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Operai, contadini, impiegati: i dimenticati sono capolavori

La casa editrice – Arcadia dedica una collana di narrativa a “Letteratura e lavoro”S’inizia con tre romanzi: quelli di Edmondo De Amicis, Federigo Tozzi e Francesco Jovine

Di Massimo Novelli
3 Ottobre 2024
In piena controtendenza rispetto alle mode culturali e alla politica dei tempi nostri, la casa editrice Arcadia propone una nuova collana di narrativa incentrata su “Letteratura e lavoro”. Si inizia con tre romanzi: quelli di Edmondo De Amicis, Federigo Tozzi e Francesco Jovine. Nel corso del 2025 verranno pubblicati altri cinque titoli, tra cui si annunciano opere di Cesare Pavese e di Rocco Scotellaro.

La scelta di Arcadia è sicuramente coraggiosa, visto che lavoro e lavoratori/lavoratrici sono da tempo spariti dai cosiddetti dibattiti culturali, anche se la letteratura italiana è ricca di titoli significativi. Testi che hanno posto operaie e operai, contadine e contadini, impiegate e impiegati, al centro della narrazione. Basti pensare, per restare ai grandi classici, ai pescatori del ciclo dei vinti raccontati da Giovanni Verga ne I Malavoglia, e agli zolfatari che affollano, all’epoca della rivolta dei Fasci siciliani, lo splendido I vecchi e i giovani di Luigi Pirandello. Durante il fascismo, in patria e nell’esilio estero degli antifascisti, uscirono romanzi rilevanti. I braccianti miseri sono i protagonisti di Fontamara di Ignazio Silone, pubblicato all’estero come lo fu Il pino e la rufola, un romanzo dell’anarchico toscano Ezio Taddei sui proletari e sulle proletarie della vecchia Livorno, lodatissimo negli Stati Uniti. In quegli anni, inoltre, uscì il fondamentale Tre operai di Carlo Bernari, ci furono le prime prove di Corrado Alvaro, di Cesare Pavese e di Elio Vittorini, ed ebbe una certa notorietà pure Un uomo di Ettore Cozzani, scrittore perfettamente allineato al fascismo, ma che seppe dare voce ai cavatori di marmo delle Alpi Apuane. Carlo Levi, poi, nei giorni della occupazione tedesca, avrebbe fatto conoscere al mondo i poveri cafoni e le donne del popolo del Sud con Cristo si è fermato a Eboli.

Dopo la Liberazione esplose la stagione del realismo e del neorealismo, in piena sintonia con il cinema di Vittorio De Sica (e di Cesare Zavattini), di Roberto Rossellini, di Luchino Visconti. Ferrovieri e fioraie, operaie, muratori, lavoratrici delle fabbriche di sigari e commesse, popolarono i romanzi, purtroppo oggi completamente dimenticati, di Silvio Micheli e di Guido Seborga, come quelli, non caduti in oblio ma quasi, di Vasco Pratolini, di Carlo Cassola, di Francesco Jovine, oltre che le poesie di Rocco Scotellaro e di Michele Parrella. Negli anni Sessanta e Settanta, quindi, si ebbero i romanzi di Nanni Balestrini, Luciano Bianciardi, Luigi Davì, Carlo Levi, Lucio Mastronardi, Goffredo Parise, Ottiero Ottieri, Paolo Volponi, che diedero conto spesso mirabilmente dell’Italia, dal Miracolo economico all’Autunno caldo. Una ripresa della letteratura del lavoro, infine, si è avuta agli inizi del Duemila. Con il disagio giovanile, il precariato, la chiusure delle fabbriche e la distruzione di posti di lavoro, si sono cimentati Andrea Bajani, Aldo Nove, Michela Murgia, Angelo Ferracuti, Giulia Fazi, Ermanno Rea, Vanni Santoni, Silvia Avallone e altri.

A questa tradizione si rifà pertanto Arcadia. Il battesimo è dato da Primo maggio di Edmondo De Amicis (1846-1908). È il libro, del 1890, che segnò l’adesione dello scrittore di Oneglia agli ideali del socialismo riformista, e che sarebbe rimasto inedito fino al 1980. Seguiranno Ricordi di un impiegato del grande senese Federigo Tozzi (1883-1920), e Il pastore sepolto del molisano Francesco Jovine (1902-1950), l’autore di Le terre del sacramento Signora Ava. Nei Ricordi di un impiegato, uscito postumo nel 1920, Tozzi racconta di un ventenne, Leopoldo Gradi, costretto a lasciare Firenze per andare a lavorare a Pontedera. La sua esistenza verrà stravolta. Come altri tristissimi protagonisti della narrativa tozziana, Leopoldo si troverà sradicato, lontano dalla sua città, dalla sua povera e numerosa famiglia, e dalla giovane che ama.

Il pastore sepolto di Jovine, invece, venne edito nel 1945. Alla stregua degli altri suoi libri, rivivono i drammi dei contadini della sua terra, che, dopo l’epoca risorgimentale e l’Unità d’Italia, nel nuovo regno ebbero solo una scelta: quella di emigrare. Il volume raccoglie novelle apparse in riviste, composte tra il 1941 e il 1943.

Dopo De Amicis, Tozzi e Jovine, Arcadia ha in calendario la pubblicazione di Paesi tuoi, il primo romanzo di Cesare Pavese (riproposto con un’introduzione del sociologo Franco Ferrarotti) e L’Uva puttanella di Rocco Scotellaro, sindaco socialista nella sua Lucania e cantore dei contadini.