domenica, 22 Dicembre 2024
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La rassegna stampa di oggi – Da: “Il Fatto”, “Dagospia”, “Notix” e “Cronachedi” a cura di Ferdinando Terlizzi

Mr. 160 mln: Tavares lascia 10 mila esuberi e produzione a picco

Ex fiat – Il manager portoghese nel 2023 ha guadagnato come 333 dipendenti del gruppo: con lui al comando la produzione in Italia è sprofondata ai livelli del 1957

Di Giulio Da Silva 

3 Dicembre 2024

Carlos Tavares conclude la sua cavalcata al vertice di Stellantis, il gruppo nato dall’ex Fiat Chrysler e la francese Peugeot-Citroën, con compensi incassati per circa 60 milioni e che, con la buonuscita sulla quale per ora ci sono solo indiscrezioni, potrebbero arrivare a 160 milioni, al lordo delle tasse. Guadagni stellari per il manager che si è guadagnato l’appellativo di “riduttore di costi” o “lo squalo” e che potrebbero far impallidire quelli del connazionale più famoso, il calciatore Cristiano Ronaldo.A 66 anni, Tavares esce ricco dal gruppo, dopo aver scontentato non solo i lavoratori e i sindacati, per i tagli di produzione e di organico, ma anche i grandi azionisti che lo avevano sempre difeso, anche quando l’assemblea degli azionisti il 13 aprile 2022 aveva votato contro la politica di remunerazione che prevedeva per il manager un compenso potenziale di 19,15 milioni nel 2021. I voti contrari erano stati il 52,1% di quelli presenti in assemblea, ad Amsterdam. Il presidente, John Elkann, numero uno di Exor che è tuttora il primo azionista di Stellantis, aveva spiegato che si trattava di un voto non vincolante: bisogna tenere conto “dei risultati record raggiunti nel 2021” e che “l’aumento di stipendio di Tavares rispetto a quello che aveva in Psa è dovuto al fatto che Stellantis è una azienda diversa e molto più grande”. Per fare un paragone, nel 2021 Herbert Diess di Volkswagen, il più grande gruppo auto al mondo, aveva guadagnato 8,4 milioni. Lo Stato francese, terzo azionista della società, aveva criticato lo stipendio di Tavares.Lo stipendio effettivo, tra quota fissa (2 milioni all’anno), bonus variabile, premi in azioni gratuite e versamenti per la futura pensione, nel primo anno di vita di Stellantis era stato un po’ più basso dei 19,15 milioni potenziali, somma in parte basata su futuri premi in azioni che Tavares avrebbe potuto incassare solo se fosse rimasto per alcuni anni e legata a risultati prefissati, ma comunque stratosferica: 17,075 milioni nel 2021. All’epoca il compenso medio di un dipendente del gruppo era pari a 58.475 euro lordi. Tavares guadagnava quanto 292 dipendenti.Nel 2022 Tavares ha perso un bonus e il suo compenso effettivo si è ridotto a 14,92 milioni. Nel 2023 si è ampiamente rifatto e ha totalizzato compensi in denaro e premi in azioni gratuite maturate per 23,47 milioni. È stato il manager più pagato tra le società italiane quotate in Borsa e il più pagato nell’industria auto mondiale. I compensi potenziali del 2023 sono indicati dal bilancio in un massimo di 36,49 milioni, ma questa cifra è virtuale, Tavares avrebbe potuto riceverla solo se avesse centrato gli obiettivi triennali e se fosse rimasto fino al termine del contratto, che scade nella primavera del 2026, ma i 23,47 milioni effettivi percepiti equivalgono allo stipendio di 333 dipendenti di Stellantis.Secondo i bilanci, dal 2021 al 2023 Tavares ha ricevuto stipendi, bonus e premi in azioni gratuite per 55,46 milioni. A questi vanno aggiunti i compensi del 2024 non ancora noti e i 100 milioni di probabile buonuscita. Dunque chiamarlo “Mister 160 milioni” potrebbe essere un’approssimazione per difetto.Ma quali sono i suoi risultati? Tavares ha presentato bilanci con ricavi e utili in crescita (da 13,2 miliardi di profitti nel 2021 a 18,6 miliardi l’anno scorso, quest’anno però c’è un forte calo), ma quelli industriali sono in picchiata. Il 2024 segnerà il peggior risultato industriale dal 1957, la Fim-Cisl prevede solo 500 mila veicoli prodotti (-31,7% rispetto al 2023) e la cassa integrazione dilaga in tutti gli stabilimenti, a iniziare da Mirafiori che nell’ultimo trimestre avrà lavorato 30 giorni scarsi.Dopo tre anni di crescita, con 387.600 auto e furgoni la produzione di Stellantis nei primi nove mesi del 2024 è in profondo rosso. Per la prima volta tutti gli stabilimenti sono in negativo: rispetto all’anno scorso perdono sia le auto (-40,7%) sia i veicoli commerciali (-10,2%). Nei primi nove mesi in Italia sono state prodotte solo 273 mila automobili (erano state 318 mila nel 2021), 387.600 compresi i furgoni (contro 528 mila nel 2021). L’obiettivo di arrivare a un milione nel 2030, oggetto delle scaramucce di Tavares con il governo, si allontana.Anche i due siti in positivo nel primo semestre, Pomigliano e Atessa, sono in rosso (-5,5 e -10,2%). Tavares si è fatto mangiare quote di mercato in casa. In novembre Stellantis ha venduto in Italia 30.817 auto, -24,6% dello stesso mese del 2023.

