Caserta, Stella Michelin allo chef Domenico Marotta

«Merito del territorio e delle sue materie prime» il commento del titolare dell’omonimo ristorante di Castel Campagnano
La provincia di Caserta ha di nuovo la sua stella Michelin. Dopo quelle tenute per alcuni anni da Rosanna Marziale, a Caserta, e Renato Martino a Vairano, a conquistare l’ambito riconoscimento

IL RICONOSCIMENTO

 

La provincia di Caserta ha di nuovo la sua stella Michelin. Dopo quelle tenute per alcuni anni da Rosanna Marziale, a Caserta, e Renato Martino a Vairano, a conquistare l’ambito riconoscimento consegnato ieri a Modena, in occasione della presentazione della 70esima edizione della Guida 2025, è stato il giovane chef Domenico Marotta, titolare del “Marotta ristorante” di Squille, frazione di Castel Campagnano.
«Sono emozionato e anche un po incredulo. Certo, quando ho ricevuto l’invito dalla Michelin il pensiero mi ha attraversato, ma per abitudine preferisco rimanere con le aspettative basse, poi quello che accade da più gioia. Era questo il mio stato d’animo quando sono arrivato a Modena» racconta con la pacatezza che lo caratterizza Domenico Marotta, appena uscito dal teatro “Pavarotti” dove è stato premiato. «La Stella è stata una bellissima, entusiasmante sorpresa».

 

IL RITORNO

Trentasei anni appena compiuti, “figlio d’arte” (suo padre, An-gelo, è titolare di un noto locale per eventi situato nella stessa struttura che ospita il suo ristorante), Domenico è partito giovanissimo seguendo la sua passione per la grande cucina ed ha girato il mondo frequentando gli chef più titolati. Da Trussardi alla Scala di Milano dove ha lavorato per due anni con Andrea Berton, poi, tre anni da Enrico Crippa a piazza Duomo, un anno da Alain Passard nel suo Ar-pege a Parigi. E ancora Belgio, Finlandia, tre mesi in Giappone da Seiji Yamamoto. «Da ognuno di loro ho imparato tanto, soprattutto il rispetto delle materie prime, del territorio, delle stagionalità, della la natura: è
la voglia di tornare per cercare di fare qui quello che ho visto fare all’estero». Nel 2019 ha aper-to, infatti, il “Marotta ristorante” con solo pochissimi tavoli, per una capienza di poco più di venti persone. «Sembra un para-dosso, ma stando fuori, ho sco-perto la ricchezza del nostro Paese che non è solo importanti monumenti e una grande storia, ma anche prodotti straordinari.
Quando sono partito – ammette
Marotta – davo poco valore a ciò che avevo intorno. Invece, lavorando fianco a fianco con i grandi maestri della cucina, ho capito il bello e il buono che c’è qui: prodotti e produttori di grande qualità».
E un pensiero e un ringraziamento particolare, Marotta lo rivolge proprio a questi “profes-sionisti delle materie prime” del territorio: «È da loro che mi rifornisco e rispettano richieste e
indicazioni, dunque il merito del mio successo è anche un po’ loro», sottolinea. E, poi, alla brigata che collabora con lui in cucina e nella sala, affidata ad Anna Coppola, «siamo un gruppo affiatato e tutti condividono la mia visione e mi seguono con entusiasmo».

LE RADICI

Quindi, la famiglia e i suoi mae-stri: «Sono riconoscente ai miei genitori che mi hanno supportato e che mi hanno fatto appassionare a questa attività: già da ragazzino davo una mano in cucina soprattutto in occasione di eventi. In cucina, insomma, quasi ci sono nato e non l’ho più lasciata». Una sfida, una scommessa vinta quella di Domenico Marotta e il riconoscimento ottenuto ieri premia l’audace, giovane chef inserendolo nel gotha della grande cucina d’autore ita-liana. «Quasi non ci credevo, sono felice per lui», il commento del padre Angelo, appena appresa la notizia. «Domenico ha sempre avuto la passione per la cucina e io avevo immaginato che volesse proseguire la nostra attività. E glielo avevo anche consigliato. Ma lui ha fatto con grande determinazione una scelta diversa, molto coraggiosa: devo ammettere che non avrei immaginato arrivasse a tanto, partendo da questo piccolo centro. Invece oggi, la sua bravura, la passione, il talento, la sua grande creatività hanno avuto il risultato che merita».
Grande soddisfazione è stata espressa anche dal sindaco di Castel Campagnano, Gennaro
Marcuccio. «E un orgoglio avere nel nostro comune una Stella Michelin: è un riconoscimento per il territorio, peraltro noto pure per un’altra eccellenza, il vino Pallagrello. Ora la Stella a
“Marotta ristorante” potrà essere un volano ulteriore per la zona e per la filiera enogastrono-mica che è il nostro fiore all’occhiello. Anche così crescono e si sviluppano i territori. Il papà
Angelo con il suo importante locale è già un punto di riferimento per la comunità, ma il ritorno di Domenico è particolarmente importante perché incoraggia gli altri giovani a credere nelle potenzialità che ci sono qui e a restare. La mia è un’amministrazione formata prevalentemente da persone under 40 e vedere un nostro coetaneo che investe e si impegna ci dà una grande spinta e tanto entusiasmo. Lui si è messo in gioco, ha investito in questo che è un piccolo centro, dove, evidentemente, è possibile pensare e agire in grande».

 

Un nuovo tre stelle: 12 Apostoli di un veterano della cucina italiana come Perbellino e due nuovi due stelle, Villa Elena nel Bergamasco e Campo de Drago a Montalcino sotto la supervisione di Bartolini, ormai lo chef preferito dalla Michelin. In Italia.

Sono tre i ristoranti fra Napoli e provincia che perdono la stella di cui due in città, Palazzo Petrucci e il Comandante dell’Hotel Romeo mentre, atteso, sparisce Mammà a Capri diventato pizzeria. Non solo, il Don Alfonso riapre con una stella mentre nel 2022 ha chiuso con due per effettuare i lavori di ristrutturazione nella stagione 2023.
Intendiamoci, la Campania con le nuove stelle resta sempre la seconda regione: raggiungono l’ambito risultato Salvatore Avallone e Federica Gatto, la giovane coppia di Cetaria a Baronissi che ha festeggiato i dieci anni di attività, e poi ancora le Volte del Fuenti in Costiera Amalfitana. Si dimostra un vero e proprio cocco della Michelin Luigi Tramontano che stavolta la stella la porta a casa propria a Gragnano insieme alla moglie Nicoletta Gargiulo dopo averla portata con se da Ravello a Sorrento e poi a Positano.

La novità è la stella a Domenico Marotta, un ragazzo che ha un grandissimo curriculum nei migliori ristoranti francesi e che il tristellato piemontese Crippa da cui pure è stato a bottega aveva citato come suo ristorante preferito.Domenico ha una grandissima mano su ogni tipo di materia prima, assolutamente eccezionale nella lettura dei prodotti del territorio dell’Alto Casertano dove ha il suo ristorante nell’ambito di una struttura di famiglia a Squille.Stavolta le aspettative erano molto alte a Napoli, che comunque conferma le due Stelle al Parkers’ della famiglia Avallone con Domenico Candela, Aria con Paolo Barrale e il Veritas di Stefano Giancotti che supera la prova di esame del cambio chef in arrivo dal Maeba di Ariano Irpino. Nota dolente: la perdita di una stella del ristorante Tre Olivi a Paestum. Per il resto tutti confermati gli altri tredici stelle italiani fra cui anche Quattro Passi della Famiglia Mellino.