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Il meglio da “Notix.it”, da “Il Fatto”, l’Anteprima di giornali e il Briefing nella Rassegna Stampa a cura di Ferdinando Terlizzi –
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DAILY MAGAZINE
Provincia di Caserta, tutti a casa: aria nuova
L’EDITORIALE di ANTONIO ARRICALE
Giorgio Magliocca si è dimesso sia da presidente della Provincia che da sindaco di Pignataro Maggiore. Ha, evidentemente, giocato di anticipo nei confronti della magistratura e dei cittadini di Terra di Lavoro che aspirano a vivere giorni migliori.
E’ facile ritenere, infatti, che – considerato la portata dell’inchiesta della magistratura che lo vede pesantemente coinvolto – Magliocca ancora in carica, avrebbe rischiato l’arresto preventivo laddove i pm, nel prosieguo delle indagini, avessero ravvisato un pericolo della reiterazione dell’ipotesi di reato o di inquinamento delle prove. Pericoli, entrambi, che con le dimissioni vengono naturalmente a cadere, evitandogli – nel caso – il rinnovo di una drammatica esperienza.
Del resto, c’è un precedente che non depone a suo favore, essendo per così dire già recidivo: dichiarò che era molto malato, qualche tempo fa, per cui si dimise salvo rientrare miracolosamente in salute e nelle cariche. Credere, insomma, nella buona fede dell’ex sindaco e ex presidente della Provincia – in teoria avrebbe venti giorni per ritirare le dimissioni – è un po’ difficile, anche quando afferma: “Le attività investigative di ieri hanno di nuovo riportato alla mia mente e a quella dei miei familiari le vicende del 2011, quando ho subito per undici mesi una ingiusta detenzione. Avevo promesso che mai più ci sarebbe stata una situazione di pericolo, per me e per la mia famiglia. Così purtroppo non è stato e di fronte alla responsabilità di genitore che ho, in modo particolare quella di garantire la serenità ai miei giovani figli e a tutti i miei familiari, non posso che prendere la decisione di dimettermi dalla carica di sindaco e di presidente della Provincia”.
In ogni caso, resta – quella della carcerazione – un’esperienza drammatica – non ci sono dubbi – che lascia cicatrici indelebili, evidentemente, e che – a meno che non si sia un delinquente incallito – fanno tremare le vene e i polsi al solo pensiero di poterle ripetere.
Certo, rimpiangerà non poco, Giorgio Magliocca la prospettiva offertagli dal caso di disporre di un red carpet – garantito a livello nazionale da AntonioTajani e a livello regionale da FulvioMartusciello – che lo avrebbe portato ovunque avesse desiderato: a Santa Lucia, a Montecitorio, a Strasburgo. Aspirazioni che ora non potrà più coltivare avendo, nel frattempo, deciso di frequentare anche altre compagnie, e per le quali è finito nuovamente nell’occhio del ciclone.
Pazienza, Giorgio, è stato bello finché è durata. Peraltro, lasciacelo dire, checché tu ne possa pensare, lasci questa Provincia – sia nel senso politico che strettamente territoriale – non proprio migliorata. Anzi, decisamente peggiorata. E dire che fare peggio era davvero difficile. Che cosa accadrà adesso? Per intanto, tutti a casa. Aria nuova. Le dimissioni – se confermate, come molti di noi sperano (a cominciare, immagino, dagli stessi magistrati) – avvia ineluttabilmente la procedura commissariale. Poi si vedrà. Il ricambio – di aria, mentalità, uomini ed esperienze – non ha fatto mai male
Campania
Il giurista sbugiarda De Luca: “Mai dato l’ok al 3° mandato”
Farsa – Paolo Maddalena smentisce il ras, che si è “venduto” un suo parere favorevole
Vincenzo De Luca dice che le polemiche se le mangia a colazione perché è blindato: ha consultato fior di giuristi sulla legge che gli spalancherà le porte dell’eternità (o quasi) alla guida della regione. Ma forse tanta sicurezza cela un gioco da illusionisti per non dire un bluff. “Non ho dato alcun parere pro veritate al presidente della Regione Campania. Ho solo parlato al telefono per qualche minuto con la sua segretaria”, dice al Fatto Quotidiano l’ex vicepresidente della Corte costituzionale Paolo Maddalena, il più noto tra i giuristi chiamati in ballo da Vincenzo De Luca. Tendenza Nanni Loy: pacco, doppio pacco e contropaccotto.