Soldi, banane e ricorsi vari. Grillo va alla guerra totale

Deriso – Pioggia di commenti critici sotto il post del garante. Oggi dirà di voler impugnare statuto e simbolo dei 5S

3 Dicembre 2024

Forse ha capito che la seconda votazione sulla sua carica, quella di garante, andrà come la prima, cioè con gli iscritti al Movimento che gli indicheranno la porta. O forse, semplicemente, non ne può più dell’avversario, di quel Giuseppe Conte con cui non poteva che finire malissimo. Di certo Beppe Grillo vuol far saltare il banco dei Cinque Stelle. Per questo alle 11 e 03 di oggi andrà alla guerra finale e totale con l’ex premier. L’ora in cui tramite un video diffonderà “un delicato messaggio”, come anticipato dallo stesso Grillo ieri mattina sui suoi social, con tanto di foto iconica che lo ritrae assieme al co-fondatore dei Cinque Stelle, Gianroberto Casaleggio. Una decina abbondante di anni dopo, oggi l’ancora garante dovrebbe annunciare l’impugnazione dello statuto. Lo fa capire anche l’orario scelto per l’annuncio, che fa riferimento all’11 marzo 2022, data della seconda e definitiva votazione del testo. E così lascia intendere un post su X di un suo concittadino che lo conosce bene, il filosofo Paolo Becchi: “Grillo domani (oggi, ndr) impugna lo Statuto del 2022 e si mangia la banana”. Il riferimento è alla banana attaccata a un muro dall’artista Maurizio Cattelan, comprata per 6,2 milioni di dollari dall’imprenditore cinese Justin Sun, che qualche giorno fa se l’è divorata. “Così entrerò nella storia dell’arte” ha sostenuto Sun. Ha voglia di eternità anche il Grillo che oggi insisterà molto sullo spirito originario del Movimento che fondò con Casaleggio senior. “Annuncerà scomode verità” assicura l’ex senatore Elio Lannutti. Ma tra gag e nostalgia dei 5Stelle che furono il fu comico ha un obiettivo, tenere Conte nei tribunali. Con la speranza di far annullare la votazione che lo rese capo e azzerare tutto, nel M5S. Per poi “metterne il simbolo in un museo”, come ha dichiarato giorni fa Enrico Maria Nadasi, commercialista e co-fondatore dell’associazione Movimento 5 Stelle del 2013.LEGGI – Conte ai cancelli: la lotta operaia per sfidare SchleinCosì ecco l’offensiva sullo statuto. L’avvocato Lorenzo Borrè, ex iscritto al M5S, legale di diversi attivisti e dissidenti, sostiene che il varco per contestarlo sia in una sentenza della Cassazione del febbraio 2024: “Quella decisione, che si riferiva a una votazione del 2016, ha stabilito che basta escludere ingiustamente un solo iscritto dalla votazione perché questa debba essere ripetuta”. Vecchia tesi di Borrè, che riteneva invalida l’approvazione dello statuto per l’esclusione degli iscritti da meno di sei mesi al M5S (ma il tribunale di Napoli respinse con ordinanza il suo reclamo per conto di 4 attivisti). Ma non dovrebbe finire