L’intervista
La giudice Briguori: “Stravolgono la Corte dei conti: così si rischia lo scudo tombale”
Associazione magistrati contabili – “La riforma di FdI deresponsabilizza la P.A., socializza il danno erariale: serve dialogo”
Di Carlo Di Foggia
12 Novembre 2024
“Se passa così com’è, l’assetto della Corte dei conti verrebbe stravolto senza renderla più efficiente né realmente aiutando la P.A, che anzi si deresponsabilizza. Il tutto con un meccanismo che socializza il danno erariale”. Paola Briguori, già viceprocuratore generale, è la presidente dell’Associazione dei magistrati contabili. Il suo è un appello quasi disperato al governo affinché ripensi la riforma prevista dal proposta di legge Foti che modifica assetto e funzioni della Corte, da oggi al voto alla Camera.
Voi avete avviato una mobilitazione di protesta.
Sì, ma le criticità sono già state espresse dalle sezioni riunite della Corte e dal presidente Carlino. Serve una premessa: noi chiediamo dialogo al governo, auspichiamo una riforma condivisa, magari con una legge delega. Facciamola, ma rispettando i principi costituzionali e comunitari che affidano alla Cdc la verifica della corretta gestione dei fondi pubblici.
Un tentativo che non pare andato a buon fine…
Non demordiamo, ma ad oggi non c’è stata apertura. Anzi, rischia di essere perfino peggiorata dagli emendamenti, per certi versi più gravi della riforma stessa.
A quali si riferisce?
A due modifiche depositate da deputati della maggioranza. Una in sostanza svuota le procure regionali, affidando l’azione di responsabilità erariale al procuratore generale a Roma, richiedendo però ben tre firme per ogni atto di indagine. L’altro cancella di fatto le sezioni giurisdizionali regionali sostituendole con una unica gravata di una serie di funzioni: consultive, di controllo, referenti e giurisdizionali. Uno stravolgimento che non rende più efficiente la Cdc, finalità perseguita dalla norma. Si indebolisce e si rallenta l’esercizio dell’azione di responsabilità, non solo per colpa grave ma anche per dolo: il rischio è che le procure non riescano a esercitare la loro funzione, che non è solo di repressione del danno ma anche di impulso all’autocorrezione per gli enti virtuosi.
Cosa vi preoccupa invece della riforma Foti?
Per esempio che si passa da un sistema basato sul risarcimento del danno a uno sanzionatorio da un minimo di 150 euro a un massimo di due annualità di stipendio, a prescindere dall’entità del danno causato. La differenza resterà a carico della collettività: un modo di socializzare il danno, deresponsabilizzando il funzionario.
Il testo modifica anche il sistema dei controlli di legittimità.
Oggi il funzionario pubblico non è perseguito a titolo di colpa grave per i fatti dannosi che traggono origine dall’atto registrato ‘limitatamente ai profili presi in considerazione in sede di controllo di legittimità’. La legge Foti elimina questa limitazione ed estende la scriminante anche agli atti connessi a quello vistato. Si complica il lavoro magistrato che è obbligato a pensare a possibili profili di responsabilità. La riforma peraltro dimezza i tempi del visto per la risposta per gli atti del Pnrr e introduce il silenzio assenso. Il rischio è che ci sia una corsa al visto di legittimità al solo fine di avere l’esimente. L’aumento del lavoro potrebbe condurre a rallentamenti, il contrario dell’efficienza che si vuole perseguire. Un’altra criticità riguarda l’attività consultiva: fu introdotta nel 2003 come ausilio nel fornire l’interpretazione di norme di contabilità pubblica, ora viene stravolta perché estesa anche a fattispecie concrete. In questo modo il magistrato che rende il parere diviene co-decisore, co-gestore della cosa pubblica, spogliandosi della terzietà e dell’indipendenza. E la presenza del parere esclude la colpa grave del funzionario che vi si sia conformato. Infine c’è un ultimo punto.
Prego.
Fino a fine anno vige lo scudo erariale, prorogato dal 2020, che esclude la responsabilità per colpa grave solo per le condotte attive, fermo restando il dolo. Le nuove norme, invece, riguarderanno tutte le condotte gravemente colpose senza distinzione, attive e omissive, e con il silenzio assenso in sede di controllo preventivo e di attività consultiva si rischia uno scudo tombale.
Il governo dice che si supera la “paura della firma”.
Si ottiene altro. Si va verso la deresponsabilizzazione del funzionario e dell’amministratore pubblico con il rischio che le perdite economiche rimangano a carico del cittadino e la Corte dei conti non possa assicurare la corretta gestione dei fondi pubblici.
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