Argentina, lezione liberale per la Meloni* di Vincenzo D’Anna*
Giorgia Meloni si è recata in visita ufficiale in Argentina, il grande paese sudamericano che forse più di ogni altro al mondo, è legato all’Italia da vincoli di sangue. Milioni di nostri connazionali, infatti, vi si sono stabiliti nel corso degli anni. In epoche passate, lo Stato latino-americano ha vissuto momenti di grande prosperità economica, soprattutto nella produzione di carni pregiate e di prodotti agricoli coltivati nelle vaste pianure della “Pampa”, per poi cadere in una grave crisi economica. Oggi quella terra è governata da un giovane presidente, l’economista Javier Milei, che ha vinto le elezioni proponendo una radicale riforma di stampo liberal-liberista. L’intento è quello di liberare le forze imprenditoriali e le enormi potenzialità naturali di quella nazione, svincolandola dagli assilli dello statalismo, della corruzione e dai famelici appetiti di uno Stato pieno di debiti pregressi, soggetto ad una spaventosa inflazione ed alla svalutazione della propria moneta. Un esperimento che, nel generale silenzio della stampa e della comunità politica internazionale, si sta rivelando provvidenziale per il risanamento del Paese!! Fosse stata una rivoluzione di stampo socialista, dell’operato di Milei, oggi, sarebbero piene le pagine dei giornali di tutto il mondo. Tuttavia, si sa, se appartengono alla destra, se sono in controtendenza rispetto ai modelli socialisti e marxisti che ancora si decantano e si applicano soprattutto in quella parte del mondo, le icone non piacciono ai media!! Stiamo pur sempre parlando di un Continente nel quale si esaltano e si celebrano, con nostalgia, come eroi, Salvador Allende, leader socialista del Cile, Ernesto Che Guevara, rivoluzionario comunista argentino, e dove ancora agisce il regime dittatoriale marxista di Nicolás Maduro (Venezuela). Tutto questo nonostante proprio in quei luoghi da anni la destra non sia più intesa come quella fascista del cileno Pinochet o del generale argentino Videla. Che le cose siano cambiate e che la destra appaia, oggi, di stampo liberale e liberista lo si evidenzia proprio dai brani del discorso che Milei ha pronunciato durante l’indirizzo di saluto a Giorgia Meloni.
Un discorso carico di dignità istituzionale e di propositi di riscatto, di argomentata contestazione alla globalizzazione economica, ormai trasformatasi in egemonia dei grandi potentati politici ed economici che dettano legge nel mondo. Un decalogo, insomma, che rivendica i valori di base di una nazione libera, che intende rimanere tale senza asservirsi a nessuno dei carri trainanti. Così si è espresso Milei: “Se si tratta di limitare la libertà di espressione, non contate su di noi. Se si tratta di violare i diritti di proprietà degli individui attraverso tasse e regolamentazioni, non contate su di noi. Se si tratta di limitare il diritto dei paesi a sfruttare liberamente le proprie risorse naturali, non contate su di noi. Se si tratta di inventare privilegi basati su sesso, razza, classe o qualsiasi minoranza, negando il principio di uguaglianza davanti alla legge, non contate su di noi. Se si tratta di imporre una maggiore ingerenza statale nell’economia, non contate su di noi”. Che fortuna hanno gli Argentini ad avere un governo come il suo, che sposa tesi di altissimo valore civico, politico ed economico!! Che fortuna, per Buenos Aires, poter contare su un leader che va diritto per la propria strada senza compromessi ed ambiguità di sorta!! La Meloni, dal canto suo, ha sottolineato un idem sentire politico prima ancora che istituzionale, con l’inquilino della Casa Rosada. Una comunità d’intenti che però, alla prova di quanto fin qui realizzato dal governo di centrodestra a trazione Meloni, sembra poggiare più sulle buone intenzioni che su un’azione realmente sovrapponibile rispetto a quella argentina. Credo tuttavia che la lezione che le è stata impartita dal suo omologo sudamericano, sia quella che ha misurato quale distanza reale intercorra tra i liberali veri e quelli fasulli di cui pure è pieno il nostro Parlamento (oltre che il governo italiano). Avrà acquisito la consapevolezza, Giorgia, di quale sia il divario esistente tra la destra nostrana e quella di cui il Belpaese avrebbe veramente bisogno per uscire dal debito pubblico e dagli atavici vizi dell’assistenzialismo e dello statalismo? Avrà compreso, la leader di FdI, cosa sia quel che ci necessita e quello di cui purtroppo ci dobbiamo disfare? Liberarci, ad esempio, di una destra che risana – con un emendamento ad hoc – il debito di ben 11 milioni di euro (!!) di una Irccs privata come l’istituto Santa Lucia di Roma, allo stesso modo con cui lo Stato ripiana, ogni anno, le voragini della sanità a gestione pubblica, idealizzata, strumentalizzata e mistificata dalle sinistre. Un esempio che testimonia un pericoloso precedente che somma un nuovo errore a quelli consustanziali allo Stato cripto socialista.
*già parlamentare