Ambiguità italiane (di Stelio W. Venceslai)

 

 

Qualunque guerra è destinata a finire. Può durare per anni ma, alla fine, una delle due parti cede. È una legge inevitabile.

Passata la tempesta, si raccolgono i cocci. A che è servita?

Prendiamo il caso di Israele: decine di migliaia di morti, innocenti o no (ha importanza?), distruzioni immani, odii perenni. Ci sarà un riassetto geopolitico nel Medio Oriente? Difficile, quasi impossibile, dopo il solco scavato dalle reciproche reazioni a fronte delle quali il mondo è impotente (anche gli Stati Uniti, almeno sino a quando saranno i protettori palesi di Netanyahu).

I commentatori politici si esaltano dinanzi al fatto che, nonostante tutto, i bambini palestinesi saranno vaccinati contro la polio. Un gran bel gesto. Moriranno vaccinati. Nessuno dice che questa operazione sanitaria, in realtà, serve ad impedire il propagarsi della polio in Israele e in Egitto. Una carità molto pelosa. Continueranno i massacri, anche di bambini. Sono Palestinesi e, quindi, chi se ne frega! Tanto continueranno a far figli.

La morte con un colpo alla nuca dei sei ostaggi israeliani accende la protesta nelle piazze contro Netanyahu. Ma lui non sente ragioni. Vuole la sicurezza di Israele su un mare di morti. È possibile? No, è un’illusione. Un oceano di odio stringe Gerusalemme in una stretta mortale. Durerà per decenni ancora, di sterminio in sterminio.

Forse durerà di meno in Ucraina. Putin è un osso duro e l’Occidente balbetta di pace e di sanzioni. L’Occidente è al bar a prendere un caffè, mentre in quel Paese i Russi avanzano e la gente muore.

L’offensiva ucraina a Kursk ha sorpreso il mondo (e i Russi), ma farà la fine del colpo di coda di Hitler nelle Ardenne, nel dicembre 1944. Non è servita a fermare l’avanzata russa nel Donetz. In Ucraina c’è crisi. Il governo per metà si è dimesso dopo il massacro di Poltava. Zelenski caccia e sostituisce generali e ministri, ma la sensazione che serpeggia è di uno sbando imminente. Hanno bisogno di armi a lunga gittata per colpire le basi russe nelle retrovie, ma l’Occidente, che gliel’ha date, nega il permesso di attaccare la Russia. Una cosa folle.

In guerra tutto (o quasi) è lecito, in Ucraina no. Anche l’Italia è su questa linea, come l’Ungheria e la Slovacchia, con la scusa che non siamo in guerra con la Russia. Non hanno gli stessi scrupoli Cina, India, Iran e Corea del Nord, che non sono in guerra con l’Ucraina.

In Europa, nel frattempo, cresce la fronda filo- putiniana. In Germania le recenti elezioni in Turingia e in Sassonia hanno visto il grande successo dell’AfD, un partito di estrema destra nostalgico e rampante. Sono anti-americani, anti europei, anti-immigrazione e stanchi di questa guerra. Li capisco, ma la fine dell’egemonia americana in Europa significa l’inizio di quella russa. Non credo che sarà migliore.

Il fatto è che l’egemonia europea di marca ottocentesca si è suicidata da tempo sui campi di battaglia.

Abbiamo costruito un’Europa fidando sullo scudo americano. Se lo scudo viene a mancare, l’Europa è nuda come mamma l’ha fatta. Un boccone facile per chi, come Putin, punta tutto sull’esercito e sulla sua forza militare.

In Italia non si percepisce questo pericolo. Siamo ambigui, un occhio a destra e uno a sinistra, sempre pronti a saltare il fosso e a passare dall’altra parte. Abbiamo una tradizione in materia.

D’altro canto, c’è un governo che, nonostante la buona volontà della Meloni, si trastulla nei distinguo e nell’arrampicarsi sugli stessi specchi. Il dibattito politico sui grandi temi che decideranno del nostro futuro è assente. Si tira a campare.

Abbiamo Ministri strani, Ministri parenti, Ministri innamorati, chi indagato, chi compromesso, chi inutile e chi ingenuo. C’è davvero di tutto.

Se la Meloni ha il potere in mano (non è la donna più potente d’Italia, secondo il Time?), li cambi senza aspettare le reazioni della sinistra. Ha il potere per farlo e, se non ce l’ha o non se la sente di farlo, chi comanda allora in questo Paese?

Farebbe del bene al Paese, almeno in questo. Fantozzi non è in carica nel governo ma è come se ci fosse e i suoi colleghi, più che occupati per le loro competenze, sembrano esserlo per occupare poltrone lucrose.

Occorre una mano ferma e decisa ed ispirare fiducia.

Gli elettori, almeno quelli che sono rimasti, sono diffidenti e reagiscono emotivamente quando avvertono che le cose non vanno. Lo abbiamo visto con i 5Stelle, quando promettevano cose serie, forse impossibili, contro tutti. Ed hanno avuto successo. Poi, ci si è resi conto che erano povera gente, sprovveduta, incompetente e raccogliticcia, e l’elettorato li ha mollati.

Sbandato e deluso dal centro, dalla sinistra, dal centrosinistra e dai pentastellati che si sono alternati nel tempo al governo del Paese, l’elettore medio si è infine orientato verso la destra, che in realtà non aveva ancora provato, sperando in una politica nuova, senza bande di profittatori e congreghe di arrivisti dell’ultima ora.

Se sarà ancora una volta deluso, dopo averle provate tutte, si dissolverà nell’astensionismo, la malattia mortale della democrazia.

 

 

Roma, 05/09/2024