Pulci di Stefano Lorenzetto
Dall’editoriale del direttore Mario Sechi sulla prima pagina di Libero, dedicato al caso Sangiuliano: «Ah, il melodramma. C’è il rovescio della medaglia, non dubito che si possa (e forse si debba) ridere di questa storia, c’è un lato trash irresistibile, il ridicolo è ovunque, c’è un uomo al tappeto, c’è una donna che lo infilza con il tacco a spillo, c’è niente meno che la suspence, preceduta dal sorriso beffardo, premonitore del dileggio, l’attesa per la stoccata social della Boccia con le cartucce nella manica». Le grafie suspence e suspance (talvolta sui giornali s’incontra anche quella, purtroppo) sono inesistenti nei dizionari d’italiano, di francese e d’inglese. L’unica corretta è suspense, vocabolo che la lingua britannica ha mutuato dall’espressione en suspens (in sospeso) dei francesi.
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«Caso Sangiuliano / Per capirci qualcosa, occhio alle date…», è il titolo dell’editoriale firmato in prima pagina da Maurizio Belpietro. Che però, in fatto di date, parte con il piede sbagliato. Scrive infatti il direttore della Verità: «La vicenda fra Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia comincia nello scorso maggio». Ma questa non è la verità, bensì la versione del ministro della Cultura. Al contrario, la bionda imprenditrice di Pompei, con cui Sangiuliano intratteneva una relazione sentimentale, ha sempre sostenuto di averlo conosciuto l’anno scorso. Concetto ribadito anche nell’intervista esclusiva concessa a Federico Monga, vicedirettore della Stampa: «Ci siamo conosciuti nell’agosto del 2023 a Pompei alla presentazione della candidatura della cucina italiana patrimonio dell’Unesco, attraverso conoscenze comuni. Da maggio di quest’anno ci siamo frequentati lavorativamente molto più spesso». Evidentemente, Belpietro ha chiuso un occhio sulle date.
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Nel fumetto della vignetta di Emilio Giannelli, sulla prima pagina del Corriere della Sera, si legge: «Che ne pensa del caso San Giuliano?». Non ci pare che Gennaro Sangiuliano abbia qualcosa da spartire con il martire che, secondo la tradizione agiografica, fu decapitato nel IV secolo durante la persecuzione di Diocleziano.
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Nella rubrica Libro in gocce, sul Fatto Quotidiano, Giorgio Dell’Arti riporta una serie di soprannomi e insulti sul conto di Silvio Berlusconi, raccolti da Filippo Ceccarelli in B. Una vita di troppo (Feltrinelli). Incluso il seguente: «Se avesse le tette farebbe l’annunciatore». Il gender dilaga. (Citazione farlocca. La battuta fu coniata da Enzo Biagi, che la ricordò il 4 febbraio 1986 in una celebre intervista televisiva con lo stesso Berlusconi, la prima che il Cavaliere concesse alla Rai. Ed era questa: «Mi scusi se mi cito, ma una volta io ho scritto – con un po’ di malizia – che se lei avesse un puntino di tette farebbe anche l’annunciatrice»).
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«Per un uomo alla guida di un Paese che ha lasciato l’Ue, Keir Starmer è molto impegnato con i suoi omonimi europei: ieri, al fianco del cancelliere Olaf Scholz a Berlino, ha chiarito il perché», informa Paola De Caro (Corriere della Sera) da Londra. Non sapevamo che in giro per l’Europa vi fossero altri politici che portano lo stesso nome del nuovo premier britannico. A meno che non si tratti di omologhi, cioè di primi ministri.
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Titolo dall’Ansa: «In 157mila in pensione di vecchiaia da almeno 40 anni». Sommario: «Dal 1984, prima di Pertini al Colle». Annotazione criptica, e comunque errata: Sandro Pertini fu presidente della Repubblica dal 1978 al 1985.
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Nella tradizione cristiana la settimana inizia con la domenica. In un eruditissimo articolo sul supplemento domenicale del Sole 24 Ore, il filologo classico Filippomaria Pontani dimostra di esserne al corrente ma incappa in uno svarione imperdonabile. Trattando dei nomi assegnati nell’antichità e in età tardoantica ai giorni della settimana, scrive, peraltro in modo oscuro per il lettore non specialista, che «gli dèi falsi e bugiardi occhieggiano nei calendari di tutta Europa (il solo Portogallo resta fedele a Martino di Braga, che propose invece “prima feria”, “secunda feria”…)». Il monaco della Pannonia, poi vescovo, per la sua opera di evangelizzazione venne chiamato da Isidoro di Siviglia l’«apostolo degli svevi», che dominavano la regione nord-occidentale della penisola iberica. Morto nel 579, il padre della Chiesa è ricordato per aver introdotto la terminologia ecclesiastica latina dei giorni della settimana, però non si sognò di chiamare prima feria il giorno che apre la settimana cristiana. L’espressione non è mai usata in questa accezione, e Martino mantenne per il dies Solis (il «giorno del Sole» rimasto nell’inglese sunday e nel tedesco Sonntag) l’antichissima denominazione cristiana di dies dominica, cioè «giorno del Signore» (dominus), che si ritrova, in greco, già all’inizio dell’ultimo libro biblico, l’Apocalisse (1, 10) di Giovanni, in prevalenza datata alla fine del I secolo. Partendo dalla domenica il vescovo denominò i giorni successivi feria secunda (lunedì) e così via fino alla feria sexta (venerdì), lasciando per il settimo giorno, il dies Saturni dei pagani (da cui l’inglese saturday), il nome sabbatum, il «giorno di riposo» che ricordava il «settimo giorno» benedetto e santificato da Dio dopo la creazione del mondo, come si legge nel libro della Genesi (2, 2-3). E dal latino di Martino di Braga l’uso è passato nel portoghese.
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Incipit di Michela Tamburrino su Specchio, supplemento domenicale della Stampa: «Ai palinsesti Rai l’invito non è uguale per tutti. E visto che la presentazione dei programmi della prossima stagione agli investitori e alla stampa dovrebbero tenere tutto insieme, c’è qualcosa che stride». Stride anche il soggetto al singolare con il verbo al plurale.
SL