Ma ecco qui i fatti. Il 5 novembre è previsto il blitz con cui il governatorissimo tenterà di garantirsi l’approvazione di una legge regionale che gli consenta di superare il divieto del terzo mandato prescritto ormai dal 2004 dalla legge nazionale. Come? Rimandando indietro le lancette dell’orologio a dieci anni fa attraverso un barbatrucco: in base al quale si farà finta di tenere in buon conto il vincolo (“non è immediatamente rieleggibile alla carica di presidente della Giunta regionale chi, allo scadere del secondo mandato, ha già ricoperto ininterrottamente tale carica per due mandati consecutivi”), ma con il solo scopo di bypassarlo: il computo dei mandati decorrerà dalla data di entrata in vigore della legge. L’opposizione già grida alla legge ad personam, ma De Luca non ci sente, certo del fatto suo. “Non c’è nessun rischio di inciampo giuridico”, ha detto l’altro giorno a palazzo Santa Lucia ai 31 consiglieri regionali della sua maggioranza dove – va detto – molti son pronti a seguirlo perché il sottotesto è stato soprattutto uno: o con me o il nulla. Argomento che fa breccia anche tra alcuni consiglieri del Pd che prendono tempo nonostante l’altolà della segreteria di Elly Schlein al De Luca-ter sia esplicito. Nel frattempo è venuta meno anche la foglia di fico della Puglia: Michele Emiliano ha fatto sapere che non intende correre per un terzo mandato “perché è tempo di cambiare. La questione nel mio caso non è tecnica. Io sono candidabile: la nostra legge elettorale non è mai stata adeguata al limite dei mandati”.
E la Campania? A differenza della Puglia e a dispetto di quel che sostiene De Luca, la regione nel 2009 ha già compitamente recepito il divieto del terzo mandato sebbene in maniera implicita: per questo il tentativo di tornare a modificare le regole elettorali rischia di andare a sbattere contro i possibili ricorsi del governo o degli avversari politici sconfitti eventualmente alle urne. Chi lo dice? È quanto sostenuto da Marco Galdi, l’altro giurista che De Luca ha detto di aver consultato per trovare conforto sulla nuova norma utile alla causa, va senza dire, la sua. “Una nuova legge regionale, ovviamente, abilita il governo ad adire la Corte costituzionale entro 60 giorni dalla sua pubblicazione”, ha scritto il costituzionalista sottolineando anche come l’iniziativa “disattenderebbe non solo il principio fondamentale sancito nella legge nazionale (la 165/2004), ma anche lo stesso Statuto campano, che prevede espressamente fra i compiti del Consiglio regionale che disciplini in armonia con la Costituzione e nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti con legge statale, i casi di ineleggibilità, (…) del presidente della Giunta regionale”.
Se con Galdi la questione dei giuristi di De Luca si tinge di giallo, con Paolo Maddalena invece il mistero è pure in odore di paccotto. Nella famosa riunione a Santalucia con i consiglieri di maggioranza, De Luca ha speso soprattutto il suo nome per sostenere la regolarità del percorso che intende intraprendere. Ma l’ex vicepresidente della Corte costituzionale cade dalle nuvole: nega di aver fornito un parere pro veritate al governatore. “Mi ha chiamato la segretaria di De Luca rappresentandomi che la regione non ha mai recepito la legge nazionale del 2004. Dando per scontato che così fosse mi sono limitato del tutto informalmente a suggerire l’opportunità di fare una legge coerente con le indicazioni di quella nazionale. Non sapevo che la Campania lo avesse già fatto nel 2009…”.
