VERDE PUBBLICO, LASCIANO DOMICILIARI BIONDI, AMATO E ANTONUCCI: REVOCA DELLA ‘FIRMA’ PER NATALE E CERULLO. RIESAME DIMEZZA LE 9 MISURE CAUTELARI. ALTRE QUATTRO POSIZIONI SARANNO DISCUSSE LA PROSSIMA SETTIMANA
Il Tribunale del Riesame di Napoli «dimezza» le misure cautelari applicate nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per la cura del verde pubblico tra Caserta e San Nicola la Strada. Cinque persone su nove hanno beneficiato dell’annullamento dell’ordinanza cautelare. Lasciano gli arresti domiciliari Franco Biondi, dirigente comunale; Michele Amato, dipendente comunale e Raffaele Antonucci, titolare della Antonucci Garden. Revocato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, invece, per Domenico Natale della ditta «Un seme per la vita» ed anche per Giuseppe Cerullo, responsabile della Centro Servizi. I giudici dell’ottava sezione del Tribunale della Libertà ritengono non attuali le esigenze cautelari firmate dal gip Alessia Stadio del tribunale sammaritano due settimane fa, dopo gli interrogatori preventivi disposti in base alla legge Nordio. I giudici del Riesame depositeranno le motivazioni fra trenta giorni mentre la prossima settimana sono attese le udienze che vedono altri quattro indagati in attesa della decisione del tribunale della Libertà. Si tratta ovviamente di una decisione sulla fase cautelare e non nel merito dell’indagine che è stata avviata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere sulla base di alcune ipotesi di reato fra cui la corruzione: in ballo, secondo l’accusa, alcuni appalti per mezzo milione di euro che sarebbero stati pilotati facendoli confluire allo stesso cartello d’imprese grazie a un vero e proprio accordo. Le misure aveva colpito anche l’imprenditore Franesco Cerreto; il gestore di fatto di un’azienda coinvolta, Giuseppe Fazzone; l’ex dirigente del Comune di San Nicola la Strada Giulio Biondi, e l’imprenditoe Gianni Andrea Mingione. L’inchiesta riguarda episodi commessi nel periodo della pandemia, ha consentito di fare luce su un vero e proprio sistema fraudolento grazie al quale era possibile scegliere e far confluire gli appalti alle ditte facenti parte del «cartello»: la tecnica – è emerso – sarebbe stata quella classica dell’invito a partecipare rivolto a ditte compiacenti, ciascuna già consapevole del proprio turno di aggiudicazione: le ditte alle quali quell’appalto non doveva andare omettevano di proposito di presentare l’offerta, oppure la presentavano con minore ribasso, risultando economicamente svantaggiosa rispetto a quella a cui, invece, era stato preventivamente deciso dovesse aggiudicarsi la gara. Gli indagati sono ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere, falso in atti pubblici e turbata libertà degli incanti. Le esigenze cautelari erano state valutate dal gip in base al profilo degli indagati e alla loro posizione attuale nel contesto lavorativo. Per alcuni, come Francesco Biondi e Michele Amato, ancora operanti in ruoli di rilievo presso enti locali, il pericolo di inquinamento probatorio sarebbe stto evidente, avendo già dimostrato, durante le indagini, una capacità di ostacolare l’acquisizione di prove. Di diverso parere il collegio del Tribunale del Riesame che invece ha annullato anche le posizioni con la misura degli arresti domiciliari. Su quattordici richieste cautelari chieste dai pm Cozzolino e Urbano, il gip aveva escluso cinque persone, ovvero Giovanni Mastroianni, Gaetano Mastroianni, Brigida Napoleone, Francesco Zoleo e Pasquale Viscusi (difeso dall’avvocato Mirko Del Giudice). Sono impegnati nella difesa dei colpiti dalle misure, gli avvocati Giuseppe Stellato, Gennaro Iannotti, Giovanni Cantelli, Vincenzo Iorio, Carmela Ferraro e Dario Mancini.
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nota: Il titolo è del nostro direttore