Sentirsi migliori degli altri stimola il rilascio di dopamina.  Pensate di non dover migliorare perché siete già perfetti? Che noia.  Riflessioni e osservazioni di Franco Cocozza

 

 

I neuroscienziati che nel 2013 hanno pubblicato un articolo sui Proceedings of the National Academy of Sciences hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale (Fmri) e la tomografia a emissione di positroni (Pet) per dimostrare che sentirsi migliori degli altri stimola il rilascio di dopamina, che a sua volta tiene a bada l’attività in parti del cervello come l’area dorsale della corteccia cingolata anteriore, un’area associata all’angoscia.
Come prevedibile, le persone prive del bias di conferma soffrono più di quelle che ne sono provviste.

Anche se le cose non sono chiare, alcuni studiosi sostengono che i soggetti che valutano accuratamente se stessi tendono a manifestare disturbi dell’umore come la depressione, un fenomeno chiamato “realismo depressivo”.

Sentirsi dire di essere meravigliosi o addirittura perfetti stimola la nostra necessità di auto accrescimento. È per questo che le persone vicine ci dicono queste cose. Inoltre, possiamo anche farlo da soli. Intere tecniche psicologiche sono state costruite sul bias di conferma, come lo stimolo dell’autostima attraverso le affermazioni positive.

Al Franken ha proposto una famosa parodia di questa tecnica con il suo personaggio comico Stuart Smalley, la cui frase tipica era “sono abbastanza buono, abbastanza intelligente e piaccio alla gente, dannazione!”.

Tuttavia, anche se l’auto accrescimento provoca sensazioni positive a breve termine, non è una soluzione duratura per i problemi della vita. Presto o tardi, infatti, siamo condannati a fare i conti con la verità.

Per esempio, alcuni ricercatori che hanno pubblicato uno studio sul Journal of Personality and Social Psychology hanno dimostrato che gli studenti universitari con una percezione ingigantita delle loro capacità accademiche presentavano un umore migliore e sensazioni più piacevoli. Ma l’illusione della superiorità non provocava un miglioramento dei loro risultati scolastici. Al contrario, quegli studenti disattendevano spesso le proprie aspettative, riducendo la propria autostima sul lungo periodo.

Tutto questo suggerisce un collegamento tra la nostra tendenza a fare complimenti agli altri (soprattutto a ragazze e ragazzi) per stimolarne l’autostima nell’immediato e l’incremento dei disturbi dell’umore tra i giovani adulti a lungo termine.

Inoltre, questo fenomeno può spiegare come mai molti giovani finiscano per ritenere che il mondo gli sia ostile. “Se sono fantastico, allora sono gli altri a creare i miei problemi”. È facile capire perché molti ragazzi credono di vivere una situazione triste e ingiusta quando devono affrontare il fatto che i risultati a scuola o al lavoro non corrispondono alla propaganda dell’auto accrescimento. E così ci ritroviamo davanti a un dilemma: vogliamo sentirci meglio e far sentire meglio anche gli altri, ma la tendenza a farlo attraverso l’auto accrescimento è una soluzione di breve durata che alla lunga comporta conseguenze negative. Allora vi suggerisco quattro frasi più sane e accurate da dire a voi stessi e agli altri.

Non sei perfetto, ma sei normale
Invece di cercare di cancellare le emozioni negative, cominciamo enfatizzando il fatto che siamo tutti normali nelle nostre imperfezioni. Il dolore, fisico o mentale, è un segno che qualcosa non va. Di solito lo interpretiamo come la prova che qualcosa, dentro di noi, è anormale o fuori uso. Questo sentimento è rafforzato da una cultura che tende a inquadrare i dolori emotivi come patologie che hanno bisogno di una cura e non come una parte intrinseca della vita. Naturalmente le sofferenze mentali sotto forma di depressione o ansia possono derivare da un disturbo che necessita di una risposta terapeutica, ma di per sé il dolore emotivo è una delle cose più normali che esistano. Se non vi siete mai sentiti tristi e inadeguati allora è certo che c’è qualcosa che non va.

Accetta te stesso

Accettare le proprie imperfezioni è più salutare che cercare di convincersi che non esistano. Trattare noi stessi con compassione – anziché con biasimo o disonestà – ci rende più compassionevoli nei confronti degli altri. Nel 2020 alcuni ricercatori hanno scoperto che, quando le persone accettavano i propri difetti diventavano più tolleranti rispetto ai difetti che percepivano nel partner o nei conoscenti. Per accettare le nostre imperfezioni abbiamo bisogno di riconoscerle senza giudicarle, ammettere che sbagliare è umano e analizzare con calma il dolore.

Lavora per migliorare

Dire “in questo momento ho questo difetto” non significa credere che sarà così per sempre. Al contrario, l’accettazione può e deve facilitare il miglioramento. Se avete imparato una seconda lingua da adulti sapete sicuramente che accettare le difficoltà iniziali con buonumore è estremamente importante, in modo da avere un incentivo a migliorare ed esercitarvi facendo errori senza sentirvi in imbarazzo. In quest’ottica è fondamentale resistere alla tentazione dell’auto accrescimento. Se vi convincerete di poter imparare rapidamente e facilmente a parlare un’altra lingua non farete mai progressi.
Evitate di dare la colpa agli altri
Come abbiamo visto, il problema dell’auto accrescimento è la necessità di fare i conti con la realtà delle proprie imperfezioni a lungo termine. Quello è il momento in cui notiamo la dissonanza cognitiva, in cui due convinzioni – sono fantastico/non sono affatto fantastico – creano una tensione incompatibile. Questa tensione può spingere a cercare una spiegazione esterna: sono fantastico ma sono penalizzato da forze esterne o da altre persone. In alcuni casi può davvero essere così, ma di solito si tratta di una forma diversa di autoinganno, che tra l’altro causa grandi sofferenze. Gli esperti hanno dimostrato che le persone con scarsa capacità di autoregolamentazione emotiva tendono a incolpare gli altri per i propri errori. Questa forma d’illusione può neutralizzare i cattivi pensieri nel breve periodo, ma gli studiosi sottolineano che assumersi la responsabilità delle proprie decisioni è una strategia migliore per gestire le emozioni negative a lungo termine.
Un ultimo suggerimento: rivalutate le vostre imperfezioni (e quelle degli altri) smettendo di considerarle fallimenti ma inquadrandole come rompicapo interessanti da risolvere. Se amate il rompicapo sapete che all’inizio ci piacciono quelli facili, ma poi finiscono per annoiarci e cerchiamo alternative più complesse. Se invece sono troppo difficili, ci sentiamo frustrati.
Lo stesso principio si applica quando pratichiamo uno sport o impariamo a suonare uno strumento. A ogni livello di abilità bisogna trovare l’equilibrio fra troppo facile e troppo difficile. Il livello di gradimento sale man mano che affiniamo le nostre capacità e siamo in grado di affrontare mansioni più complicate. Le sfide della vita sono come i rompicapi. La mia sensazione è che buona parte dell’aumento dell’infelicità rilevato dai ricercatori derivi dal fatto che utilizzando l’auto accrescimento per evitare la sofferenza rimaniamo intrappolati al di sotto del livello di gradimento nell’affascinante gioco dell’automiglioramento.

Pensate di non dover migliorare perché siete già perfetti? Che noia.

FONTE: WWW.WIKIPEDIA (Traduzione di Andrea Sparacino)

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