Diamante
dia-màn-te
Significato Minerale durissimo composto da carbonio in struttura cristallina tetraedrica
Etimologia attraverso il latino medievale diamas, dal latino classico àdamas, a sua volta dal greco adámas, col significato di ‘acciaio, diamante’, ma propriamente ‘indomabile’, dal verbo dámnemi, ‘domare’ con prefisso privativo a-.
- «Nella squadra è lei la punta di diamante.»
Oggetto del desiderio, simbolo di potere, amore, ricchezza, meraviglia della natura e dell’abilità sviluppata dall’umanità, icona di eternità, forza e immutabilità. Tutto questo e forse ancora di più sta dentro un minerale prodotto dalle viscere della terra, fatto di atomi di carbonio il cui pregio è l’essere disposti in una struttura regolare cristallina, e la cui distinzione è l’essere legati tra di loro in un modo che conferisce una durezza estrema. Parliamo del diamante.
Al suono è una parola complessa — dura, larga, ma anche elegante. Ha un’origine interessante e di gran caratura: l’etimologia ci mostra infatti come, passando per il latino medievale diamas e il latino classico àdamas, la sua stirpe abbia origine in Grecia, dove adámas era usata sia per indicare questo cristallo sia per definire l’acciaio, lega ferrosa dalle qualità straordinarie. Ma non si ferma qui, questo lignaggio etimologico; si riporta che questi significati scaturiscano probabilmente dal significato proprio di ‘indomabile’, ottenuto dall’a- privativa che precede un derivato del verbo dàmnemi, appunto ‘domare, sottomettere, sopraffare’. Forse sta qui, in questo nodo semantico, l’idea con la quale già gli antichi avevano fatto conoscenza, cioè che certi materiali siano in odore di invincibilità — ad esempio che il diamante possa esser scalfito solo da un altro diamante e che nient’altro sia in grado di intaccarlo. Destinato a battersi solo coi suoi pari, il diamante…
Anche se abbiamo imparato che non di rado c’è da diffidare dalle ipotesi eleganti, anche in etimologia: c’è chi ritiene che l’adámas greco sia un prestito remoto e incognito, modellato dall’etimologia popolare sull’indomabile.
Ad ogni modo nella storia se ne sono trovati solo in certi luoghi, divenuti mitici, ammantati di mistero e magia, come le favolose miniere di Golconda, in India, che traboccavano di ogni pietra preziosa possibile, presso cui l’avventuriero francese Jean-Baptiste Tavernier ottenne misteriosamente (e forse in modo sacrilego) il famigerato diamante blu di Francia, ad oggi meglio conosciuto come il diamante Hope, che, si dice, portò mali e dolori a chi lo indossò. O ancora, le ricche miniere dell’Africa del Sud, da cui provengono i celebri diamanti Cullinan, o quelle del Brasile…
L’arte del taglio dei diamanti è stata perfezionata in Europa dove la lucentezza e il bagliore erano qualità stimatissime in una pietra preziosa, al contrario di quanto avveniva in India, dove si preferivano le pietre dai tagli più semplici, per mantenerne l’integrità e la caratura originarie. Ad Anversa, magnifica città del Belgio, e ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, stanno i più abili in questa disciplina ed è lì che tutti i mercanti di pietre preziose del mondo vanno, in quel manipolo di cittadine delle Fiandre dove nei secoli si sono affinate tecniche e tecnologie per siffatta attività fine e rischiosa. Dai tagli più semplici, infatti, come quello a rosetta, si è passati nel tempo all’old mine cut, agli elaborati marquise, cuscino, baguette… ognuno volto ad esaltare qualcosa nella pietra, che sia il colore (i diamanti sono sì trasparenti, ma anche blu, gialli, rosa…), il peso o la purezza.
Una parola che indichi un qualcosa di così lucente e prezioso ha gioco facile nel campo del linguaggio figurato, essendo divenuta anche nome proprio di persona femminile, negli ultimi anni. Per cui facciamo i complimenti all’amico per la scelta del diamante solitario con cui farà la proposta alla fidanzata, ma ci rallegriamo per la nascita della piccola Diamante o, ancora meglio, ci perdiamo in uno sguardo cristallino e puro come il diamante, ammiriamo la superficie dell’acqua all’alba, come cosparsa di diamanti, o ammiriamo un arcobaleno comparso all’improvviso, quando i raggi del sole tagliano di sbieco i diamanti di pioggia che ancora scendono dal cielo. Senza contare gli usi che possiamo mutuare dagli impieghi tecnici di questo materiale, come quando chiamiamo ‘punta di diamante’ l’elemento più efficace di un gruppo, o le suggestioni che nascono dalle forme dei suoi tagli più famosi, come il diamante quale nome del campo da baseball. Ma un respiro ancora maggiore, più distillato e slanciato in una dimensione morale, lo acquista il suo aggettivo, l’adamantino.