Pulci di notte di Stefano Lorenzetto
Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano: «Mi sorge il dubbio che oltre a non essere spesso capita, Chiara Valerio inizia a non capirsi da sola». Complimenti per la virgola omessa dopo il «che» e per il congiuntivo mancante («inizi», non «inizia»).
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Titolo dal Corriere della Sera: «Cala il gradimento per premier e governo. Balzo di FdI e Pd. Il partito di Meloni al 27,7% (+0,9%), dem al 22,6 (+1,5)». Roba che neanche il Grande balzo in avanti di Mao Zedong.
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Conclusione dell’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro: «Tuttavia, so che anche quando le armi tacessero, tutto non sarà finito, perché i danni provocati dalla guerra in Ucraina si sentiranno a lungo. E spero di sbagliarmi». Speranza esaudita: ha sbagliato la consecutio temporum. Dopo il congiuntivo («tacessero») in una proposizione subordinata introdotta da «quando», il tempo verbale nella proposizione principale doveva essere il condizionale, non il futuro. Quindi: «Tuttavia, so che, anche quando le armi tacessero (congiuntivo imperfetto), tutto non sarebbe finito (condizionale passato), perché i danni provocati dalla guerra in Ucraina si sentirebbero (condizionale presente) a lungo».
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Sulla Stampa, Flavia Perina deplora gli eccessi verbali della politica, definendo Matteo Salvini «protagonista senjor di questa storia» (l’altro è Matteo Lepore, sindaco di Bologna). Non serve sapere che il latino non contempla la lettera j: basta il correttore automatico di Word per scrivere correttamente senior. Perina, fra l’altro, è recidiva in materia, e già lo rilevammo in questa rubrica. Infatti, lo scorso 25 febbraio, sempre sulla Stampa, se ne uscì con la seguente frase: «Ma l’elenco degli esempi potrebbe estendersi all’infinito, come conferma in qualche modo la dichiarazione di un senjores, il ministro Adolfo Urso», essendo per di più totalmente ignara del fatto che andava usato il singolare senior e non il plurale seniores. Ci auguriamo che repetita iuvant (occhio, Perina: con la i, non con la j).
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Titolo dalla Repubblica: «Meloni e Schlein stoccate dall’Umbria. “Tifi contro gli italiani”. “Copri i tuoi disastri”». Nel senso che l’Umbria le ha sistemate in un magazzino come scorta? È questo, per Lo Zingarelli 2025, il significato del verbo stoccare. Se invece il riferimento era, com’è ragionevole supporre, ai colpi di stocco (arma bianca simile alla spada ma più corta e sottile), allora il sostantivo «stoccate» andava scritto con la maiuscola per rendere meno equivoca la frase.
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Editoriale di Veronica Gentili sul Fatto Quotidiano: «Gli elettori selezionati dai democratici come base di riferimento secondo alcuni criteri identitari, hanno dimostrato con il loro voto di non essere dei monoliti». Complimenti per la virgola che separa il soggetto dal verbo.
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Stefano Lorenzetto intervista sull’Arena l’ex vicedirettore di Rai 2, Roberto Milone, che gli dice: «Frequentavo la Comunità di Sant’Egidio, con Andrea Riccardi e don Vincenzo Paglia, oggi cardinale». Lorenzetto avrebbe dovuto correggere l’intervistato: Paglia non è cardinale, bensì arcivescovo.
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L’Osservatore Romano pubblica l’intervento che il suo direttore, Andrea Monda, ha tenuto a un incontro organizzato ad Assisi dall’Unione cattolica stampa italiana. Prendendo le mosse «dal titolo di uno dei film più belli e famosi della storia del cinema, Quarto potere, di Orson Welles, del 1941», Monda osserva: «Non a caso 35 anni dopo Sidney Lumet dirige Network sulla televisione, che, coerentemente, viene intitolato in Italia, Quinto potere». Tralasciando la virgola sbagliata dopo «Italia», il titolo originale del film di Lumet era Network, né si vede come avrebbe potuto contenere la specificazione «della televisione», essendo in lingua inglese. Il direttore dell’Osservatore Romano potrebbe andare a ripetizione dal fratello Antonio Monda, che si occupa di cinema a New York.
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In contrasto permanente con le virgole, Maurizio Belpietro, direttore della Verità, scrive nel suo editoriale di prima pagina: «Certo, di forze dell’ordine fresche, capaci di inseguire i delinquenti c’è bisogno». Mancando la virgola dopo «delinquenti», il nucleo nominale che funge da soggetto logico della frase risulta separato dal verbo. Come in questo passaggio successivo: «A Verona, una pattuglia aggredita da un extracomunitario con un coltello, ha reagito sparando e uccidendo il migrante». O si metteva una virgola dopo «pattuglia» o si toglieva quella dopo «coltello».
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