Angela Celentano, il giudice concede la proroga per indagare sulla pista turca: “Vive su un isolotto con un uomo che ha una cicatrice sul volto”
La giudice delle indagini preliminari di Napoli Federica Colucci ha concesso l’ulteriore proroga di 180 giorni richiesta dal pubblico ministero Giuseppe Cimmarotta, per le indagini:
È il peggiore incubo di tutti i genitori: voltare lo sguardo per qualche minuto, rigirarsi e non vedere più i propri figli. Il più delle volte sono solo falsi allarmi. Poi ci sono le storie terribili dei bambini scomparsi, come inghiottiti dalla Terra. A Maria e Catello Celentano sono bastati pochi attimi perché una gita in montagna si trasformasse in tragedia.
La gita Era il 19 agosto del ’96 quando Angela Celentano di soli tre anni scomparve dal Monte Faito durante una scampagnata insieme alla famiglia e alla Comunità Evangelica di Vico Equense. Ci andavano tutte le estati i Celentano in montagna, fino a quella terribile di 28 anni fa. A quel picnic c’erano 40 persone ma nessuno disse di averla più vista dopo le 13, quando la bambina si crucciò col papà per non esser riuscita a salire su di un’amaca, poi il nulla. Di ipotesi e indagini ne sono state fatte tante: dall’auto color oro con due stranieri a bordo ai racconti contraddittori dei due ragazzini Luca e Renato: gli ultimi ad averla vista quel giorno. Oggi Angela avrebbe 31 anni. Sarebbe una giovane donna e non più la bambina dal volto sorridente con occhi e capelli ricci color nocciola che conosciamo tutti. La sua famiglia non si è mai arresa e spera davvero che Angela sia viva. Per dare forza a questa speranza ha diffuso, un anno fa circa, una foto elaborata con un software di age processing, realizzata da un’equipe di esperti in Florida. Quest’immagine mostra come sarebbe Angela oggi, in modo che chiunque possa riconoscerla, in qualsiasi parte del mondo.
La pista turca Ci sono state tante investigazioni che purtroppo non hanno riportato a casa Angela. Prima c’era stata la pista, suggerita da un testimone, interna alla comunità stessa, poi quella sudamericana e infine a riaccendere le speranze è arrivata Vincenza Trentinella, una donna che nel 2009 sostenne di aver saputo che Angela era stata portata in Turchia, a Buyukada. Lo aveva appreso, disse, da un prete: tale don Augusto che avrebbe ricevuto a sua volta la confessione di una persona. Trentinella, dopo la morte del parroco, andò da sola in Turchia per fare la sua ricerca. Al suo ritorno diede un identikit e il nome del padre adottivo di Angela ai magistrati italiani. Disse che Angela viveva sul piccolissimo isolotto turco di Buyukada insieme ad un uomo che credeva fosse suo padre. Un uomo con una cicatrice sul volto di nome Fahfi Bey, professione veterinario. Per quanto surreale sia questa ipotesi, i dati forniti dalla signora Trentinella permisero di identificare quest’uomo e di interrogarlo. Sul volto, però, non aveva nessuna cicatrice e non ha mai conosciuto la signora Trentinella. Poi purtroppo più nulla è pervenuto dalla Turchia, nessuna notizia, nonostante i solleciti del sostituto procuratore al ministero della Giustizia.
Le indagini prorogate La giudice delle indagini preliminari di Napoli (fonte: il Corriere) Federica Colucci ha concesso l’ulteriore proroga di 180 giorni richiesta dal pubblico ministero Giuseppe Cimmarotta, per le indagini: è la stessa giudice che l’anno scorso si era rifiutata di archiviare il filone avviato dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli nel 2009, quando tutte le informazioni date dalla Trentinella finirono in un fascicolo d’inchiesta della magistratura italiana. Poco dopo, furono anche inviati in Turchia degli investigatori dall’Italia ma poi gli inquirenti si convinsero per la richiesta di archiviazione. Ma non è di questo avviso la giudice Colucci che pensa che sulla Turchia ci sia ancora molto da analizzare a cominciare dal fatto che pare sia stato interrogato l’uomo sbagliato: una persona che utilizza l’utenza telefonica di Fafhi Bey e che per questo è privo di quelle cicatrici sul collo indicate dalla Trentinella. Semplicemente non era lui. La risposta sulla sorte di Angela Celentano arriverà dalla Turchia? Basteranno sei mesi per ritrovarla?
Sul Monte Faito Andando molto indietro nel tempo, fino al dieci agosto di 28 anni fa, ci si scontra con altre domande rimaste insolute, sospese. Su tutte, ci sono quelle che vien naturale di porsi quando si pensa alle testimonianze degli ultimi ad aver visto Angela Celentano: i due bambini, Renato e Luca. Le due versioni di quanto accadde quel giorno non hanno mai collimato tra loro. Renato disse agli inquirenti di aver percorso un sentiero insieme ad Angela quel giorno per posare il pallone in auto. A metà strada, a un incrocio con un altro sentiero, Renato le avrebbe detto di tornare indietro e nessuno l’avrebbe più vista da allora. Un mese dopo la scomparsa, Luca smentì questa versione. Ai Carabinieri disse di aver incrociato quel giorno Renato insieme ad Angela mentre risalivano il sentiero. Dichiarò di avergli raccomandato di riportarla ai genitori ma Renato, disse, non gli avrebbe dato ascolto, e quel giorno sarebbe andato fino al parcheggio con Angela. Luca e Renato vennero interrogati separatamente alla presenza dei magistrati, le loro testimonianze restarono in contrasto tra loro. L’8 marzo 1997 Luca raccontò una seconda versione drammatica della vicenda che vedeva come protagonisti due uomini che rapirono Angela. Nella sua seconda versione disse agli inquirenti di aver rincorso i due sconosciuti che lo minacciarono con un coltello. Aggiunse il numero di targa dell’auto, poi Luca ritirò tutto, era solo “frutto della mia fantasia”, disse “in preda ad una crisi di coscienza”. Quei due ragazzini ormai adulti, hanno detto tutto ciò che sapevano?