qui. “Immagino che Grillo attiverà i suoi legali per reimpossessarsi del simbolo del Movimento” sostiene il probiviro Danilo Toninelli a Radio Cusano Campus.Però esiste una scrittura privata in cui il fondatore si impegnava a non contestare l’uso dello stemma all’associazione Movimento 5 Stelle del 2017 – presieduta da Conte – in cambio della manleva, ossia dell’esonero dalle conseguenze delle cause giudiziarie come capo del M5S. “Gli chiedevano cose incostituzionali, la scrittura verrà annullata” giura l’ex ministro. Anche Borrè sostiene che “sulla base di pronunciamenti della Corte di giustizia europea” il documento possa essere contestato. Ma ovviamente dai 5Stelle rispondono che no, quella carta non è contestabile. “E poi il simbolo appartiene all’associazione”. E lo statuto? “Grillo ha partecipato a tutte le riunioni per scriverlo, e dopo due anni da garante, che ne deve sorvegliare l’applicazione, si sveglia?” sibilano. Tanto più, aggiungono, che “il tribunale di Napoli mise in luce come l’esclusione degli iscritti da meno di sei mesi dal voto fu ininfluente sul risultato finale”.Per questo, Conte ostenta indifferenza: “Non mi aspetto nulla dall’intervento di Grillo, ha chiesto che si rivoti e rivoteremo”. Però si scivola verso una guerra legale. Anche perché proprio Conte allude spesso al mancato rispetto da parte del fondatore del suo contratto da consulente sulla comunicazione, da 300 mila euro annui.Giovedì invece partono le nuove votazioni sul garante, per concludersi domenica. Grillo ne dovrà parlare, magari invitando a disertare le urne, perché la partita si giocherà ancora sul quorum. Una sfida da fu leader ormai in minoranza, come conferma la pioggia di commenti acri sotto il suo post, dove in tanti scandiscono: “Voto Conte”. Imputandogli anche “la sindrome di Crono”, il dio che divorò i suoi figli. Scorie di uno scontro poco politico e molto personale. Su cui pesano vecchi rancori, banane e soprattutto soldi.

 

IL METODO TAVARES: CASSA INTEGRAZIONE, FABBRICHE AL MINIMO PRODUTTIVO E GUADAGNI STELLARI PER GLI AZIONISTI (E PER SÉ) – IL MANAGER “PEGGIO VESTITO DELL’INDUSTRIA DELL’AUTO” È BRAVO SOPRATTUTTO A FARSI PAGARE: SI È PORTATO A CASA 50 MILIONI DI STIPENDIO E ORA PUÒ CONTARE SU UNA BUONUSCITA DA 100 – IN TRE ANNI HA GARANTITO 23 MILIARDI AI SOCI, TENENDO BASSA LA PRODUZIONE E ALZANDO I PREZZI DELLE VETTURE AI PICCHI DI DOMANDA. MA LA STRATEGIA SI È INCEPPATA – GLI SCAZZI CON IL GOVERNO ITALIANO E I BILANCI IN ROSSO HANNO FATTO IL RESTO: ELKANN L’HA MESSO ALLA PORTA – CALENDA: “HA FATTO SOLO DISASTRI E ADESSO SI APRE UN TEMA ENORME. LA DESTRA HA SOLO URLATO. LA SINISTRA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA. FINO A TRE MESI FA ANCHE IL LEADER DELLA CGIL LANDINI TACEVA, FORSE VOLEVA TENERE BUONI RAPPORTI CON ‘REPUBBLICA’ E ‘LA STAMPA’”

