mercoledì, 27 Novembre 2024
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4° LANCIO – Il meglio da “Il Fatto”, “Dagospia”, “ Notix.it” e “Cronachedi”, a cura dell’Agenzia “Cronache”, direttore Ferdinando Terlizzi

DUE UOMINI NORMALI ( GIANBRUNO E SANGIULIANO) CHE HANNO AVUTO LA FORTUNA DI SPOSARE DONNE CON LE PALLE HANNO BUTTATO TUTTO ALLE ORTICHE PER LA VISTA DI UN PELO DI FICA…

                   l’ex first gentleman

Giambruno, Mediaset blocca l’ospitata a Belve

tvb. – Non firma la liberatoria al format Rai, per Meloni ok

Di gia.sal. 

27 Novembre 2024

L’ospitata dell’ex first gentleman Andrea Giambruno a Belve, la trasmissione di interviste di Francesca Fagnani in onda su Rai2, non s’ha da fare. Ad annunciare la trattativa era stata la stessa conduttrice prima a Che Tempo Che Fa e poi al Corriere, ma Mediaset sta bloccando l’intervista: i vertici del Biscione non firmano la liberatoria che permetterebbe al conduttore di Diario del Giorno di partecipare a una trasmissione di una rete concorrente. Fonti di Cologno Monzese spiegano il motivo di questo veto: “Avete mai visto un calciatore che dà un’intervista a un giornale nemico, parlando male della propria squadra?”. Per questo i vertici Mediaset non starebbero firmando il “via libera”, di fatto impedendo che Giambruno possa partecipare a Belve. Ai piani alti del Biscione, dicono i bene informati, l’obiettivo sarebbe quello di lasciare la cosa a “galleggiare”, tenendo in sospeso la liberatoria e di fatto aspettando che la messa in onda del programma si concluda.

Una decisione che va inquadrata anche alla luce dei rapporti tesi tra la premier Giorgia Meloni e la famiglia Berlusconi, proprietari di Mediaset. La premier avrebbe dato il suo benestare all’intervista di Giambruno a Belve di Fagnani. Ma per il Biscione non si può fare. Per diversi motivi. In primis, per una questione di policy aziendale: l’ex compagno della premier andrebbe a raccontarsi in una trasmissione Rai – quindi una rete concorrente – e i timori sono quelli che attacchi la sua stessa azienda. In secondo luogo, i vertici Mediaset temono che Giambruno possa parlare anche degli ormai celebri audio sessisti nei confronti di una collega rivelati da Striscia la Notizia che hanno portato alla rottura tra il conduttore e la premier Meloni nel settembre del 2023. Insomma, il timore è che torni a far rumore la questione di quegli audio: come sono usciti? Per conto di chi? Qual era il vero obiettivo politico? Giambruno, infine, potrebbe anche accusare l’azienda di essere stato “demansionato” dopo l’accordo con Mediaset – ­ consensuale sono nella forma ­– di non andare più in video lasciando la conduzione di Diario del Giorno. Dentro Mediaset, inoltre, non piace l’idea che Giambruno possa essere intervistato in una trasmissione che fa concorrenza ai principali talk del Biscione. Anche perché Belve su Rai2 sta riscuotendo grande successo: la prima puntata della nuova stagione, martedì scorso, ha registrato il 9,11% di share.

A peggiorare la situazione è anche la trattativa di Giambruno per lasciare Mediaset: l’ex compagno della premier sta trattando la buonuscita con Mediaset per andarsene e passare a una tv concorrente. Vuole tornare in video e ritiene che i vertici del Biscione lo abbiano punito ingiustamente. Pensieri che anche Meloni condivide. Sabato Giambruno tornerà a fare una moderazione pubblica: sarà a Porto Sant’Elpidio per presentare la biografia di Donald Trump insieme all’autore, l’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

MATTARELLA STOPPA IL BLITZ DELLA “CASTA” – LA MAGGIORANZA E IL PD SI ERANO ACCORDATI PER AUMENTARE LA QUOTA DEI FINANAZIMENTI PUBBLICI AI PARTITI ATTRAVERSO IL DUE PER MILLE, PORTANDOLI DA 25 A 42 MILIONI DI EURO – IN SERATA IL COLLE HA FATTO FILTRARE TUTTA LA SUA INCAZZATURA: “FONTI DEL QUIRINALE CONFERMANO LA CONTRARIETÀ DEL CAPO DELLO STATO” – MOTIVO? LA MATERIA DEL DECRETO NON È “OMOGENEA” CON IL DECRETO FISCALE IN DISCUSSIONE IN COMMISSIONE BILANCIO, È NECESSARIA UNA LEGGE AD HOC DEL PARLAMENTO…

DAILY MAGAZINE

 

Provincia di Caserta, sulla riunione del Consiglio aleggia il ricorso del consigliere De Rosa e il contro-ricorso del presidente f.f. Di Monaco

 

CASERTA (Antonio Sanfelice) 

 

