Motivazioni sentenza

Strage di Erba: “Nessuna nuova prova e Pg non legittimato”

Il giudice Tarfusser – “Non aveva titolo”. La difesa andrà in Cassazione

8 Ottobre 2024

Dopo i giudici di Como (primo grado), di Milano (appello) e di Roma (Cassazione), anche i quelli della Corte d’appello di Brescia certificano che Rosa Bazzi e Olindo Romano devono restare all’ergastolo. I processi per la strage di Erba (11 dicembre 2006) hanno “un solido impianto probatorio”, mentre le tre istanze di revisione presentate dagli imputati, dal loro tutore e dal pg di Milano Cuno Tarfusser (già punito dal Csm) non forniscono “prove nuove”.

Tarfusser, il sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Milano, secondo i colleghi era “privo di delega relativamente alla materia d generale, e non assegnatario del fascicolo ed è stata depositata nella Cancelleria del Procuratore generale di Milano, che l’ha trasmessa alla Corte, evidenziando la carenza della legittimazione del proponente”.

Nessuna revisione, dunque. Le toghe oppongono, in 88 pagine di motivazione della decisione dello scorso 10 luglio, “prove solide” contro “dati frammentari”, “dati di contorno o ambivalenti”. E non c’era nessuna intervista televisiva che potesse costituire un elemento degno di superare la “sacralità” dell’aula. “La lunga disamina che precede consente di apprezzare con immediatezza la solidità dell’impianto probatorio su cui si fonda il giudicato di condanna e, soprattutto, l’assenza del carattere di novità della maggior parte delle prove di cui le difese chiede l’acquisizione – si legge nelle motivazioni –. Le prove proposte dai ricorrenti, inoltre, si concentrano su dati di contorno o ambivalenti, che, anche sommati e valutati unitamente alle prove già acquisite, non sono in grado d’incrinare il compendio probatorio su cui si fonda il giudicato di condanna”. Tra consulenze tecnico-legali, una perizia psichiatrica di Olindo Romano, una consulenza neurologica, interviste televisive a Le Iene, intercettazioni, testimonianze e fotografie sono state 18 le sedicenti nuove prove sottoposte ai giudici. Tre i punti chiave: le confessioni, la testimonianza di Frigerio, la traccia di sangue sul battitacco della Seat Arosa dei coniugi su cui fu rilevato il sangue di Valeria Cherubini, l’ultima delle vittime della mattanza.

Il sopravvissuto Mario Frigerio, scomparso nel 2014, puntò il dito contro Olindo Romano in aula. La difesa, sosteneva che la testimonianza fosse un falso ricordo per l’intossicazione provocata dal fumo sprigionato dall’incendio appiccato da Bazzi e Romano. Ma per i giudici: “Lo stato di grave sofferenza e di confusione mentale di Mario Frigerio durante la degenza in ospedale e le sollecitazioni alla memoria rivoltegli dagli inquirenti, dai familiari e dal difensore non incrinano la lucidità della ricostruzione dell’aggressione dallo stesso offerta in dibattimento, coincidente con quella fornita dagli imputati nelle confessioni…”.

Sulla capacità di intendere e di volere degli imputati e le confessioni (per la difesa estorte, ndr) i magistrati sono netti: “Le discrasie su alcuni dettagli, i profili degli imputati, ivi compreso il ritardo mentale di Rosa Bazzi, e le conversazioni in cui i due appaiono sereni o commentano in modo asettico la strage con terze persone non inficiano la genuinità delle confessioni, perfettamente sovrapponibili nel loro contenuto essenziale”. Le difese hanno annunciato ricorso in Cassazione.