Il parere

Più multe e nuovi bavagli: le destre (e Iv) alzano il tiro

libertà di stampa – Non solo ordinanze di custodia, la commissione vuole altri divieti

16 Ottobre 2024

Di bavaglio in bavaglio per azzerare definitivamente la cronaca giudiziaria e quindi le notizie che riguardano inchieste di rilevanza politico-sociale, che i cittadini hanno il diritto di conoscere. È l’obiettivo del centrodestra e dei renziani che ieri, in Commissione Giustizia del Senato hanno votato il parere favorevole al decreto legislativo del governo che vieta la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, suggerendo a Palazzo Chigi di fare di più: vietare la pubblicazione di altre misure cautelari, aumentare le multe per i cronisti e introdurle per gli editori.

Il voto, tecnicamente non vincolante ma politicamente assai rilevante, sarà ripetuto oggi dalla Commissione Giustizia della Camera. Nel parere al governo si chiede di “valutare” se oltre al divieto di pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare si debba “estendere” il divieto anche “a tutte le misure cautelari personali” come obbligo di dimora o altre misure interdittive. Ma la museruola alla stampa, nei desiderata della maggioranza più i renziani, prosegue. Nel parere, relatori due parlamentari di FdI, il senatore Sergio Rastrelli e il deputato Andrea Pellicini, si chiede al governo, inoltre, di “valutare” se si debba “estendere il divieto” anche ad altri provvedimenti” collegati o comunque provvedimenti per i quali ci debba essere una “valutazione sui sussistenti gravi indizi di colpevolezza”. Per esempio, decreti di sequestro o delle proroghe delle intercettazioni ma anche le perquisizioni, pur essendo un mezzo di ricerca della prova possono essere “connesse” a quei “gravi indizi” che hanno portato alle misure cautelari. Fin qui l’elenco delle censure. C’è poi la parte del parere per assicurarsi la punizione di chi pubblica. Niente carcere, ma aumento delle multe attuali ritenute “irrisorie” dato che si va da 51 a 258 euro per violazione del divieto di pubblicazione di atti di indagine ora esteso anche alle ordinanze di custodia cautelare. Si vogliono aumentare “per conferire effettività al divieto e costituire un ragionevole argine alla sistematica violazione del medesimo”. Ma non basta, vanno condannate a pagare anche le società editoriali sulla base, auspica il parere, della legge 231 sulla responsabilità delle società.

Dice il padre della norma bavaglio, Enrico Costa, fuoriuscito da Azione e rientrato in FI: “È una norma a garanzia della presunzione di innocenza e chi la descrive come un bavaglio mente in modo sfacciato, perché le informazioni sul contenuto degli atti giudiziari non sono minimamente intaccate”. Per i senatori del Pd in Commissione “altro che garantismo, c’è solo un fastidio e un attacco a ogni forma di controllo e di contropotere democratici tipici dei sistemi liberali”. È intervenuta anche la segretaria dell’Fnsi, Alessandra Costante: “Ai giornalisti la manganellata di sanzioni economiche e questa volta dovrebbe toccare anche gli editori, per una certa politica le notizie non rientrano nel diritto all’informazione, ma sono solo un modo per vendere i giornali”.

Dunque, a stretto giro non si potrà più pubblicare un’ordinanza di custodia cautelare ma per gli altri divieti, così come per le nuove multe a giornalisti ed editori è possibile che il governo, con il ministro della Giustizia Carlo Nordio debba scrivere un altro provvedimento che integri il bavaglio.

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