HomeAttualitàLA PAROLA DI OGGI Rione a cura del prof. Innocenzo Orlando
LA PAROLA DI OGGI Rione a cura del prof. Innocenzo Orlando
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Rione
ri-ó-ne
Significato Quartiere, zona di una cittàEtimologia dal latino regio, nel senso di ‘contrada’.
«È il migliore ortolano del rione.»
Non è un accrescitivo. È una parola che ci mette in modo potente davanti alla meraviglia di un esito doppio, di un duplice sviluppo parallelo che hanno certe parole latine. Solo, essendo una parola comune, rimane negletta in modi di dire che usano i nomi per abitudine e tradizione, e non la degnano di un pensiero.
Probabilmente non ci è mai venuto in mente che ‘rione’ e ‘regione’ sono parole sorelle. Tantomeno, che il loro antecedente latino, regio, sia una parola che appartiene a una famiglia vasta e potente, quella del règere, il governare, il dirigere. Dalla rettitudine alla regola, dal reggere al sorgere al correggere, tutto scaturisce da qui. Certo che però capire che cosa c’entri la regione non è banale.
La regio è in remoto la direzione. E perciò, come ogni direzione, una linea. Fra le linee più reali che si tracciano da tempi immemorabili ci sono le linee di confine, e voilà: regio è il territorio — ora contrada, ora circoscrizione, ora dominio.
Quando l’Impero d’Occidente si ferma, gli orizzonti della gente si restringono. I grandi spostamenti dei tentacoli dei commerci, delle corti, degli eserciti si anchilosano, e anche parole grandi prendono prospettive prossime.
Di bocca in bocca, nell’oralità continua di tutti quei nonni e quelle nonne che hanno abitato l’Italia durante il medioevo, regio ha continuato a esistere. Ma la sua scala si è fermata alla contrada, al quartiere, alla porzione abitata che via via, in parola, prende la forma di ‘rione’. Peraltro con una sfumatura piuttosto spontanea: non parla d’altro che di una limitazione di spazio, compresa fra strade e altri punti di riferimento domestici o quasi, che può avere un rilievo amministrativo come no; sinonimi quali ‘quartiere’ e ‘sestiere’ rivelano piuttosto una concezione ordinata della suddivisione, che è amministrativa ab origine, con già in mente il numero delle parti.
‘Regione’ invece è un prestito dotto. Il latino, oltre a corrompersi in lingue nuove nel parlato, è stato una dispensa da cui attingere parole ottimamente conservate secondo le forme classiche — lo scritto dei libri non si usura quanto il parlato delle persone. Così nella seconda metà del Duecento (in parallelo perfetto con l’emersione nell’italiano scritto di ‘rione’), regio viene adattato in ‘regione’ col suo vasto significato originale, circoscrizione versatile, capace di considerare anche vastità geografiche e domini ideali — come quando parliamo della regione antartica e della regione della fantasia.
La sorte del rione, se ce lo permettiamo, è emozionante. Ha sfrondato il suo significato, ed è diventata la parola più familiare per indicare un contesto urbano circoscritto, di una comunità che vive insieme con una certa identità — forse la più solida identità minima, composta da quelle più sfuggenti di piazze, vicoli e strade. Parlare di un rione centrale, di un rione popolare, di un rione periferico, trascura e forse trascende le suddivisioni amministrative, in un’angolatura che esalta la prossimità umana. Anche se in tante nostre città il rione tende a farsi sempre più evanescente.