– Sul Consiglio provinciale che si riunisce in tarda mattinata domani (mercoledì 27 novembre, ore 12) aleggia l’ombra del ricorso presentato dal consigliere Marcello De Rosa, vice presidente in carica e, dunque, presidente facente funzione, prima di essere scaricato dal dimissionario presidente Giorgio Magliocca, nel corso della conferenza stampa del 14 novembre scorso, ultimo giorno (dei 20 concessi dalla legge) utile per un eventuale ripensamento, che – come si sa – non c’è stato.
Ricorso che è stato impugnato dalla Provincia, su iniziativa dell’attuale presidente facente funzione, Gaetano Di Monaco, subentrato appunto al ricorrente. E se De Rosa, per far valere le sue ragioni, si è affidato all’avvocato Fabrizio Perla per ritornare allo “statu quo ante”, la Provincia ha incarico l’avvocato Giuseppe Ceceri per difendere invece lo status quo. Ovviamente, De Rosa chiede, nell’immediato, come usa nella circostanza, la sospensione dell’atto che – se accolta – dovrebbe avvenire in tempi brevissimi. Con il rischio, dunque, di mandare a carte quarantotto il tutto e di ingarbugliare ancor più, se possibile, una situazione politico-amministrativa già molto complicata, peraltro, dalla mancata applicazione letterale dello Statuto dell’Ente.
Ma tant’è. Che cosa avverrà, dunque, in Consiglio provinciale – alla luce delle ultime mosse e contro mosse amministrative – non è dato sapere. Di certo, le novità – è lecito supporre – non mancheranno anche alla luce delle prese di distanza rispetto alla gestione Magliocca di alcuni consiglieri. Primo fra tutti, Giovanni Iovino, vice sindaco di Cellole, eletto consigliere provinciale con 5.358 preferenze nella lista “La Provincia al Centro” organizzata dal consigliere regionale Giovanni Zannini, fedelissimo del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, Pd, in una con il presidente della Provincia, Giorgio Magliocca, di Forza Italia. Iovino, dichiaratosi indipendente, in un’intervista rilasciata a Notix.it, ha fatto sapere di sentirsi libero da ogni impegno politico ed eventualmente votare sulla valutazione di ogni singolo atto.
La verità è che, sia pure non manifestata, la posizione di Iovino è un po’ quella della maggior parte dei consiglieri provinciali, tra i quali non pochi – infatti – sono quelli che nutrono perplessità sugli atti portati all’attenzione del Consiglio provinciale, domani. E che avrebbero dovuto discutere preliminarmente in un vertice di maggioranza già stasera, ma che è stato rinviato a qualche ora prima della riunione del Consiglio.
Perplessità che si addensano su almeno tre questioni: l’elezione dell’organo di revisione economico per la cui presidenza ci sono cinque candidature (Domenico Ciaramella, Carlo Benincasa, l’uscente Aldo Pellegrino, Pasquale Volino e Luciana Catalana). Il riconoscimento di debiti fuori bilancio per un ammontare di almeno mezzo milione di euro, con richieste sostenute da sentenze passate in giudicato (ma si tratta pur sempre di debiti risalenti ai primi anni dell’amministrazione Magliocca. Infine, la variazione del bilancio corrente e del bilancio triennale, su cui non è dato sapere di più sulle somme spostate da un capitolo di spesa ad un altro. In questo caso, l’elemento che proprio non va a genio a più è il fatto che il presidente dimissionario abbia preso decisioni nella più assoluta solitudine, fatta salva – dicono – la consultazione con il solito Zannini.

 

Napoli, clan D’Amico: sequestro da 6 milioni di euro a Salvatore “o’ Pirata”

                                                                     Salvatore D’Amico

NAPOLI – Stamattina la Polizia di Stato ha dato corso all’esecuzione di un decreto di sequestro finalizzato alla confisca di beni emesso in accoglimento di proposta del Questore dal Tribunale di Napoli – Sezione Misure di Prevenzione, ai sensi del codice antimafia, nei confronti di Salvatore D’Amico, alias “o’ Pirata”.
L’indagato, già sorvegliato speciale, poiché indiziato di appartenere all’omonimo clan, noto anche come i “Gennarella”, risulta già condannato per appartenenza camorristica e reati fine connessi, operante nella zona est di Napoli, in particolare nel quartiere di “San Giovanni a Teduccio” (Rione Villa) e aree limitrofe. Tale organizzazione criminale, sempre dedita ad attività delittuose quali estorsioni, rapine, usura, danneggiamenti, minacce – esercitate ai danni di imprenditori, commercianti, liberi professionisti e comuni cittadini -, traffico di sostanze stupefacenti, ha consolidato la propria affermazione sul territorio sia attraverso accordi con altre organizzazioni camorristiche, in particolare con il noto clan “Mazzarella” e le relative articolazioni territoriali, – come il gruppo “Luongo” di San Giorgio a Cremano – sia attraverso la contrapposizione armata con organizzazioni criminose rivali fra gli altri, in particolare, il clan Rinaldi e il clan Reale.
In particolare, a seguito dell’attività di indagine patrimoniale condotta dagli agenti della Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Napoli, sono sottoposti a sequestro i beni risultati nella disponibilità effettiva del D’Amico, pur se formalmente intestati ai suoi familiari e terzi, acquistati durante il periodo in cui lo stesso ha espresso la propria pericolosità sociale.
Sono compresi unità immobiliari ad uso abitativo, site nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, rapporti finanziari, nonché società operanti nel settore del commercio all’ingrosso ed al dettaglio di prodotti petroliferi e lubrificanti.
Il valore complessivo dei beni sottoposti a sequestro ammonta a circa 6 milioni di euro.