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Domani si vota – Meloni&C. tirano la volata a Bucci e fingono di dimenticare chi ha guidato la Regione negli ultimi nove anni
A volte le assenze contano più di una platea piena. Se lo chiedono un po’ tutti all’entrata. La domanda rimane un po’ sospesa nell’aria e i sospetti trovano conferma a un esame del Pantheon di centrodestra schierato sotto il palco. Non c’è Giovanni Toti e si nota di più che se ci fosse. Ma se non fosse per Matteo Salvini, che a un certo punto lo ricorda in un breve passaggio (“se siamo qui è anche grazie a lui”), si direbbe quasi che non c’è mai stato. C’è qualche totiano, pochi e in disparte, mimetizzati e soverchiati dalle truppe cammellate di Fratelli d’Italia, arrivate con più bandiere di tutti, e affiancate da una buona presenza organizzata di Lega e Forza Italia. Ed è curioso, visto che la Liguria degli ultimi nove anni, è stata un feudo di Toti. Un esperimento “civico” che aveva cannibalizzato i partiti della coalizione, fin quasi a teorizzarne il superamento. Non fossimo in geografie politiche molto lontane, che di più non si può, sembrerebbe quasi di osservare una di quelle foto in cui nella vecchia Unione Sovietica scomparivano i dirigenti appena purgati. E invece è l’ultimo giorno di campagna elettorale del centrodestra in Liguria, elezioni regionali diventate ad alto significato nazionale, indette per rimpiazzare la poltrona lasciata vuota dal governatore arrestato per corruzione.
È stato il dubbio che ha impegnato più di un dirigente del centrodestra ligure e nazionale: che fare di Toti? Lo avrebbero preferito in silenzio, meglio ancora impegnato in una lunga e personale battaglia giudiziaria. E invece lui ha patteggiato. Poi si è presentato senza invito al lancio della candidatura di Marco Bucci, come a ricordare che quel manager prestato alla politica lo aveva inventato lui. Sulla sua vicenda giudiziaria ha scritto un libro in cui, neanche troppo velatamente, rimprovera agli amici di un tempo di averlo abbandonato, un libro presentato in un luogo simbolo di quella stagione politica e dell’inchiesta penale, Terrazza Colombo, attico sopra la sede dell’emittente Primocanale. Ci sono poi stati i suoi candidati, gli ultimi dei Mohicani del totismo, infilati nelle liste civiche con il nome del sindaco. In settima fila, all’esterno, si intravede Jessica Nicolini, ex portavoce di Toti, candidata nella lista Vince Liguria. Manca Giacomo Giampedrone, assessore alla Protezione civile, causa allerta meteo. In prima fila, unica presenza di bandiera insieme ai vip dell’evento, c’è la parlamentare Ilaria Cavo. Giovanni Toti e quell’eredità oggi così ingombrante svanisce anche nell’intervento Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, federazioni di formazione centriste che fra i suoi membri aveva anche quella dell’ex governatore.
Esordisce Stefano Bandecchi da Terni, che esalta le doti muscolari di uomo del fare di Bucci. Il sindaco del ponte scalda la folla con un ritornello ormai rodato: “C’è chi vuole portare indietro la Liguria di vent’anni, sono quelli della decrescita felice, che dicono no a tutto e non sono d’accordo su niente. Sarò il sindaco della Liguria”. Nel suo discorso richiama anche il tema della malattia, condiviso pubblicamente: “Io ci ho messo la faccia, anche se non era il momento ideale”.
La premier prende la parola dopo Tajani e Salvini. Viene un po’ presa in contropiede dalla protesta silenziosa di una sessantina di balneari, venuti a protestare contro l’applicazione della direttiva Bolkestein. Appena lei prende la parola loro rimangono in piedi in silenzio. Come per dire: “Ci siamo anche noi”. Dal pubblico parte qualche protesta. Una delegazione verrà poi ricevuta a parte alla fine dell’evento. Giorgia Meloni ringrazia Bucci: “È l’uomo migliore del centrodestra ligure”. Per il resto il suo intervento è dedicato ai successi di due anni di governo: “Pensavano saremmo durati solo sei mesi, poi si sono svegliati sudati”. L’eredità totiana è il fantasma che aleggia nella sala. Ma in un discorso con toni così nazionali, anche se si vota per le Regionali, quasi non si nota.
Il ministro
“Sul mio cadavere ci saranno molte impronte digitali”
Lo sfogo al ristorante con un amico – Sotto accusa. Fuoco amico e allerta frana, dal Colle a Palazzo Chigi: “Mica mi dileguo con le tenebre…”
“Il mio cadavere sarà pieno di impronte digitali. Questo lo si sa”, spiega all’amico mentre con una mano respinge infastidito il menu. Ma l’amico del ministro, col tono di chi conosce più della politica il quid di questo ristorante sull’Aurelia antica, periferia verde e silenziosa della Capitale, avanza la propria riflessione: “Cacio e pepe?”.