 

VOLETE DIVENTARE RICCHI? VOLATE NEGLI STATI UNITI E PARTECIPATE ALLA CACCIA AL TESORO ORGANIZZATA DAL MILIONARIO JON COLLINS-BLACK – L’UOMO, CHE HA FATTO FORTUNA INVESTENDO IN BITCOIN, HA NASCOSTO IL TESORO, DAL VALORE DI DUE MILIONI DI EURO, IN CINQUE SCRIGNI SPARSI SUL TERRITORIO AMERICANO – GLI INDIZI PER METTERE LE MANI SUL BOTTINO SONO CONTENUTI IN UN LIBRO CHE LUI STESSO HA PUBBLICATO, “THERE’S TREASURE INSIDE”: TRA GLI OGGETTI DI VALORE NASCOSTI CI SONO FIGURINE RARE DEI POKÉMON, UNA BITCOIN DA 100MILA EURO E…

“QUELLO CHE STA ACCADENDO CON STELLANTIS È DISGUSTOSO” – SALVINI SPARA A ZERO SULL’EX FIAT: “UN TRACOLLO ECONOMICO, PREANNUNCIATO GRAZIE ALLE POLITICHE DEMENZIALI PSEUDO GREEN IMPOSTE DA BRUXELLES, CON UNA PERSONA, TAVARES, CHE RISCHIA DI CHIUDERE FABBRICHE E LICENZIARE MIGLIAIA DI DIPENDENTI E VA VIA CON UN BOTTINO DI DECINE DI MILIONI DI EURO E CON DEGLI AZIONISTI CHE NON RIESCO A COMMENTARE. DA ITALIANO SONO OFFESO DALLA GESTIONE DEGLI ELKANN. QUALUNQUE IMPRESA AL MONDO DOVREBBE RENDERE CONTO DEL DENARO PUBBLICO CHE HA INCASSATO E CHE HA EVIDENTEMENTE SPERPERATO – VOGLIO PENSARE CHE SIA UNO SCHERZO L’IPOTESI DI BUONA USCITA DI 100 MILIONI DI EURO PER L’EX CEO CARLOS TAVARES, QUANDO MIA FIGLIA DI 11 ANNI AVREBBE FATTO MEGLIO…”

DAILY MAGAZINE

 

INCHIESTA /2. I trasporti regionali. EAV: da Roma arriva una montagna di denaro, ma di ammodernamento reti e servizi neanche l’ombra

L’INCHIESTA DI ANTONIO ARRICALE

– Il settore dei trasporti, in Campania, si contende il podio dei disservizi e degli sprechi con quello della Sanità. Ma questa è un’altra storia di cui, prima o poi, pure ci occuperemo.
In tema di mobilità urbana, dunque, l’azienda che ne riassume pregi (pochi) e difetti (tanti) – come una buona fetta dei pendolari regionali sanno, per viverli giornalmente sulla propria pelle – è l’Ente autonomo Volturno, in sigla EAV. La società è a responsabilità limitata ed è interamente posseduta dalla Regione Campania, che l’ha dotata di un capitale di 50 milioni di euro. Vi tralascio, perciò, la storia dell’Ente – nato a inizio del secolo scorso, su iniziativa del comune di Napoli, per la realizzazione e gestione di una centrale idroelettrica sul fiume Volturno – per soffermarci, invece, com’è giusto, sulla quella che, intanto, è diventata la principale azienda regionale che opera nel settore del trasporto pubblico su gomma, ferro e funivia.Così come la conosciamo adesso l’EAV nasce nel 2012 – non proprio sotto una buona stella, va detto – a cavallo delle gestioni di Antonio Bassolino e di Stefano Caldoro a Palazzo Santa Lucia: il primo ex comunista, il secondo del Nuovo Psi confluito nel centro destra di Berlusconi (PdL).Se infatti l’idea non è proprio peregrina – e, cioè, quella di unificare il trasporto ferroviario, automobilistico e funicolare gestiti da CircumvesuvianaMetro Campania NordEst Sepsa elevandolo finalmente a sistema urbano ed interurbano degno di questo nome – trova pur sempre un limite nella qualità della politica che puntualmente se ne occupa.  Del resto, qualcosa di simile era già avvenuto nel 2007, con la sigla EAV Bus e la regia dell’assessore Ennio Cascetta, ordinario di chiara fama di Infrastrutture e sistemi di trasporto della Federico II e, nella circostanza, assessore al ramo dell’ex sindaco di Napoli divenuto presidente della Regione. La soluzione, infatti, benché di studio, arrivò ad un passo dal baratro.

