Impunità

La destra recluta 3 nuovi Silvio Pellico piangenti: Dell’Utri, Buzzi e Formigoni

Le loro prigioni – In favore delle misure svuota-carceri arrivano le testimonianze degli esperti

24 Agosto 2024

Altro che Silvio Pellico. Mentre è nell’aria una nuova riforma delle carceri, i celebri condannati intervengono a giorni alterni per contribuire al dibattito con i racconti delle loro prigioni: Marcello Dell’UtriSalvatore BuzziRoberto Formigoni. Rispettivamente il fondatore di Forza Italia che ha scontato la pena per concorso esterno in associazione mafiosa; uno dei protagonisti dell’inchiesta romana “Mondo di mezzo”; e infine “il Celeste” ex presidente della Lombardia condannato per corruzione, riabilitato e in visita al Meeting di Comunione e Liberazione.

Il primo a essere stato contattato è Dell’Utri, che per i giudici ha avuto rapporti con Cosa Nostra dalla metà degli anni ’70 almeno fino al 1992. Condannato a 7 anni, dal 2014 ne ha passati solo quattro in carcere. E per buona parte del tempo nei locali sanitari: prima nell’infermeria a Parma, poi dal 2016 almeno per un anno in quella di Rebibbia, finché non gli sono stati concessi i domiciliari nel 2018, per motivi di salute. Ha finito di scontare la pena nel 2019. Il Foglio, a Ferragosto, ha donato ai suoi lettori il suo racconto “doloroso”: “Mi ha fatto male questa contrapposizione tra la guardia e il ladro. Il carcerato così fatica ad avere rispetto per lo Stato. A dominare è il sentimento di odio”. A un detenuto ha offerto il suo supporto “quasi da psicologo” per impedirgli di suicidarsi: “Chiedeva cose stupide, un lenzuolo, una coperta in più”. Adesso che è fuori, Dell’Utri si consola con i 27 milioni (erano 30, ma ha dovuto pagare le tasse) ereditati da Silvio Berlusconi. Tre giorni dopo la prima intervista, è stato contattato dal Giornale. “Il carcere è un incubo, e devi essere ben preparato per sopravvivere”. Lui no, ma le cronache ricordano che prima della cella aveva dimostrato deliberata volontà di fuga in Libano.

Salvatore Buzzi invece ha deciso di esporsi senza essere interpellato. Almeno la prima volta, perché la seconda lo hanno cercato. A suo dire, gli hanno dato 12 anni e 10 mesi per “fatti banali”, e ha passato in carcere la metà, 6 anni e 7 mesi. Il 20 agosto ha scritto una lettera a La Verità suddivisa in punti. Il problema del sovraffollamento, spiega al punto 2, è la voglia di legalità: “I detenuti sono in costante aumento, perché, dai tempi di Mani pulite, sono aumentate le fattispecie di reato e sono aumentate di molto anche le pene”. Intervistato dal Giornale, il 21 agosto, ha raccontato: “Lo scorso anno ero detenuto a Catanzaro. Avevamo una situazione inumana”, in più “eravamo in due in una cella che invece ne poteva ospitare uno. Come fai a vivere in queste condizioni?”. Lo stesso Buzzi che in un’intercettazione diceva: “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno”. Nella sua ritrovata umanità, Buzzi difende un altro indagato per corruzione, Giovanni Toti, ex presidente della Liguria: “Perché è stato arrestato?”.

Infine ieri Formigoni “si racconta” a Repubblica: “Ero in cella con due che avevano commesso un omicidio e un bancarottiere. Quando arrivai uno dei due dentro per l’omicidio mi spiegò come funzionava la vita in galera”. Buttava le briciole in corridoio: “Bravo, mi disse il presunto omicida, così quelli fuori vedranno che anche tu lavori. Ma in realtà non facevo niente. Per tutti ero il presidente, anche le guardie mi chiamavano ancora così, e facevano la fila per parlarmi. Mi chiedevano aiuto”. Condannato a quasi 6 anni, ha fatto 5 mesi di carcere, e oggi, dopo le accuse di baratto corruttivo tra cene e gite in barca, si lamenta delle finanze da 2mila euro al mese, come ha detto in altre circostanze.

Con queste testimonianze, non stupisca che gli interlocutori siano accorsi. Dell’Utri, ad esempio, si è complimentato con il vicepremier forzista Antonio Tajani per aver promosso “Estate in carcere”, ovvero le visite presso le case circondariali dei membri del suo partito per denunciare lo stato delle carceri. L’ultima è di ieri, del viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, a Bari. Tuttavia Dell’Utri bacchetta: “Avrebbero potuto pensarci prima”. A porgere orecchio ai condannati, anche il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, meloniano. Ha scritto a La Verità per dire che non accetta ricatti, ma rispondendo direttamente a Buzzi.

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