1920 – Zona dei Mazzoni – Le gesta del bandito geloso e innamorato. Una sorta di Bonnie e Clyde degli anni venti, con i torbidi amori e le sevizie da carnefice, con lo sfondo delle rapine per vendetta nella zona di Cancello Arnone e Capua di Ferdinando Terlizzi

Con questo racconto a puntate “Cronache di Caserta”, fa rivivere il feuilleton francese. Il termine feuilleton si riferisce a una forma di pubblicazione che ha avuto origine in Francia nel XIX secolo ed era una sezione di un giornale dedicata a racconti, romanzi, spesso caratterizzati da uno stile più leggero e accessibile rispetto agli articoli di fondo.  Nel 1920 le scorribande di Salvatore Boemio, nella zona tra Capua e Cancello Arnone, erano ancora ritenute azioni di briganti. Nella sua lunga attività criminosa mise in atto anche un tentativo di fuga dal carcere di Poggioreale. Una vita, la sua, che sembrava normale sconvolta, invece, dall’incontro con una giovane donna. Una sorta di Bonnie e Clyde degli anni venti, con i torbidi amori e le sevizie da carnefice del suo amante, un bandito geloso della sua donna; le audaci rapine per vendetta nella zona di Cancello Arnone e Capua; i misteriosi omicidi rimasti impuniti e sullo sfondo la storia della bella e crudele Raffaella, amante del capo-banda. Donna di fosche avventure, aveva 23 anni ed era vedova di un altro terribile bandito, ucciso in una rissa. Questa è la storia di Raffaella Angelino, una donna, formosa, slanciata, bella, di una bellezza selvaggia, raffinatamente crudele, audacissima che prese a seguire l’amante in tutto le sue gesta brigantesche, alle quali partecipava sempre in abiti maschili. Siamo tra il marzo e l’agosto del 1920, periodo dedicato essenzialmente alle rapine, delle quali alcune commesse in circostanze davvero impressionanti. Tipica fu quella compiuta ai danni di tale Antonio Amitrano, guardiano campestre, nella zona di Capua. Costui, armato di fucile, era in compagnia di due suoi compagni, anch’essi armati: Salvatore Capoluongo e Giovanni Parente. Il Boemio – si racconta – alla rotonda di Cappella Reale, in tenimento di Cancello e Arnone, li affrontò da solo; tolse loro i fucili, il danaro, gli oggetti, il biroccino trainato da un cavallo, sul quale essi montavano, e infine, dopo aver loro ripetutamente sputato sul viso, si allontanò tranquillamente. Ma, stranamente, l’indomani i corpi dei tre mazzonari vennero trovati mentre galleggiavano sulle acque del Volturno nella zona tra Capua e Cancello Arnone. Tutto ciò per vendetta, essendogli stato riferito che i tre avevano osato mettere in dubbio la sua audacia, vantandosi di essere capaci di ridurlo all’impotenza.

Nella notte del 7 maggio 1920, dopo aver passata la giornata in una osteria, presso il passaggio a livello di Capua, in attesa di qualche preda, insieme con lei e con un suo nipote diciannovenne, a nome Gennaro Vallante, il Boemio fu preso da un eccesso di gelosia furente. Soltanto perché il giovane aveva detto – tra un bicchiere e l’altro nell’osteria dove avevano mangiato – che Raffaella era una donna che tutti gli uomini ambivano possedere. Questa frase scatenò l’ira e la gelosia del folle bandito. Allora egli, con la forza, costrinse la donna a seguirlo in aperta campagna e le manifestò il proposito di sfregiarla, affinchè, se egli fosse stato arrestato, ella non avrebbe potuto tradirlo con altri. Risulta dall’atto di accusa, che la denudò completamente e le tagliò le trecce, bruciandole insieme con tutti gli indumenti, compresa la camicia; quindi la fece distendere sul terreno, la percosse col calcio del fucile, le morse a lungo le braccia e le cosce, la fustigò a lungo, sui due lati del corpo, con una correggia di cuoio. Tali sevizie terribili durarono quasi tutta la notte, sottoponendo la donna ad attività sessuali contro natura e orali.

 

1 – Continua / 1° Parte – Fonte: (*) Ferdinando Terlizzi – Vittime assassini processi – Edizioni Eracle – 2020 –