Tra le disgrazie che stanno capitando ad Alessandro Giuli, ministro della Cultura esposto al fuoco della destra di governo (e di opposizione), era rimasta colpevolmente esclusa quella che ci rammenta un principio costituente del passaparola: anche i muri ascoltano. I muri che segnano i confini dei cosiddetti privè, comfort zone dei potenti in incognito, hanno in effetti la bocca larga quanto quella delle rane.
“Le Iene sono venute sotto casa. Hanno spaventato la mia bimba che era alla finestra e mi ha chiesto: papà perché hai litigato con quel signore? Così no, così non è vita e non è giusto. Volete che prenda cappello e lasci la poltrona?”. L’amico, con tono compassionevole: “Ordiniamo e poi mi dici”. Lui: “Stavo così bene al Maxxi e l’ultima cosa che pensavo era di sostituire Sangiuliano al quale anzi tutte le volte che ho potuto ho dato una mano, ho offerto un consiglio che ritenevo utile, ho agevolato la soluzione di un problema”. L’amico: “Ti vogliono costringere alle dimissioni, è chiaro”. Lui “Mica andrei via di notte? Mica pensano che mi dileguo con le tenebre?”.
Avrebbe già deciso, a quel che si sa, il passo dell’addio anticipato qualora il fuoco amico si facesse più insistente, più cattivo, più indigesto. Giuli non avrebbe una telecamera del Tg1 ma l’emiciclo del Parlamento al quale riferire quel che è successo. E sarebbe il principio del terremoto! Al solo evocare questa ipotesi, che pure oggi pare oggettivamente lontana, la preoccupazione di Sergio Mattarella si è infittita assai da metterlo in allarme. E Giorgia Meloni? Inquieta, stupìta, la descrivono “furiosa” per non riuscire a tenere a bada la sua ciurma, sempre più anarchica.
Quando Giuli ha lasciato il ristorante, l’amico l’ha salutato con un gesto di desolazione e con le parole di una resa imprevista e inimmaginabile fino a ieri, ma d’ora in avanti possibile, concreta, da mettere in conto: “Così frana tutto, cazzo!”.
Allerta, frana in arrivo. Non serve il servizio meteo perché in questo caso il cambiamento del clima interno al partito della destra italiana che si trova a dover gestire il 30 per cento dei voti e mille vite affamate di visibilità è un fatto certificato, ufficiale, definitivo.
È vero o falso che Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura, aveva proposto di confermare Giovanna Melandri, cioè il nome del Pd, al Maxxi, il museo romano nel quale è invece sbarcato Giuli prima di approdare al Collegio Romano? Ed è vero che quella proposta Mollicone l’aveva avanzata col solo proposito di stoppare Giuli? Ed è vero che Giambattista Fazzolari, il drone ex missino che sorveglia gli affari interni dei ministeri, ha scomunicato Giuli, puntandolo al cuore?
Nel garbuglio di odi e rancorose antipatie (che diciamo di Giovanni Donzelli contro Arianna Meloni, per esempio?) Alfredo Mantovano è riuscito almeno nell’armistizio. Che pare – stando a quel che trapela da Palazzo Chigi – sia stato così definito: Giuli conserva il titolo a proporre un nuovo nome per la poltrona di capo di gabinetto, dopo che ben due in poco più di due settimane sono finiti in bocca ai pescecani, ma non ha più l’assoluta certezza che quel nome sarà il prescelto. Punto.
Il ministro si era già sfogato giorni fa: “Non hanno capito che sono un socialista liberale di radice gentiliana (Giovanni Gentile, il filosofo teorico dell’idealismo, fu una figura di spicco del fascismo italiano ndr). Conserverò la mia identità e la mia autonomia, costi quel che costi. Non sono così moderno da essere omosessuale, mi tocca specificare anche questo? E non mi importa se tentano di ridicolizzarmi, di farmi divenire una presenza fissa nello show di Maurizio Crozza. Le mie parole che in Italia sembrano ora oscure oppure esoteriche, mi sono valse l’apprezzamento della Frankfurter Allgeimeine Zeitung (è un importante quotidiano tedesco, ndr) per il discorso fatto alla fiera del libro di Francoforte. Facciano pure ironia ma questa è la verità”.
