«𝐴𝑚𝑒𝑡𝑠 𝐴𝑟𝑧𝑎𝑙𝑙𝑢𝑠 𝐴𝑛𝑡𝑖𝑎 𝑒̀ 𝑢𝑛 𝑏𝑒𝑟𝑡𝑠𝑜𝑙𝑎𝑟𝑖, 𝑜𝑣𝑣𝑒𝑟𝑜 𝑢𝑛 𝑎𝑟𝑡𝑖𝑠𝑡𝑎 𝑏𝑎𝑠𝑐𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑚𝑝𝑟𝑜𝑣𝑣𝑖𝑠𝑎 𝑠𝑢 𝑢𝑛 𝑡𝑒𝑚𝑎 𝑖𝑛 𝑟𝑖𝑚𝑎 𝑒 𝑖𝑛 𝑚𝑒𝑡𝑟𝑖𝑐𝑎. 𝑁𝑒𝑙 𝑐𝑎𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝐹𝑟𝑎𝑡𝑒𝑙𝑙𝑖𝑛𝑜, 𝑡𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝑜𝑟𝑖𝑔𝑖𝑛𝑎𝑟𝑖𝑜 𝑀𝑖𝑛̃𝑎́𝑛, 𝑖𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑠𝑓𝑜𝑟𝑧𝑜 𝑒̀ 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑑𝑖 𝑟𝑎𝑐𝑐𝑜𝑔𝑙𝑖𝑒𝑟𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑣𝑜𝑐𝑒 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑎𝑚𝑖𝑛𝑎𝑟𝑙𝑎: 𝑛𝑒𝑠𝑠𝑢𝑛 𝑎𝑟𝑡𝑖𝑓𝑖𝑐𝑖𝑜 𝑟𝑒𝑡𝑜𝑟𝑖𝑐𝑜, 𝑚𝑒𝑡𝑎𝑓𝑜𝑟𝑎, 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑟𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑙𝑒𝑡𝑡𝑒𝑟𝑎𝑟𝑖𝑎. 𝑈𝑛𝑎 𝑣𝑜𝑐𝑒 𝑛𝑢𝑑𝑎, 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑙𝑡𝑒𝑟𝑛𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑒 𝑖𝑛 𝑝𝑢𝑙𝑎𝑎𝑟 ( 𝑙𝑎 𝑙𝑖𝑛𝑔𝑢𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙’𝑒𝑡𝑛𝑖𝑎 𝑓𝑢𝑙𝑎), 𝑖𝑛 𝑠𝑢𝑠𝑢, 𝑖𝑛 𝑚𝑎𝑛𝑖𝑛𝑘𝑎, 𝑖𝑛 𝑓𝑟𝑎𝑛𝑐𝑒𝑠𝑒 … 𝑃𝑎𝑟𝑜𝑙𝑒 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑡𝑟𝑎𝑑𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑜𝑔𝑛𝑢𝑛𝑎 𝑎𝑝𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖𝑒𝑛𝑒 𝑎 𝑢𝑛 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑒 𝑡𝑟𝑎𝑑𝑢𝑟𝑙𝑒 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐ℎ𝑒𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒 𝑡𝑟𝑎𝑑𝑖𝑟𝑒. 𝐿𝑎 𝑓𝑒𝑑𝑒𝑙𝑡𝑎̀ 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎, 𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑙𝑖𝑛𝑔𝑢𝑒, 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑣𝑜𝑐𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑖𝑜𝑟𝑒 𝑓𝑢𝑛𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑖̀ 𝑏𝑒𝑛𝑒 𝑑𝑎 𝑖𝑛𝑡𝑟𝑎𝑝𝑝𝑜𝑙𝑎𝑟𝑡𝑖: 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟𝑒𝑛𝑑𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑑𝑖𝑒𝑡𝑟𝑜 𝑔𝑙𝑖 𝑠𝑏𝑎𝑟𝑐ℎ𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑐𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑛𝑢𝑚𝑒𝑟𝑖, 𝑛𝑜𝑚𝑖, 𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑒 𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖𝑐ℎ𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑎𝑙𝑙’𝑎𝑙𝑡𝑟𝑎. 𝐶𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑢𝑜𝑚𝑖𝑛𝑖 𝑒 𝑑𝑜𝑛𝑛𝑒 𝑒 𝑏𝑎𝑚𝑏𝑖𝑛𝑖. 𝐸 𝑐𝑖 𝑠𝑒𝑖 𝑡𝑢 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑖»

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L’incontro nella cattedrale medievale di Casertavecchia è l’unico appuntamento italiano assoluto finora di Amets e l’unico sicuramente del 2024. Finora Amets Arzallus Antia è stato in Italia per incontrare Papa Francesco e per Che Tempo Che Fa. E adesso terrà il suo unico incontro pubblico a Casertavecchia

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«Fratellino» è il libro più amato da Papa Francesco. La storia è semplice. Ibrahima è alla ricerca del fratello piccolo, partito con l’intenzione di raggiungere l’Europa e mai arrivatoci, che Ibrahima Balde lascia la Guinea, il lavoro di apprendista camionista, per intraprendere un viaggio che non aveva intenzione di fare, ma che è comune a migliaia di africani

Il romanzo è la cronaca, lucida ed essenziale, della vita di Ibrahima Balde, da lui stesso raccontata e scritta dal poeta Amets Arzallus Antia. Una voce che ci fa conoscere, senza vittimismo ma in tutta la sua drammaticità, da chi l’ha vissuta in prima persona, cos’è la traversata del deserto, il traffico dei migranti, la prigionia, le torture, la polizia, il viaggio in mare, la morte

Una voce ferma, così chiara e profonda da diventare a tratti poetica, che ci racconta cosa significa conoscere la sete, la fame, la sofferenza. Esistono mille motivi e storie che portano una persona ad attraversare il Mediterraneo per cercare di raggiungere l’Europa. La disumanizzazione delle loro morti sembra necessaria per alimentare la nostra indifferenza. In realtà ognuna di queste vite è unica e pertanto universale e raccontarlo sottolinea proprio questo. Vi aspettiamo per commuoverci e gioire insieme

Antonietta Casapulla servizi integrati Rti Lavanolo