Sguardo d’acciaio, facce di bronzo* di Vincenzo D’Anna*

Grande clamore all’indomani dell’audizione, in commissione parlamentare Attività Produttive (tenutasi nella sala del Mappamondo a Montecitorio), di Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, il marchio automobilistico che ha sostituito quello storico della Fiat. A suscitare il malcontento dei parlamentari ed in particolare modo dei leader dell’opposizione (oltre che dell’immancabile Salvini), la dichiarazione dell’imprenditore portoghese secondo il quale il costo dell’energia nel Belpaese (il doppio rispetto alla Spagna, molto di più se confrontato con quello di altri paesi, soprattutto quelli extra europei) è una condizione decisiva e sfavorevole per rendere competitive le vetture prodotte. La verità è un coltello a tutta lama: da qualsiasi perte l’afferri ferisce. Ebbene, quella proferita dell’ad di Stellantis è amara ma semplicemente veritiera. Chissà se tra i deputati presenti c’erano i sodali politici dell’ambientalismo ad oltranza. Quelli, per intenderci, verdi di fuori e rossi di dentro. I seguaci di Angelo Bonelli, Ermete Realacci, Alfonso Pecoraro Scanio, Eduardo Ronchi, Niki Vendola e via dicendo. Un vera e propria pattuglia di politici che per anni ha criminalizzato il nucleare, i termovalorizzatori e quegli impianti che non erano ad impatto ambientale zero, per produrre energia. Autentici araldi dei contributi a pioggia che copiosamente sono stati stanziati per ogni forma di conversione energetica “green” non senza speculazioni sia col fotovoltaico sia con le pale eoliche, queste ultime orribilmente deturpanti ogni ambiente!! Eppure già la chiusura delle miniere del Sulcis in Sardegna, il licenziamento di molte centinaia di lavoratori (poi accollati ai sussidi dello Stato) era dipesa dall’elevato costo dell’energia impiegato per produrre l’alluminio. Parimenti con le acciaierie di Bagnoli, Teramo e Taranto i cui altiforni funzionano a corrente elettrica.

E l’Italia del terzo millennio? compra energia dalla Francia (che la produce in centrali nucleari ubicate a pochi passi dai nostri confini) e dalla Svizzera dove operano società private che lucrano, ovviamente, sul costo del kilowattora. Altra fonte di sfruttamento sono le centrali a carbone. A patto che queste siano di proprietà di Carlo De Benedetti, facoltoso editore di sinistra (e tessera numero uno del Pd in tasca), come quella vicino ad Ansedonia a due passi da Capalbio, luogo elitario di riposo dei pensatori e degli intellettuali della “gauche” tricolore. Insomma: memoria corta e diffusa e tutti ad indignarsi per fare le pulci a Stellantis che ai tempi della Fiat ha ottenuto miliardi di euro di sgravi, cassa integrazione, rottamazioni, cessione di fabbriche statali decotte a prezzi stracciati ( Alfa di Pomigliano d’Arco) attraverso le partecipazioni statali. Lo stesso fu fatto con le famiglie Riva e Tissen con le acciaierie che ci furono restituite inquinate e malridotte dai medesimi che le avevano acquistate dallo Stato, solo 700 milioni di euro per l’Ilva di Taranto , coi Riva che ne ricavarono , in venti anni, ben dieci miliardi di utili, laddove lo Stato ci aveva abbondantemente rimesso. Insomma come con Montedison e Alitalia. Come con la telefonia, i traghetti e le Autostrade, lo Stato, dopo aver fallito, si liberava degli ulteriori debiti futuri svendendo le aziende, pubblicizzando le perdite e privatizzando gli utili ricavati in seguito dagli acquirenti che le avevano avute a buon mercato. Ma l’intervento statale in economia è un tabù intoccabile in Italia. In casa nostra infatti lo statalismo trionfa ed impera, perché allo Stato viene attribuita una superiore etica dei fini in quanto manca il profitto. Tuttavia non vengono meno le perdite ed i debiti che in seguito si accollano ai contribuenti. Questi ultimi pagano l’energia elettrica ancora con l’accise relativa ai costi di smantellamento della centrale nucleare di Trino Vercellese, pagano la potenza impiegata oltre la corrente elettrica che ne scaturisce, ed anche il contatore, ossia lo strumento usato dal venditore per misurare quanto debba riscuotere dal consumatore. Una vergogna colossale, come pagare al benzinaio il costo della pompa che usa per versare il carburante, oppure la bilancia al salumiere. Come se ne uscirà ? Semplice, come in passato: dando a Stellantis bonus e sgravi vari perché non trasferisca altrove le proprie fabbriche e non riduca ulteriormente la produzione, magari licenziando le maestranze già ridotte finora di circa quattromila unità. E Lorsignori vogliono fare la caccia agli evasori allorquando i primi a dilapidare denaro sono proprio loro!! Costruiamo in tutto il mondo, con ditte italiane, centrali nucleari di quarta generazione ultra sicure. In Italia, però, si seguono i dettami di Antoine-Laurent de Lavoisier, chimico e biologo francese: “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. Ma proprio tutti, tranne gli sguardi d’acciaio di certi politici dalle immarcescibili facce di bronzo!!

*già parlamentare