Se il popolo dorme, vincono i tiranni* di Vincenzo D’Anna*

Quanto ci giunge, in queste ore, dal Medio Oriente – ossia dal Libano – somiglia tremendamente a quello che circa un anno fa ci giungeva da Gaza: morti e feriti tra la popolazione civile; strutture scolastiche, ospedaliere e civili bersagliate dalle bombe e ridotte in macerie. Scene identiche, con sovrapponibili le cause vere e prime di un simile scempio che non conosce limiti né pietà. La guerra totale investe anche quanti non la praticano ma maggiormente la subiscono: donne vecchi e bambini. Identico lo scenario in Ucraina, ove le regole umanitarie sembrano svanite così come l’onore dei combattenti, che imponeva precisi limiti per distinguere il campo di battaglia. La stessa convenzione di Ginevra pare sia divenuta carta straccia a fronte del genocidio, degli stupri e delle uccisioni di massa perpetrate dagli invasori russi. Azioni riflessive, identiche, impregnate di ferocia e di disumanità come quelle compiute dagli assassini di Hamas il 7 ottobre dello scorso anno nei kibbutz israeliani. Ucraina, Gaza e Libano rappresentano una triade inscindibile sotto quei profili che travolgono ogni sentimento umano. Nella “Terra dei Cedri”, infatti, le cose si incamminano lungo lo stesso solco che non distingue tra soldati e civili, tra coloro che le operazioni militari le ordiscono e coloro che le soffrono senza colpe. Ma le popolazioni civili russe, palestinesi e libanesi sono proprio immuni da colpe, vittime incolpevoli di quello che accade loro malgrado? Questa gente che ha taciuto e lasciato fare all’esercito del satrapo che domina al Cremlino e quanti si sono disinteressati della deriva terroristica e delle pieghe sanguinarie dell’agire di Hamas e di Hezbollah, che ruolo hanno svolto sulla scena tragica di tali conflitti senza onore e senza ritegno? I Russi erano veramente ignari che Putin voleva annettere con la forza il Donbass e la Crimea per “liberare” la popolazione di lingua russofona? E i Palestinesi e i Libanesi dove erano allorquando sul loro territorio le bande armate scorrazzavano indisturbate per scannare gli Ebrei con la scusa di combattere il Sionismo? Nell’era delle comunicazioni di massa, dei social network certo non dovevano ignorarlo, né potevano non vedere i razzi che da anni, a decine, partivano alla volta di Israele. I Palestinesi hanno taciuto sui tunnel che partivano da civili ed anonime abitazioni, dei deposti d’armi alloggiati in scuole ed ospedali. Possibile che i Libanesi non abbiano mai visto le centinaia di postazioni che gli Hezbollah hanno impiantato sotto casa loro per sparare di tutto e di più contro le città
ebraiche? E le armi fornite dagli Iraniani agli Hezbollah dove transitavano se non in porti, aeroporti e strade frontaliere? Perché mai, una volta andato al voto, il popolo palestinese ha voluto che Hamas diventasse il primo partito ? E perché il presidente Abu Mazen ha consentito che le “bande” dettassero legge? Perché Michel Aoun, premier cristiano maronita del Libano, non ha usato le forze di polizia per fermare le frange islamiche oltranziste? Eppure questi leader ed i loro ministri, siedono nei consessi internazionali, nelle organizzazioni politiche. In quei consessi il governo Palestinese per decenni ha chiesto ed ottenuto sussidi ed aiuti in nome di un popolo che, come quello palestinese, con quei finanziamenti ci campa!! E tuttavia nessuno ha mosso un dito per evitare di rimanere ostaggio di vere e proprie fazioni armate che giocano la loro partita da sanguinari invasati sulla pelle di tanti, troppi inermi connazionali. Se le popolazioni e le istituzioni civili hanno tirato a campare a spese degli Israeliani, ci si può esimere dal considerarle colluse con il terrorismo oppure, come nel caso di Mosca, dell’aggressività militare di Putin? E quando quest’ultimo minaccia l’uso delle armi atomiche c’è ancora qualcuno in quel Paese che comprenda come una tale follia comporterebbe lo sterminio, per reazione altrui, anche della Russia stessa? Certo di fronte ai lutti ed alle devastazioni, prevale in tutti noi il sentimento della “pietas”, l’esecrazione delle morti e della la sofferenza di fronte al sacrificio dei giovani militari russi immolati in una guerra di conquista che già oggi conta mezzo milione di perdite tra morti e feriti. E delle migliaia di vittime civili palestinesi, cosa dire se non si è visto un solo gesto di ribellione e di disperazione della comunità civile al cospetto del terrore? Sovviene allora alla mente l’epitaffio che “il sonno della ragione genera mostri” e che il sonno di un intero popolo dà vita a vere e proprie tragedie umane. Sul versante israeliano le vittime sono poche in confronto a quelle mietute dai bombardamenti in Palestina e Libano, però almeno si assiste a manifestazioni di protesta di cittadini contro il governo di Netanyahu e la sua risposta bellica ad oltranza. La democrazia fornisce al popolo la coscienza e la forza del diritto di poter contestare il potere; laddove invece quei diritti civili e la consapevolezza che dagli stessi discende ormai mancano, vincono i tiranni ed i malvagi. In Israele sono garantiti i diritti, libertà e democrazia, negli altri paesi belligeranti tutto questo non esiste. I morti certo sono tutti uguali ma non lo sono i vivi ancorché siano delle vittime sacrificali, così come diversi sono i sistemi di governo ed i governanti che quei popoli amministrano e guidano, determinandone le sorti. Ai popoli toccherebbe il compito ed il dovere di ribellarsi, per evitare di diventare complici e vittime al tempo stesso. La democrazia non e’ un orpello inutile e rinunciarvi per paura, come per i russi, oppure per l’arcaico stile vita che la religione impone, come per l’Islam, ha il suo tragico prezzo

*già parlamentare