Il disegno Bassolino-Cascetta restava, in ogni caso, l’unico sul tavolo per evitare la bancarotta del settore, che già occupava diverse migliaia di addetti e, dunque, che andava assolutamente scongiurato. Sicché, al nuovo presidente della Regione, Stefano Caldoro, insediatosi poco meno di due anni prima, toccò recarsi a Roma col cappello in mano, riuscendo a farsi finanziare la bella cifra di 600 milioni di euro. Risorse che evitarono non soltanto la bancarotta del settore, ma furono anche utili per completare il progetto di incorporazione delle diverse società che si occupavano del settore, dando vita, appunto, all’azienda EAV srl così come la conosciamo adesso.Ed è questa la corposa dote che il nuovo presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca – il quale intanto si è preso la rivincita su Caldoro, che lo aveva battuto cinque anni prima – si ritrova a gestire. Ed è anche questo il momento in cui cominciano nuovi guai per l’azienda.

La montagna di soldi che sono arrivati da Roma, infatti, dovrebbero essere investiti in parte per soddisfare i creditori, ma anche – e rappresentano la quota maggiore – per portare a sistema un settore che fa acqua da tutte le parti. E un sistema appena decente di trasporto locale – è chiaro anche ai non addetti ai lavori – non può prescindere dall’infrastrutturazione e ammodernamento della rete. Impegno, questo, specificatamente espresso, peraltro, nella destinazione del finanziamento, che però – come da qui a poco vedremo – viene puntualmente disatteso.E chi vien posto alla guida della società nuova di zecca che dovrà gestire risanamento e rilancio del sistema locale del trasporto pubblico? Nemmeno a ricordarlo: lui, proprio lui: Umberto De Gregorio, dottore commercialista, militante comunista nella sezione di Napoli negli anni giovanili, grande sponsor politico di Antonio Bassolino prima e deluchiano di ferro oggi.De Gregorio, infatti, è dal lontano luglio 2015 il nuovo presidente e amministratore delegato dell’EAV. Un’azienda – scrive orgogliosamente, il Nostro, nel suo curriculum vitae – che al momento del suo insediamento, registra perdite per 26 milioni di euro, ma che nel 2020, anno di rinnovo del mandato del presidente De Luca, di cui segue la sorte politica, si vanta di aver portato non solo in utile, ma di averne accresciuto il valore da 10 a 143 milioni di euro. Insomma, un manager di grande capacità, che sarebbe da considerarsi una risorsa sia per la Regione che lo ha voluto a quel posto, e sia soprattutto per la stessa azienda, che infatti è diventata modello di gestione e sviluppo in tema di trasporti. E ci sarebbe da credere, se la realtà non mostrasse altre e ben più insopportabili facce.

