Strinare
stri-nà-re (io strì-no)
Significato Bruciacchiare, specie riferito a penne, peli o biancheria; ustionare lievemente; disseccare
Etimologia etimo incerto. Forse dal latino ustrina ‘combustione’ , attraverso l’ipotetica forma del latino parlato ustrinare; forse dal latino auster, vento meridionale.
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«L’ho lasciato troppo vicina al camino e la frasca natalizia si è strinata.»
Lo zio ai fornelli spadella con arte acrobatica dei formidabili gamberoni al cognac, ma la fiammata gli strina le sopracciglia; un rapido colpo di ferro da stiro troppo caldo e i pantaloni di velluto vengono irrimediabilmente strinati; e le candele sistemate qua e là per ricercare un effetto di calore e intimità strinano peli e capelli ogni volta che inavvertitamente ci avviciniamo.
È un bruciacchiare, lo strinare, che parte da piume e peli per arrivare a biancherie abbronzate e ustioni dappoco. In effetti storicamente il primo strinare è quello alla fiamma viva a cui si sottopone la carcassa del pennuto spennato per eliminare le ultime pelurie — anche se oggi questo gesto è diventato meno domestico di quanto non sia stato in passato. È un bruciare sì ma non molto, superficiale. Raccontiamo di quando un fulmine ci cadde così vicino da strinarci, mentre la nonna fotografa raccontava di quante volte è stata strinata da un proiettile.
In effetti, ha molto a che spartire col seccare, col rinsecchire, anche col gelare — che sa avere effetti analoghi. La brinata ci strina i germogli di basilico e i fiori degli alberi da frutto, ma anche la giornata di solleone strina le foglie della calathea lasciata esposta.
Si sente subito: è un verbo di popolo, adatto a rappresentare in modo icastico eventi piccoli e grandi della quotidianità. Resterebbe da capire da dove salta fuori. Mica banale, con le parole di questa schiatta — le parole nobili hanno il loro bel pedigree e ci posso spiattellare d’un fiato un lignaggio di cinquanta generazioni, mentre quelle plebee sanno a stento di chi son figlie.
In effetti l’origine dello ‘strinare’ è dibattuta. Abbiamo una spiegazione classica: deriverebbe da una voce del latino parlato, quindi non attestata, che si ricostruisce come ustrinare, un derivato di ustrina, che ha il significato di ‘combustione, incendio’, ma anche di ‘crematorio’. Il nesso è lampante, si parla di bruciare. Ma il ritrovamento del verbo latino austrinare (sì, i verbi si ritrovano, nel senso che li becchi in manoscritti antichi senza che prima fossero attestati) offre un’alternativa, preferita da alcune persone che hanno studiato il problema. Questo austrinare significherebbe ‘seccare al vento’, ed è un derivato di auster, cioè ‘austro’, vento caldo del sud (attraverso l’aggettivo austrinus, che qualifica ciò che è relativo a questo vento). Curioso come questa origine includerebbe anche quella della ‘strina’, che nei dialetti settentrionali è il vento freddo, o il freddo pungente.
Quale che sia l’origine, ci resta in mano la potenza espressiva di un termine moderato, affilato, e non generico; in una sfera semantica che è tutto un bruciare, infiammare, incendiare, disseccare, cauterizzare, arrostire, incenerire, cremare, avvampare, lo strinare, senza le diminuzioni e i vezzi del bruciacchiare, si staglia come una risorsa meravigliosa.