Lui: “Sguardi che si cercano, coppie che si formano. Vuoi l’amore? Anche a Montecitorio ci sono tanti piccoli Sangiuliano e tante Boccia da scoprire”Lei: “Non ho modo di rilevare il moto ondoso del sex appeal. Alla Camera divido gli sguardi puliti da quelli più obliqui. I volti trasparenti e quelli reticenti”.L’altra: “Sono domande troppo da Novella 2000”.
Montecitorio è solo il Palazzo del potere o anche degli amori e dei dolori? Delle fatiche e della noia? Dei grandi orizzonti e dei dettagli minuti?
Lui è Leonardo Donno, quasi quarant’anni, grillino della prima ora.
L’elezione fu una rivoluzione. Comprai il vestito: blu come la cravatta, camicia bianca. Sei anni e settanta chili fa. Ero obeso, mia moglie a dirmi: mi piaci anche così. Ma la vita era cambiata e sentivo che era venuto il momento di agevolare anche il fisico. Avevo bisogno di essere più mobile, più attento alla salute (e comunque anche l’aspetto ha il suo perché).
Lei è Marianna Ricciardi, appena trentenne, cinquestelle ma di seconda generazione.
Ero già medico e avevo capi classici nell’armadio. Non ho dovuto inventarmi un nuovo outfit.
L’altra, Annarita Patriarca, figlia del boss dc Francesco, ha superato la soglia dei cinquanta, eletta con Forza Italia.
Ma sa che sono avvocato e prima sono stata consigliere regionale e prima ancora sindaca? Cambiare il guardaroba? Ma che domanda è?
Lui: Sono un soldatino, un servitore, un gregario. Un operaio della politica. Ricordo il dolore e la rabbia ma anche tanto orgoglio quando fui colpito da un pugno, l’uppercut fascista, al centro dell’aula per aver mostrato la bandiera italiana all’autore dell’autonomia differenziata, la legge che spacca l’Italia, cioè il ministro Calderoli.
Lei: Non mi piace la parola gregario e neanche gradisco essere definita soldatessa. Dobbiamo essere capaci di avere opinioni nostre e essere all’altezza di difenderle davanti ai nostri leader. Poi accettare la decisione comune che viene presa.
L’altra: Io figlia di papà? Non posso negare che a casa mia si respirava una bella aria e si facevano begli incontri.
Lui: Mi dono tutto alla politica, cerco di fare il meglio e non voglio distrazioni. Anche di quel genere là. Fai presto ad accorgerti di chi ha la testa tra le nuvole. Lo noti dagli interventi in commissione o in aula. L’innamorato perso non approfondisce i temi, sorvola, simula l’interesse, guarda l’orologio e spesso riduce a due striminzite righe l’intervento.
Lei: Non mi accorgo di questi amori. Per quel che mi riguarda non sono oggetto di commenti fuori luogo.
L’altra: Queste domande sono troppo da Novella 2000, mi meraviglio di lei.
Lui: in aula c’è chi parla veramente bene. Per esempio Fratoianni o il leghista Molinari. Punto a padroneggiare la parola, ad avvicinarmi a quell’eloquio, (naturalmente solo l’eloquio)
Lei: La Boldrini è brava. Anche la collega Bonetti suggestiona, anche Zanella. Ascolto e imparo.
L’altra: Giorgia Meloni. Il suo carisma è tale che ti fa vivere nel sogno di diventare come lei.
Lui: Io ho Conte.
Lei: Naturalmente il presidente Conte.
L’altra: Qui a Montecitorio facciamo gli interessi del Paese, c’è grande senso di responsabilità.
Lui: Tanti fanfaroni, tanti lumaconi e molti che faticano per gli obiettivi sbagliati. Per esempio un Enrico Costa che si sta accanendo contro i giudici. Si lavora ma ci si annoia anche. Un giorno ho visto il ministro Schillaci appisolarsi mentre in aula parlava la presidente del Consiglio (naturalmente ho fatto il video!).
Lei: Si accapigliano spessissimo per i politicismi, per le parole vuote (frega di meno affrontare i problemi anche minuti che assillano gli elettori).
Lui: Qui è il Potere?
Lei: Non a caso il dress code di Montecitorio prescrive per gli uomini la giacca.
L’altra: Esatto: siamo i rappresentanti legittimi del popolo italiano.
Lui: L’abito fa il monaco.
L’altra: E ci mancherebbe pure!