Penelope in Medio Oriente (di Stelio W. Venceslai)

 

La Parola Che Non Muore

 

E così, Israele ha reagito.  Cento aviogetti hanno prima bombardato la Siria e l’Iraq, colpendo i depositi militari degli Hezbollah. Poi, sono passati sull’Iran, anche qui colpendo solo le basi militari. Gli impianti petroliferi e quelli nucleari sono stati esclusi. I rischi erano troppo grossi per il mercato petrolifero e per gli effetti della radioattività.

Non è stato un massacro, solo danni materiali. La difesa aerea iraniana è stata accecata e resa impotente. Certo, Khamenei minaccia ritorsioni, ovviamente, ma si ha la sensazione che il gioco del rimpiattino è finito. L’Iran è indifeso contro Israele che può colpirlo quando e come vuole.

Il prestigio iraniano è sceso in basso. Con gli Hezbollah sotto attacco e gli Houthi bombardati, le lunghe braccia sciite di Teheran nella regione sono diventate monche.

Il cuore stesso del regime degli ayatollah è stato colpito. Non ci saranno riflessi interni, perché il regime è solido, ma la situazione è cambiata di nuovo nel mutevole quadro mediorientale.

Siria e Iraq sono sotto il mirino turco e israeliano, per ragioni diverse. La Turchia, dopo l’attentato alla loro Agenzia spaziale, ha fin da subito individuato il nemico, peraltro secolare, nei Kurdi, bombardando i loro insediamenti in Siria e in Iraq. Forse non saranno stati i Kurdi, ma questo è secondario. I Kurdi sono una spina nel fianco di Erdogan, come lo furono gli Armeni con Enver Pascià e i Greci, prima ancora, con Abdul Hamid.

Lo Stato del Kurdistan, deciso a Versailles dopo la 1^ Guerra mondiale, è rimasto un’utopia. Lo stesso Ocalan, il capo carismatico kurdo, dal fondo di un carcere turco ha detto che bisogna farla finita e smettere di combattere. Occorre accettare la realtà. Questo non placa, però, la reazione turca.

Israele continua i suoi raid contro gli Hezbollah in Libano, dove però incontra resistenza, e in Siria e in Iraq, dove esistono insediamenti hezbollah.

I governi di Beirut, di Damasco e di Baghdad sono semplicemente impotenti. Non possono reagire in alcun modo alla violenza di una guerra che si combatte dentro i loro territori. In realtà, non sono neppure governi, ma regimi fantoccio puntellati da regimi un po’ più forti ma lontani come la Russia, invischiata in Ucraina al punto da dover ricorrere ai Nordcoreani, e l’Iran, ormai silenziato dopo l’attacco aereo di Tel Aviv.

Il tutto si sta svolgendo nel silenzio assordante degli altri Paesi arabi, dall’Arabia saudita all’Egitto, dal Qatar alla Giordania. Stanno aspettando nuovi equilibri. Sullo sfondo, le elezioni presidenziali americane.

La situazione smentisce chi sostiene che l’egemonia americana sia agli sgoccioli. Che vinca Trump o la Harris, sta di fatto che la posizione americana sarà ancora determinante, anche se con sfumature diverse.

La questione degli ostaggi è diventata secondaria. Sono solo un ostacolo alla formazione di nuovi assetti geopolitici il cui tessuto sarà il prodotto della Penelope americana, non certo russa o iraniana.

Altri due commensali sono assenti dal grande gioco, la Cina e l’Europa.

La Cina ha interesse a che i suoi traffici mercantili continuino senza l’imbarazzante presenza degli Houthi nel Mar Rosso. La nuova Via della Seta passa per il mare verso i ricchi mercati dell’Occidente europeo. La via di terra è troppo lunga e pericolosa anche per i nostalgici del Gran Khan.

L’Europa sembra non avere interessi in questa parte del mondo.

In realtà ne avrebbe, e molti ma, di fatto politicamente non esiste. Nel suo grande vuoto pare che la preoccupazione prioritaria sia quella di vietare il fumo del tabacco all’aria aperta. Una decisione fondamentale per la pace fra i popoli. Il ridicolo è un’arma pericolosa e fatale. Ma sembra che nessuno se ne renda conto.

La nuova Commissione deve ancora partire. Stanno appena sellando i cavalli, con gli occhi puntati solo dentro casa, e lo spettacolo non è bello (fine del diesel, l’elettrico che non tira, le case green, le discordie sovraniste).

Se si guarda fuori, invece, c’è un futuro difficile da preconizzare (l’era digitale, l’intelligenza artificiale, la sicurezza militare e cibernetica, il pericolo di un dissolvimento europeo).

I barbari, intanto, premono alle frontiere. Per barbari non intendo i poveri profughi dalle guerre e dalla fame, ma le potenze rapaci che circondano il vecchio continente, ad est e ad ovest.

A Costantinopoli ci si interrogava sul sesso degli angeli, un argomento affascinante, senza dubbio, mentre i Turchi assediavano le mura della città.

Ma c’è intelligenza politica a Bruxelles?

Roma, 28/10/2024