Torniamo, infatti, per un attimo a quella enorme provvista di denaro pubblico che Roma assicurò alla neonata azienda. E, cioè, a quei 600 milioni di euro (più i molti altri ancora reperiti dalle ordinarie risorse, oltre che dai fondi europei) che avrebbero dovuto essere impiegati per l’ammodernamento e lo sviluppo della rete. Ebbene, dal 2015 ci sono cantieri ancora aperti sulle linee flegree, raccontano le voci di dentro. Così come i raddoppi delle linee della Circumvesuviana sono ancora di là da venire. E la ferrovia Benevento-Napoli, via valle Caudina, unica tratta capace di collegare il capoluogo sannita con la città metropolitana, è chiusa dal 2021. Di questa tratta, anzi, sono diventati ormai una sorta di barzelletta gli annunci che, ogni sei mesi, con puntualità – questa sì svizzera – ne spostano la riapertura dopo altri sei mesi.Gli unici impegni che sono andati in porto, ricordano non senza ironia, i nostri interlocutori sono due. Il contratto di servizio che, oltre alla proprietà, lega l’azienda alla Regione, nel passaggio da Caldoro a De Luca, è aumentato a dismisura: da 150 a 180 milioni di Euro. Anche se, paradossalmente, nel frattempo i km di servizio sono addirittura diminuiti. E poi sono aumentate, ovviamente, le assunzioni. Ma, come vedremo, di figure che non servono agli utenti per viaggiare meglio, semmai di quelle che servono alla politica.

(Continua 2.)
(Nelle foto, in alto, da sinistra: Antonio Bassolino, Stefano Caldoro, viaggiatori della Circumvesuviana e Vincenzo De Luca; nel testo, Umberto De Gregorio, una stazione della Valle Caudina e viaggiatori a piedi sui binari della Circumvesuviana)

 

Aversa, chiesto l’invio dell’Esercito per contrastare la mala movida

Politici di Aversa

AVERSA – La consigliera comunale di opposizione, Nicla Virgilio, interviene con forza sulla crescente problematica della mala movida ad Aversa, chiedendo un intervento deciso da parte delle istituzioni. “L’amministrazione è immobile su un fenomeno sociale che fa tremare le famiglie”, afferma la Virgilio, sottolineando che la situazione sta diventando sempre più pericolosa. “Cosa aspettiamo, che ci scappi il morto?”, incalza, riferendosi all’ultimo episodio di violenza avvenuto in città, che ha sollevato ulteriori preoccupazioni tra i cittadini. La consigliera critica anche la mancanza di azione concreta da parte dell’amministrazione, evidenziando che “la mala movida forse non interessa a tutti, tanto che alcuni consiglieri comunali hanno preferito lasciare l’Aula durante le discussioni su questo tema”.

Virgilio fa un appello urgente, chiedendo che l’amministrazione si impegni con la polizia locale a controllare i locali, non solo riguardo l’apertura, ma anche per la vendita di alcolici ai minori. “Basta tolleranza, serve l’Esercito”, afferma con determinazione. Le dichiarazioni dell’assessore alle Politiche sociali, Eufrasia Cannolicchio, sulla presenza dell’Esercito per contrastare la mala movida, hanno suscitato critiche.

In particolare, Paolo Galluccio, ex assessore alle politiche giovanili, ha ricordato che, durante il suo mandato da assessore, insieme all’allora assessore Romilda Balivo e con la collaborazione del compianto Giuseppe Sagliocco, riuscirono a ottenere la presenza delle camionette dell’Esercito grazie all’intervento della prefettura. “Non si tratta di dare false speranze, ma bisognerebbe comprendere quanto questa amministrazione riesca a influire sui tavoli istituzionali e a governare i processi”, ha dichiarato Galluccio. Anche l’assessore Francesco Sagliocco si è espresso favorevolmente alla presenza dell’Esercito in città, sottolineando che “la movida va controllata, la presenza dell’Esercito sarebbe un deterrente efficace per garantire la sicurezza di tutti”.

Sul tema è intervenuto anche il consigliere del Partito democratico, Marco Girone, che ha sollecitato il sindaco ad accelerare la firma del Patto sicurezza con la prefettura, evidenziando che “la città non può più aspettare” un intervento urgente. Infine, anche Federica Nicolò, intervenendo sul tema, ha ribadito la necessità di combattere la mala movida, chiedendo all’amministrazione comunale di adottare con urgenza soluzioni concrete, come la sottoscrizione del Patto sicurezza, per porre un rimedio efficace alla situazione.

 

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