Sono stati Fabio Pinelli, vice presidente nazionale del Consiglio superiore della magistratura, Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi), Goffredo Buccini, inviato del “Corriere della sera”, e Giuseppe Meccariello, giudice del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, insieme ad Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, Vincenzo Varagona, presidente nazionale dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), Pietro Perone, caporedattore centrale del “Mattino”, e Claudio Silvestri, giornalista del “Roma” e segretario nazionale aggiunto della Fnsi, ad aprire la prima sessione della Summer school Ucsi scuola di giornalismo investigativo che si è aperta ieri pomeriggio a Casal di Principe nella villa Liberazione (attuale centro di salute mentale Asl), bene confiscato, ex villa Scarface.
L’iniziativa, promossa dalla sezione casertana dell’Ucsi insieme ad Agrorinasce ed Odine dei giornalisti della Campania, è dedicata quest’anno alla “fake society“. «I giornalisti devono assumersi maggiori responsabilità nei confronti dei lettori perché spesso più della metà delle notizie diffuse risulta infondata. Tutti i grandi processi diventano mediatici, ma solo la metà riesce a produrre una sentenza in tribunale», ha sottolineato Pinelli. Santalucia dal canto suo ha aggiunto: «Chi non ha paura del giudizio dovrebbe pretendere che gli atti giudiziari relativi ai processi fossero resi disponibili alla stampa».
Incisivo l’intervento di Perone: «I giornalisti sono sempre pronti a puntare il dito contro le norme-bavaglio però non esiste un vero spirito critico interno». La prima sessione è stata incentrata sul confronto tra giustizia e libertà, un tema che i vari relatori hanno declinato confrontandosi non solo sul bavaglio che rischiano i giornalisti davanti ad una cattiva applicazione delle più recenti riforme del sistema giudiziario ma anche e soprattutto davanti alla precarietà della professione che mette sempre più a rischio la capacità e la dedizione all’indagine da parte dei professionisti dell’informazione. «Anche Giancarlo Siani (di cui quest’anno ricorre il quarantesimo dall’assassinio) era un precario ha raccontato Vittorio Di Trapani che anelava ad ottenere il tesserino da professionista ma, al contempo, era un vero cacciatore di notizie, sempre pronto a raccontare i fatti fino in fondo. Giancarlo è la testimonianza, ancora molto attuale, dello stato dell’arte di molto del giornalismo italiano. È importante stare accanto ai giovani professionisti, supportarli e sostenerli, anche da lettori, credendo nella vera informazione senza accontentarsi delle notizie spazzatura, andando oltre la corsa ai clic ed alle visualizzazioni, prediligendo le linee editoriali più rispettose dei fatti».
«La scuola spiega il direttore, Luigi Ferraiuolo è il tentativo di fare approfondimento giornalistico di qualità lì dove i fatti accadono. E Casal di Principe, con San Cipriano d’Aversa e Casapesenna, ha fatto un lungo cammino da questo punto di vista».
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