La verità? È che non passa giorno che ci sia una nuova rivelazione, un colpo di teatro, una manciata di segreti da svelare, di cause da sostenere, di amicizie da conciliare. Dagospia rivela gli anni “leghisti” di Giuli, quando fu chiamato a redigere il programma politico della Lega. “Roba vecchia e soprattutto nulla di nuovo sotto il sole. Evidentemente D’Agostino ce l’ha con me”.
Sulla natura del sole delle Alpi in effetti Giuli fu chiamato a intervenire. Il Fatto, ricostruendo la vicenda, è in grado di delineare le sue dimensioni. La proposta di scrivere il programma culturale della Lega nel 2018 fu avanzata a lui da Giancarlo Giorgetti. Alessandro andò da Giorgia a comunicare l’offerta ricevuta e lei diede il consenso. La dimensione dell’entusiasmo per la prova assai ardita lo coinvolse a tal punto da esondare un po’. Arrivò a scrivere: “I nemici della Nazione hanno le ore contate. Il sole delle Alpi è il sigillo che lega l’Italia dei popoli e la salverà dalla sconfitta”. Il Giuli leghista piacque ai committenti padani e Matteo Salvini volle riceverlo e – immaginiamo – congratularsi per la bella prova. Gli venne addirittura proposta la candidatura in Parlamento. Troppo anche per chi, come Giuli, aveva sfidato il principio di gravità.
SABATO 26 OTTOBRE 2024
Clamoroso
Piero Manzoni era solito vendere alle sciure in pelliccia, e per sole diecimila lire, il diploma di “culo artistico”. «In tante gliel’hanno comprato» [Cochi Ponzoni a Egle Santolini, Sta].In prima pagina• Nel cuore della notte l’aviazione israeliana ha iniziato una serie di incursioni sopra l’Iran. I timori di una guerra totale che travolga il Medio Oriente si fanno di ora in ora più concreti.
• Filippo Turetta per cinque ore davanti ai giudici. Teneva lo sguardo basso, la voce sempre ferma, monocorde. Non ha nominato Giulia nemmeno una volta
• A Matera un uomo di 77 anni ha strangolato la moglie malata, poi si è reciso le arterie. I familiari si sono accorti di tutto, e hanno chiamato i soccorsi. Sopravvivrà
• Giuseppe Conte ha annunciato che nella costituente di fine novembre, che servirà a ridiscutere nome, programma e simbolo, si deciderà anche cosa fare della figura di Beppe Grillo
• Il caso Spano-Giuli continua a tenere banco. Giorgia Meloni punta tutto sulla vittoria alle regionali in Liguria per far dimenticare la vicenda
• Paolo Corsini, direttore dell’Approfondimento Rai, ha insultato Corrado Formigli dandogli dell’infame
• La Commissione europea ha proposto di aggiornare la raccomandazione del Consiglio del 2009
• Il Wall Street Journal ha pubblicato un’inchiesta sui rapporti tra Elon Musk e Vladimir Putin
• Quest’anno il Washington Post non si schiererà con nessuno dei due candidati alle presidenziali
• La Protezione civile ha diramato l’allerta arancione su larga parte di Liguria, Piemonte ed Emilia-Romagna. Bologna-Milan alla fine è stata davvero rimandata
Durante la notte Israele ha condotto tre ondate di raid aerei contro l’Iran. Secondo fonti statunitensi l’attacco si è concentrato su siti nucleari e infrastrutture petrolifere. Diverse esplosioni sono avvenute anche nella capitale del Paese Teheran, dove è scattata la contraerea (Reuters), altre province colpite sono quella di Khuzestan e Ilam. Secondo l’agenzia di stampa siriana Sana, nelle prime ore di sabato Israele ha colpito anche diversi obiettivi militari al sud e al centro del Paese, compresi alcuni nelle vicinanze di Damasco. Dopo meno di quattro ore di raid, Israele ha dichiarato chiuse le operazioni (Bbc). Secondo fonti israeliane l’attacco è avvenuto dopo che, per settimane, il gabinetto di guerra si è confrontato per stabilirne la natura e l’obiettivo (Cnn).
