LA GIUSTIZIA IN ITALIA, UN SISTEMA SGANGHERATO CHE PROTEGGE SOLO I SOLITI NOTI
E’ dalla inquietante e inverosimile vicenda del Giudice Palamara, che ha avuto il “merito involontario” di scoperchiare un sistema tanto collaudato quanto illegittimo che governava e distribuiva gli incarichi apicali per i Magistrati iscritti esclusivamente a talune correnti (politico-sindacali) dei Giudici, che quel mondo esclusivo di alti funzionari dello Stato é sotto la lente di ingrandimento di osservatori politici, inquirenti e opinione pubblica, oltre al Consiglio Superiore della Magistratura, unico e competente Organo costituzionalmente deputato a gestire promozioni, trasferimenti e aspetti disciplinari per i Magistrati.
Ma nulla é accaduto o é cambiato sostanzialmente dopo la “crisi Palamara”. E nulla ha prodotto se non la radiazione dalla Magistratura proprio del Giudice Palamara, unico caprio espiatorio di una lunga e tormentata indagine su quel mondo controverso ove il merito e l’esperienza professionale (dei Magistrati in odore di promozioni) risultavano essere le ultime prerogative in valutazione. Privilegiando piuttosto l’appartenenza e la fedeltà a “requisiti” molto distanti dalla sempre reclamata indipendenza e imparzialità della Magistratura. Ed é proprio in questa veste che “Ipso facto”, questi intoccabili dipendenti pubblici con la toga agiscono, talvolta in maniera troppo “autonoma”, spesso discutibile, soprattutto per quanto attiene alla interpretazione delle normative vigenti e ai diversi soggetti cui esse si applicano.
Basterebbe pensare alla recente sentenza dei Giudici di Palermo che hanno chiesto 6 anni di reclusione per il Ministro Salvini per i reati ipotizzati di sequestro di persona (art.605 c.p.) e rifiuto di atti di ufficio (art.328 c.p.). Reati che Salvini avrebbe commesso nell’Agosto del 2019 (in piena vigenza del 1° Governo Conte) in qualità di Ministro degli Interni del governo “giallo-verde”. Circostanza questa in vero ripetuta almeno altre due volte consecutive . Dal caso del blocco degli sbarchi di migranti dalla Nave Militare “Diciotti” del 15 Agosto 2018, al caso della nave militare “Gregoretti” del 26 Agosto 2019. In tutti e due questi ultimi casi il Ministro Salvini fu più fortunato: in un caso fu prosciolto dalla Procura di Catania, nell’altro fu salvato dal voto schiacciante della maggioranza del Senato (cinque stelle in testa) che negò l’Autorizzazione a Procedere per il Ministro degli Interni. In tutti e due i casi, comunque, la fermezza di Salvini fu ripagata dal raggiungimento di un accordo internazionale sulla distribuzione dei migranti tra nazioni cointeressate al fenomeno migratorio e, pertanto, gli sbarchi furono effettuati solo con l’impegno di trasferire i migranti in altri Paesi del Mediterraneo. Cosa che avvenne regolarmente.
Nel caso più recente della Open Arms, pur trovandoci esattamente nelle stesse condizioni e circostanze precedenti, (reati contestati a Salvini compreso), la situazione si é presentata subito diversa per via del cambio di maggioranza che ha visto esclusa la Lega dal Governo Conte 2. E pertanto il gruppo dei Cinque Stelle (con tutto il PD e altre frange della sinistra) non esitava, in questa ulteriore occasione, a votare favorevolmente sulla nuova richiesta di Autorizzazione a Procedere contro Salvini, non essendo più i due partiti (Lega e 5 Stelle) alleati in quel nuovo governo guidato sempre da Conte e, pertanto perseguendo un diverso disegno politico che prevedesse piuttosto il rinvio a giudizio per l’ex alleato.
Con questi presupposti di natura esclusivamente “politici” davvero sconcertanti e singolari, Salvini si trova oggi a rispondere di reati gravi con l’anomalia di essere già stato prosciolto per le medesime accuse da altra Procura siciliana (Catania) e, nell’altro caso, dalla valutazione del Senato della Repubblica che sanciva la non procedibilità del Ministro, per (Udite, Udite) aver difeso i confini marittimi del Paese. Un guazzabuglio davvero intraducibile e contraddittorio che non si può provare a spiegare a persone dotate di buon senso o lontane dalle dispute o dagli interessi dei partiti.
Certo é che Matteo Salvini, allo stato, pur molto sicuro di se e della correttezza della sua azione in quelle circostanze, rischia non poco, proprio in virtù delle “autonome” valutazioni e la “sospetta discrezionalità” di un magistrato non propriamente “ben disposto” con l’imputato Salvini in questo procedimento penale. Tanto per motivi sin troppo noti ed evidenti che certo non sfuggono ai nostri lettori.
Così come non può sfuggire a nessuno che una giustizia così malata, contraddittoria, repressiva a senso unico e, non ultimo, estremamente condizionata dalle scelte della politica, (scelte che molto spesso vengono addirittura contestate ed avversate pubblicamente, se assunte da una parte politica non gradita ai soliti noti, pur se legittimamente e democraticamente approvate), ebbene questa giustizia “schizofrenica” e troppo spesso a senso unico rischia fortemente di sovvertire e non garantire i più elementari Diritti Costituzionali dei cittadini di fronte alla Legge.