista Salvator Allende, che era il legittimo Capo dello Stato. E molti ricorderanno ciò che accadde in Argentina il 24 marzo del 1976, con il golpe militare messo in atto dalle forze armate di quel Paese che poi, una volta al potere, adottarono metodi “fascisti” per sopprimere ogni forma di dissenso stroncandola in un bagno di sangue e torture. Ebbene in Venezuela il fascismo esiste. E’ semplicemente “rosso”, si chiama dittatura marxista, come nella vicina Cuba, ed è difficile cambiarne la connotazione!! Ne consegue che, dal momento che i contestatori di quel sistema non possono garrire le solite bandiere con il volto di Ernesto Che Guevara o i rossi vessilli con il simbolo della falce e martello, come accade regolarmente quando si tratta di “bacchettare” ben altri regimi di destra, ecco che la protesta anti-Venezuela non parte. O meglio: assume toni morbidi, non miete cioè scioperi né rumorosi e sdegnati cortei anti fascisti, come di norma accade nel Belpaese!! A casa nostra dobbiamo accontentarci di qualche dichiarazione del nostro ministro degli Esteri Tajani, il quale invoca l’esibizione dei registri elettorali; delle preoccupazioni paventate da Pier Ferdinando Casini per i deputati scomparsi e finanche delle parole sussurrate dal responsabile per gli affari esteri del Pd Peppe Provenzano. Questo e nulla più. Roba soft, una protesta ovattata da parole diplomatiche. Nient’altro che questo. E i Boldrini? I Fratoianni? I Bonelli? Le Schlein? I sanculotti grillini? Gli alfieri impettiti della sinistra tricolore, i cantori di “Bella Ciao”, sempre pronti a sventare la minaccia fascista, sempre pronti a vedere fantasmi di regime affacciarsi ovunque, sempre pronti a puntare il dito quando si tratta di criticare i vari Orban e Le Pen? Nulla. Tutto tace. Evidentemente la parentesi agostana, l’Italia chiusa per ferie, farà passare tanta acqua sotto i ponti lavando molte di quelle coscienze, svilendo molta di quell’attenzione!! Sissignore, non ci saranno preoccupati reportage dei giornali di sinistra né vedremo eroici inviati di stampa pronti a documentare la barbarie venezuelana!! All’opposto, ci sarà servito il consueto doppio peso al quale siamo abituati da tempo. Eppure sarebbe così bello chiedere a coloro che, imperterriti, continuano a chiedere a Giorgia Meloni dichiarazioni di anti-fascismo di farne anche una sull’anti-comunismo. A cominciare dalla ricca proletaria che siede alla guida del Pd e dal buon Giuseppe Conte ed i suoi farlocchi rivoluzionari all’acqua di rose. Hai visto mai che possano rispondere?
*già parlamentare