di Vincenzo D’Anna*
Pensavamo che a ridosso delle festività natalizie, con gli abituali cali della temperature, fosse certo l’avvento del freddo e del cosiddetto “tempo da lupi”. Quelli arrivati, invece, sono stati ben altri Lupi che nulla hanno a che fare con i rigori della stagione invernale. Non un branco di animali infatti ma una banda di terroristi eversori che si era denominata “Werwolf Division”, divisione lupi mannari, dal nome delle omonime “organizzazioni” naziste, costituite negli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale, per compiere atti di sabotaggio e di guerriglia contro gli eserciti Alleati che ormai dilagavano in tutta la Germania. Tale cellula, smantellata dalla Direzione Nazionale Antimafia e dalle Direzioni Distrettuali Antiterrorismo delle Procure della Repubblica di Bologna e Napoli, nell’ambito di un’inchiesta che ha condotto all’arresto di 12 persone in tutta Italia, sarebbe stata pronta a compiere attentati contro varie istituzioni italiane e finanche contro la premier Giorgia Meloni. Più che chiara l’impronta ideologia prescelta da questi emuli delle “squadracce” di Heinrich Himmler: quella nazista. La stessa che ottant’anni fa portò i fedelissimi del fuhrer ad eseguire lo sterminio delle cosiddette razze inferiori a vantaggio della…pura razza ariana germanica! Un abominio costato la vita di milioni di ebrei, ma anche di zingari, avversari politici, portatori di handicap fisici e mentali, testimoni di Geova. Ebbene i “lupi mannari” di casa nostra, si proponevano gli stessi, identici scopi dei loro nonni e bisnonni hitleriani propugnando azioni violente che fossero in grado di sovvertire l’assetto politico istituzionale del Belpaese, instaurare uno Stato etico, sovranista ed ovviamente autoritario, incentrato intorno ad una ristretta, esoterica, nomenclatura. Congetture folli oltre che tragiche! Anacronistiche e disdicevoli sotto ogni profilo, che non avrebbero avuto alcuna possibilità di attecchire sul terreno politico, sociale e culturale italiano!! Secondo quanto appurato dagli inquirenti, l’arruolamento degli adepti di questa cellula avveniva attraverso pochi e mirati contatti social, in quelle limitate enclave para-politiche legate al mondo della destra extraparlamentare. Quello portato alla luce appare, in ogni caso, come un mesto ritorno al passato allorquando le frange di Ordine Nuovo o della Falange Neo Fascista si diedero alla clandestinità per fare da contrappeso alle gesta criminali compiute dai loro “colleghi” terroristi dell’altra parte: le Brigate Rosse, ossia quel mondo eversivo di stampo marxista leninista che, negli anni ’70 ed ’80 del secolo scorso, tentò di ribaltare la democrazia parlamentare, i limiti e le prerogative provenienti dalla nostra magna carta costituzionale a suon di morti ammazzati. In quel convulso e violento periodo caddero magistrati, politici, sindacalisti, giornalisti, intellettuali, imprenditori ed uomini delle forze dell’ordine. Tutti accomunati dalla medesima matrice ideologica che fu loro affibbiata, di “nemici del popolo”! Nulla di più assurdo. Dopo il rapimento e l’uccisione dello statista democristiano Aldo Moro e della sua scorta, la nazione, seppe, in ogni modo, reagire. E lo fece stringendosi come non mai sul piano della coesione politico parlamentare. Furono quelli infatti i mesi delicati del governo di solidarietà nazionale, sindacale e sociale, varato proprio per sconfiggere l’eversione su entrambi i fronti di lotta. Per fortuna la minaccia attuale appare di gran lunga meno forte, radicata ed estesa rispetto a quella di mezzo secolo fa. Non sostenuta dai “maitre a penser” della sinistra e della destra eversiva: quei cattivi maestri che dalle cattedre a dai banchi universitari (ma anche dalle fabbriche) agivano da mosca cocchiera delle bande armate. Quel periodo fu il frutto della iniziale contestazione esasperata del ’68 e si inquadrava come estrema propaggine del violento scontro ideologico che animò un tempo caratterizzato dalla presenza della cosiddetta “cortina di ferro” che, in Europa e nel Sud Est Asiatico, separava gli stati liberali dai regimi comunisti sovietico e cinese. Gente come Evola, La Rochelle e Pound a destra; Sartre, Camus, Gide, Marcuse ed Adorno a sinistra, esaltavano e patrocinavano l’auspicabile avvento della società degli eguali, migliore e più giusta. Furono loro gli antesignani di quella folle stagione ideologica sfociata poi nell’eversione. Nera e rossa. Oggi questi prodromi mancano. La politica è scaduta e non si vedono fermenti intellettuali degni di nota. Non mancano tuttavia i moti sociali e chi soffia sul fuoco della rivolta, dell’anti-semitismo (camuffato da anti-sionismo contro Israele), della solidarietà al satrapo che governa il Cremlino e che ha aggredito l’Ucraina. Così come non manca, sull’altra sponda, quel surrogato di nazionalismo chiamato “sovranismo” che altri non è che un moto anacronistico di influenzare le decisioni, sovranazionali, della comunità europea. Ma è pur vero che nessuno è in grado di prevedere gli sbocchi di questi nuovi “fermenti” e, con essi, quelli della storia umana. Quindi occorrerebbero maggiori cautela e responsabilità: converrebbe abbassare i toni, purgare le parole d’ordine avventate e radicali. Ma soprattutto evitare che certi “lupi” restino isolati e lontani dal branco sociale.
*già parlamentare