Cosa sappiamo finora dell’attacco israeliano all’Iran (Nyt).
Gli Usa erano informati ma non hanno preso parte al blitz (Reuters). Lo stesso Iran era stato avvisato da Israele, con l’avvertimento di non rispondere a sua volta (Axios).
L’ora più buia L’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha parlato apertamente di genocidio nei confronti della Striscia di Gaza, la cui parte settentrionale è sottoposta a bombardamenti no-stop, nei quali solo ieri sono state uccise 72 persone, mentre altre centinaia di migliaia sono dovute fuggire senza garanzia di ritorno (Bbc). Negli scontri sono morti anche tre soldati israeliani (Times of Israel).
L’altro fronte L’esercito israeliano sta colpendo anche il sud del Libano, dove sono stati uccisi in un raid aereo tre giornalisti. In un anno di scontri a fuoco transfrontalieri tra Hezbollah e Israele sono morti 163 operatori di emergenza e personale medico, secondo quanto diffuso dal ministro della salute libanese Firass Abiad (Guardian).
Negoziati in stallo In un incontro a Londra con il segretario di Stato Usa Antony Blinken, il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi ha detto che la “pulizia etnica” realizzata da Israele nella Striscia deve finire. Lo stesso Blinken ha sottolineato l’urgenza di trovare una soluzione per il conflitto in corso (Reuters).
Guerra diplomatica
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky avrebbe rifiutato una visita a Kiev del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres a causa del suo viaggio a Kazan per il summit dei Paesi Brics, durante il quale ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin (Euronews). Zelensky ha anche aggiunto che i primi soldati nord coreani potrebbero essere già schierati da domenica sul fronte ucraino a fianco dei soldati russi (Axios). Oggi il ministro degli Esteri ucraino Andrij Sybiha sarà in visita al Cairo.Tour balcanico La presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, in visita a Sarajevo, si è detta sicura che la Bosnia-Erzegovina diventerà membro a pieno titolo dell’Unione europea (Ansa). Spostandosi poi a Belgrado, ha chiesto al presidente serbo Aleksandar Vučic di allineare la propria politica estera a quella dell’Ue, aderendo alle sanzioni del blocco contro la Russia, per poter puntare a un’adesione all’Unione entro il 2028 (Euronews). Oggi von der Leyen sarà in Kosovo e Montenegro.Voto tra le tensioni I cittadini georgiani sono chiamati oggi alle urne per le elezioni legislative, in un clima di grande intimidazione da parte del partito Sogno georgiano attualmente al governo. L’esito del voto sarà fondamentale per definire i futuri rapporti del Paese caucasico con l’Ue e con la Russia (Politico).
La presidente Salome Zourabichvili, a colloquio con alcuni media tra cui Repubblica+, parla del voto come di una “battaglia esistenziale”
Spioni di Stato?
Secondo quanto riporta il New York Times, hacker cinesi hanno avuto accesso a chiamate e messaggi dei telefoni di Donald Trump, candidato repubblicano alla Casa Bianca, e il suo vice JD Vance. La violazione sarebbe avvenuta attraverso la rete di Verizon, operatore di telefonia statunitense, e ha coinvolto anche esponenti governativi.Comizio con star La pop star Beyoncé è scesa sul palco di Houston in occasione di un evento della candidata democratica Kamala Harris, chiedendo agli elettori di “cambiare musica. Il Texas è considerato uno Stato saldamente repubblicano. Harris ha sostenuto che Trump voglia “approvare una legge per impedire l’aborto in ogni Stato” (Ap).
Orizzonti
Sempre più su La Banca centrale russa ha deciso di alzare ulteriormente i tassi di interesse del 2% portandoli al 21% (Cnbc).Questione di fiducia A ottobre in Italia sono scesi sia l’indice di fiducia dei consumatori, da 98,3 a 97,4, che quello delle imprese, da 95,6 a 93,4 (Borsa Italiana). Il dato riguardante i consumatori francesi è calato a 94 punti dai 95 precedenti (La Stampa).
