Caso Toti, la resa del sistema politico* di Vincenzo D’Anna*

Fu il sanguinario despota comunista cinese Mao Tze Dong, che si calcola abbia passato per le armi milioni di “nemici del popolo” ed altrettanti ne abbia “rieducati” nei lager, a comporre l’epitaffio “Dobbiamo sostenere tutto ciò che il nemico combatte e combattere tutto ciò che il nemico sostiene”. Una logica cinica che è tipica dei satrapi che hanno a cuore null’altro che il mantenimento del potere. Assoluto ed indiscusso. E’ pur vero che, durante i moti studenteschi degli anni ’70 del secolo scorso, la figura di Mao fece molto proseliti tra i giovani “sinistrorsi” del Belpaese, i quali arrivarono a contestare lo stesso Pci in quanto fedeli osservanti delle regole politiche e delle massime contenute nel “libretto rosso” del leader di Pechino. Ovviamente la Cina era abbastanza lontana, i social ancora da venire e la mendacia dei comunisti italiani molto persistente. Poco o niente si sapeva sulle reali condizioni di vita del Paese della “Grande Muraglia” e delle atrocità di quel regime. Pochi ci fecero caso, ignoranti ed “indottrinati” com’erano. Insomma, tornando a noi: quando in politica si aderisce a comportamenti riferibili all’epitaffio maoista, la storia si può – per taluni aspetti – anche ripetere. Nel nostro caso, fortunatamente ed ovviamente, solo sul piano deontologico, onde per cui il famoso “tanto meglio, tanto peggio” può diventare un sistema, una modalità, purché riguardi e colpisca l’avversario politico di turno. Viviamo in uno stato democratico con istituzioni politiche plurali anche grazie a coloro che si seppero opporre con forza a quelle idiozie ideologiche ispirate a al Partito egemone che governa lo Stato degli eguali. Tuttavia qualcosa in eredità pare sia rimasto lo stesso. Soprattutto a sinistra dove, oltre alla doppia morale, resiste ancora il vezzo di voler trasformare l’avversario in nemico, di voler sostituire l’odio al posto del semplice contrasto politici e programmatico. Se questo substrato fosse stato completamente eliminato non ci saremmo trovati, da decenni, nella palude dell’uso distorto della magistratura, della delegittimazione etica, della gogna mediatico giudiziaria, come forma permanente di lotta politica in un clima da resa dei conti. Nella Seconda Repubblica annichilire ed infangare il “rivale”, soprattutto se non lo si può battere per le vie elettorali, è diventato il metodo più utilizzato e sponsorizzato da una certa frangia politica, pronta ad agire in combinato disposto con toghe e media di parte. Pur di muoversi in tal senso, tutto diventa lecito, anche scrutare sotto le lenzuola attraverso il classico buco della serratura. Senza “scorno” e senza limiti. Quello messo in piedi, in tal senso, è un sistema talmente consueto che pochi sono quelli che ancora ci fanno caso ed ancor di meno sono quelli che ne scrivono e commentano criticamente, magari a beneficio di chiunque voglia riportare un minimo di decenza, di equilibrio e di etica comportamentale nel mondo della politica. Capita così che l’affare giudiziario che ha visto coinvolto Giovanni Tori, ormai ex governatore della Liguria, sia servito solo a far montare lo scandalo ed a determinare lo scioglimento del Consiglio regionale con l’indizione di nuove elezioni. Queste ultime, si suppone, o ci si illude con partenza ad handicap per il centrodestra tra le cui fila militava pur sempre il malcapitato ex presidente della Regione. Quale la lezione che se ne ricava? Quali le riflessioni, a carattere generale, trascurate sia dai politici sia dai partiti? La prima tra queste è che la politica ne è uscita ulteriormente disarmata ed esposta alle ingerenze dei giudici. Si è in pratica nuovamente arresa. E si tratta di una resa senza condizioni!! Con il patteggiamento e le dimissioni imposte a Toti per concedergli la libertà, si è sancito infatti che anche i finanziamenti correttamente registrati ed a norma di legge, sono da considerarsi a tutti gli effetti, indizio di fattispecie collusive e del malaffare!! Che anche gli atti deliberativi risultati legittimi ed appropriati sono da ritenersi, a prescindere, probabile fonte di reato, allorquando intercorrono, tra chi li adotta e chi ne è beneficiario, ordinarie “frequentazioni personali”. Si ripete con Toti il caso di Roberto Formigoni in Lombardia. Vi rendete conto? E dire che nel caso specifico di Toti le indagini, le intercettazioni ed i pedinamenti sono durati ben tre anni senza portare della classica prova della “ pistola fumante”, ossia la prova-provata di un illecito amministrativo, di una corruzione “certificata” tesa ad eccitare deliberate scelte illegittime!! Per capirci: tra le prove addotte dai pm spicca la circostanza che gli indagati, allorquando s’incontravano, lasciavano i telefonini altrove per non essere ascoltati, come se tutti non sapessero quanto pervasivo ed abusato sia diventato il sistema di ascolto a mezzo di questi device, per carpire informazioni!! Famoso il meccanismo di inserimento del “troian” nei telefonini per spiare notizie della sfera personale. Insomma: per evitare di cadere nel tritacarne della giustizia-ingiusta, i politici dovranno trasformarsi in meri asceti, in monaci di clausura e non frequentare più nessuno. Non basterà infatti registrare i finanziamenti ricevuti da amici ed estimatori perché sussisterà comunque una legittima suspicione, che prescinda dall’esistenza di prove su fatti criminosi !! Se gli amministratori non si piegheranno a questo sistema, se non si dimetteranno, potranno scordarsi la concessione del beneficio della libertà provvisoria, perché occupare una carica elettiva viene considerato, di per sé stesso, un motivo per reiterare i reati, ancorché mai provati. Con l’aggiunta del reato di traffico d’influenza e la pratica del concorso esterno in associazione, per scambio di voti, lo pseudo reato mai tipizzato e come tale puntualmente abusato. Fuor di metafora: chi si candida è ormai in uno stato di libertà provvisoria, tal che si cimenteranno in politica soli avventurieri e maneggioni che mettono in conto se il rischio vale il vantaggio personale che intendono trarne.E le chiameranno politica e giustizia…

*già parlamentare