Moody’s ha confermato il rating della Francia ad Aa2 ma ha rivisto al ribasso l’outlook portandolo da stabile a negativo (Il Sole 24 Ore).
Asse Berlino-Delhi Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha incontrato il primo ministro indiano Narendra Modi a margine di una serie di consultazioni intergovernative che riguardano temi economici (sul tavolo un accordo di libero scambio tra India e Ue) e militari (DW). Modi ha anche annunciato che il governo tedesco aumenterà la quota annuale di visti per gli indiani qualificati da 20 mila a 90 mila (Il Sole 24 Ore).
Sale da 85,4 a 86,5 punti la fiducia degli imprenditori tedeschi misurata dall’indice Ifo (Repubblica).
Aspettative al ribasso Stando al consueto sondaggio realizzato dalla Bce, le aspettative medie per l’inflazione nei prossimi 12 mesi sono calate al 2,4% dal 2,7%, ai livelli più bassi dal 2021. Nell’orizzonte di tre anni le aspettative sono scese dello 0,2%, al 2,1% (Ansa).
Trimestrali Eni ha chiuso il terzo trimestre dell’anno con utili per 1,3 miliardi di euro, in calo rispetto agli 1,8 realizzati nello stesso periodo del 2023 (Il Sole 24 Ore). Mercedes ha registrato utili per 1,7 miliardi, più che dimezzati sull’anno passato (Ansa).
In un’intervista a La Stampa, l’ad di Eni Claudio Descalzi dice che l’investimento del fondo Kkr in Enilive non sarà l’ultimo di questo tipo, in una serie di operazioni tese a finanziare la transizione verde.
Back to Italy
-1 al voto Al comizio finale del candidato del centrodestra alla guida della regione Liguria, Marco Bucci, in vista del voto di domenica e lunedì, è intervenuta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha colto l’occasione per difendere la manovra e la riforma della giustizia. Sul palco anche il leader della Lega Matteo Salvini che ha rivendicato i risultati dell’amministrazione del dimissionario Giovanni Toti: “Del buon governo non c’è niente da cancellare” (Repubblica).L’altra coalizione A sostenere lo sfidante Andrea Orlando c’erano invece la segretaria del Pd Elly Schlein e il leader del M5s Giuseppe Conte che sperano di bissare il successo del campo largo che ha portato all’elezione di Alessandra Todde in Sardegna (La Stampa).
Media & Tech
Anno d’oro Lo stipendio del Ceo di Microsoft Satya Nadella è cresciuto del 63% nel 2023, toccando quota 79,1 milioni di dollari, cinque in meno del previsto a causa della sua richiesta di pagare per le falle nella cyber-security del colosso tech, il cui fatturato è cresciuto del 16% nei primi sei mesi di quest’anno (Bbc).In manette Sei hacker sono stati arrestati per furto di dati e informazioni sensibili e segrete da banche dati strategiche nazionali, tra cui Sdi, Serpico, Inps, Anpr, Siva. Nell’inchiesta dell’Antimafia sarebbero coinvolti anche membri delle forze dell’ordine (Corriere).Lutto a Torino È morto a 67 anni Paolo Griseri, editorialista ed ex vicedirettore de La Stampa (La Stampa).
Sport
Serie A Nell’anticipo che ha aperto la nona giornata l’Udinese ha battuto il Cagliari 2-0, il Torino ha vinto 1 a 0 contro il Como (highlights). A causa del maltempo è stata invece rinviata Bologna-Milan (Gazzetta).Tennis Lorenzo Musetti ha battuto Sascha Zverev (2-6, 7-6, 6-4) e arriva così alle semifinali all’Atp 500 di Vienna: oggi alle 15 sfiderà Jack Draper. Fuori invece Matteo Berrettini, che è stato battuto da Karen Khachanov (Corriere dello Sport).
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La scienziata che svela i misteri della materia grigia (Guardian).
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Dopo il record di Chepngetich la maratona non sarà più la stessa (Ultimo Uomo).
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Santiago del Cile, elezioni municipali e regionali (fino al 27);Eventi di campagna elettorale di Kamala Harris e Donald Trump in Michigan e Pennsylvania;
Londra, pubblicazione del rapporto sul cambiamento climatico;
Cerimonia di premiazione della Festa del Cinema di Roma.